Lo schiaffo alle scienziate e alle donne: tutti maschi nel cda. Nemmeno nel 1800
E' possibile che in tutto il Paese non si sia trovata una donna, almeno una su 10 che avesse le competenze per far parte dell'organismo che decide la sperimentazione e la messa in commercio dei nuovi farmaci?
Sono soli uomini e di una certa età, i 10 che dovranno decidere la sperimentazione e la messa in commercio dei nuovi farmaci, il loro prezzo e il controllo della sicurezza. Quelli che, tra l'altro, sono chiamati a decidere anche sulla pillola anticoncezionale gratuita e che l'anno scorso, erano tutti maschi anche in quel caso, frenarono e concessero il via libera solo per le ragazze sotto i 26 anni.
Stiamo parlando del nuovo Consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco, presieduto da Robert Giovanni Nisticò, 49 anni, docente di farmacologia a Roma Tor Vergata, esperienze nel Regno Unito, in Spagna e negli Usa. Curriculum di tutto rispetto come quello degli altri membri. C'è solo un però, il solito però, che no, non è una questione di forma. E' davvero possibile che in tutto il Paese non si sia trovata una donna, almeno una su 10 che avesse le competenze per far parte dell'organismo? Peggio di quei panel in cui non ci sono persone di sesso femminile e si parla di problematiche femminili. Peggio perché in questo caso, non si tratta di dibattiti ma di prendere decisioni importanti sulla nostra salute. Il 50% di chi usufruisce di medicinali è ovviamente donna. I medici donna nel nostro Paese sono più degli uomini. Questo risulta dai dati elaborati in occasione dell'8 marzo dal CED della FNOMCeO. Le donne medico con meno di 70 anni sono la maggioranza: 169.477 contro 163.515. La componente femminile all'interno della professione di farmacista è rappresentata al 70%: sul totale di 101.385 farmacisti iscritti all'Ordine, 71.539 sono donne operative sul territorio, negli ospedali e nell'industria. Quindi no. Non è possibile che non sia stata trovata una donna all'altezza dell'incarico.
Come nel 1800, anzi no
Ovviamente sui social e sui giornali i commenti di utenti e lettori sono tutti su questa foto che pare scattata nel 1800, anzi no. Nel 1800 le scienziate erano rappresentate da Maria Skodowska Curie. Per le foto la mettevano in prima fila, al centro, in bella vista. Nella foto di questo Cda invece abbiamo il Presidente in primo piano e i consiglieri a scalare. Un'immagine che ci dice molto della cultura maschiocentrica di questo Paese.
Eppure da un po' di tempo si parla di medicina di genere perché finalmente si è capito che non si possono continuare a studiare e sperimentare cure e farmaci pensati per funzionare sul corpo di un uomo. Ebbene sì. Il maschile sovra-esteso non solo nella lingua ma pure in medicina come se l'organismo femminile fosse una copia di quello maschile. E anche qui torna la storiella della costola di Adamo. Tutto questo ha conseguenze pericolose perché i farmaci andrebbero studiati in riferimento ai due sessi biologici e non solo a uno. Quello che di fatto è predominante ancora in tutti contesti: quello dell'uomo.
Ma la 'quota di genere' per legge?
L’Aifa può non rispettare la "quota di genere" perché è un ente di diritto pubblico e quindi non costretto ad avere almeno un terzo dei componenti donne, ma eticamente per il mondo scientifico è uno schiaffo. Per trovare una figura femminile di vertice bisogna tornare ad Anna Rosa Marra che fu direttrice generale ad interim quando Nicola Negrini concluse il suo mandato. Ovviamente solo per sostituire un uomo.