Super poliziotta condannata per un video pedopornografico sul quale doveva indagare
Forti proteste nel Regno Unito e il sospetto di discriminazione razziale: Robyn Williams non si è accorta subito del video inviato dalla sorella
La storia di Robyn Williams ha del surreale visto che si tratta di una poliziotta condannata per detenzione di materiale pedopornografico per un video che le era stato invito perché potesse indagarci sopra. Questa la sintesi ma ecco come sono andati i fatti che hanno visto un tribunale britannico emettere sentenza contro una delle poliziotte nere più in vista del Regno Unito, e c’è chi solleva accuse di razzismo e discriminazione.
Una carriera stellare rovinata
Come racconta Il Corriere della Sera, Robyn Williams, figlia di genitori giamaicani e con un padre assente, a soli 18 anni si è arruolata nella polizia. Dopo 36 anni di ineccepibile servizio era stata insignita di numerose medaglie e lodata dalla regina per il suo lavoro durante i disordini londinesi del 2011 e in occasione dell’incendio alla Grenfell Tower di due anni fa. Un ufficiale modello quindi, esempio della diversità nei ranghi della polizia britannica e considerata finora la prima possibile donna nera alla guida di Scotland Yard (attualmente a capo c’è Cressida Dick, una donna omosessuale).
La macchia
Nel febbraio dell’anno scorso sua sorella le ha mandato, attraverso WhatsApp, un video pedopornografico per chiederle di indagare. La Williams ha però impiegato un paio di giorni prima di accorgersi di cosa le aveva inviato sua sorella ma la legge britannica è inflessibile: chiunque è in possesso di materiale come quello, se non riferisce subito alle autorità, commette reato. Il giudice che ha emesso la sentenza ha riconosciuto che si trattava di «circostanze particolarmente insolite» ma non c’è stato nulla da fare: Robyn è stata condannata a svolgere 200 ore di lavori socialmente utili e il suo nome è stato iscritto sul registro dei criminali sessuali. Inevitabili le conseguenze sulla sua carriera.
Si spera nell’appello
L’associazione dei poliziotti neri non ci sta però e sostiene che si tratti di un esempio del «razzismo istituzionale» che sarebbe più che strisciante dentro Scotland Yard. Per l’associazione, in casi simili è d’uso esercitare discrezionalità prima di procedere o meno con una incriminazione. E invece si è deciso di portare comunque il caso in tribunale, anche quando era evidente che non c’era nessun intento criminale. Ma c’ anche chi parla di un complotto per mettere a tacere la donna perché forse sa qualcosa di troppo su qualche personaggio scomodo. Ad ogni modo l’agente Williams ora ricorrerà in appello.