Adozioni internazionali truffa: 10 mila euro per “comprare” un bimbo non bastano
L'associazione Enzo B è accusata di avere truffato decine di famiglie promettendo adozioni mai andate a buon fine. La difesa del fondatore e la delusione di una mancata madre
Pagare fior di quattrini per adottare un bambino e ritrovarsi con un pugno di mosche dopo anni di inutili attese. È ciò che è accaduto a decine di famiglie che si erano rivolte all'associazione Enzo B, l’ente per le adozioni internazionali nato a Torino nel 2004 che è accusato di aver messo in piedi una truffa colossale che va avanti almeno dal 2011. La Procura di Torino ha avviato un'indagine sulla onlus, fondata da Stefano Bernardi e Cristina Nespoli, che avrebbe continuato ad assumere incarichi sino al 2014 senza però portarli a termine.
Le accusa alla Enzo B
Secondo quanto riportato dai quotidiani torinesi, le coppie avrebbero pagato sino a 10 mila euro per avviare pratiche di adozione che non si sono mai concluse. A sollevare il caso è stata una famiglia che avrebbe dovuto accogliere un bambino dall'Etiopia. Attesa che, dopo anni, si è rivelata vana. La coppia un mese fa ha portato un esposto in Procura. I casi sembrano essere un centinaio e le tante famiglie adottive che, in tutta Italia, si sono rivolte a 'Enzo B' per l'adozione internazionale e dicono di essere state 'raggirate', hanno creato un'associazione spontanea: 'Family for children'.
Il sogno svanito di poter adottare
“Avevo 31 anni quando muovevo i primi passi per avere un figlio attraverso l'adozione, oggi ne ho 38 e so che molto probabilmente dovrò rinunciarvi per sempre. Il tempo che passa per quelli come noi è la speranza che piano piano svanisce, più ancora del denaro speso inutilmente, quando invecchi sai che non potrai più avere una famiglia come la desideravi', racconta a La Repubblica Anna, una delle anime di 'Family for children': 'Abbiamo già versato 10mila euro ma non abbiamo fatto neanche i corsi di formazione'.
“Comprare un bambino”
Le famiglie coinvolte hanno versato una cifra simile, ma i bambini in Italia non sono mai arrivati. 'Quasi tutte le famiglie dell'associazione si sono affidate a Enzo B per adottare in Etiopia. Enzo B ha decine di incarichi sospesi da anni, ha preso le quote da tutti ma molti fascicoli non sono mai neppure stati inviati in Etiopia, sono rimasti nei cassetti degli uffici anche per cinque anni', racconta ancora Anna che precisa come alla Commissione per le adozioni internazionali (l'organo del governo che ha il compito di vigilare sulle adozioni internazionali) sappiano tutto: 'Sono anni che chiamiamo e scriviamo raccomandate. Abbiamo anche partecipato a una riunione con un delegato del ministro Maria Elena Boschi che era presidente Cai. Ma in definitiva tutte le nostre richieste sono cadute nel vuoto. Siamo disarmati da un Paese che suggerisce questo messaggio: chi adotta compra un bambino e deve essere disposto fare qualunque cosa. Mio marito ed io abbiamo messo un punto. O cambia il sistema o noi non siamo disposti ad andare avanti', conclude Anna con amarezza.
L’autodifesa di Bernanrdi
Intervistato ancora da La Repubblica, Stefano Bernanrdi, fondatore di Enzo B, si difende: “L’adozione non è mai certa, non c’è stata nessuna truffa. Non c’è stato dolo da parte nostra”. Insomma a fronte di un versamento di 10 mila euro non ci sarebbe stata alcuna garanzia di arrivare a buon fine della pratica. Ovviamente le famiglie coinvolte la penano diversamente.
Senatori: il governo risponda sul disastro Cai
Intanto i senatori di Idea Popolo e Libertà Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello, Luigi Compagna e Andrea Augello con un’interpellanza chiedono quali iniziative intende assumere il governo davanti 'al tracollo delle adozioni di bambini provenienti dall'estero passati da più di 4.000 nel 2011 a meno di 2.000 attuali'. In una nota al Presidente del Consiglio, chiedono cosa intenda fare l’esecutivo dopo la notizia dell'indagine giudiziaria a carico della Enzo B. 'Quest'ultimo episodio - secondo gli interpellanti - si inserisce in una crisi delle Adozioni internazionali nel nostro paese in gran parte dovuta al malfunzionamento della CAI, Commissione per le adozioni internazionali, organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al centro negli ultimi anni di ripetute denunce e polemiche sul fatto che enti e famiglie sono state abbandonate a loro stessi con il centralino della commissione che non risponde alle telefonate e gli uffici non accessibili a chi chiede notizie o informazioni'. 'La Cai inoltre, - proseguono - organo collegiale che per legge deve deliberare o ratificare le decisioni della Presidenza della CAI, non si è mai riunita negli ultimi due anni e mezzo, e tutti gli atti in questo periodo sono stati firmati dalla dottoressa Silvia della Monica, nella sua duplice funzione di presidente e o di vice presidente'. Vedremo quindi se, oltre all’inchiesta della procura di Torino, si muoveranno anche le istituzioni parlamentari.