La piccola suora amica del Papa che vive tra giostrai e trans infrange il protocollo: "Il suo ultimo consiglio"

Papa Francesco la chiamava "l'enfant terrible". L'inizio del loro rapporto fu burrascoso ma poi insieme hanno aiutato la comunità Lgbtq+ del Luna Park di Ostia: "L'ultima volta che l'ho visto mi ha detto 'non dimenticare le trans'"

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Sembra ancora più piccola di com'è in mezzo ai porporati che rendono omaggio alla salma di Papa Francesco. Uno zainetto verde sulle spalle, il fazzoletto in mano e lo sguardo bagnato di lacrime fisso sul suo amico ormai morto. E mentre i cardinali sfilano via, lei infrange il protocollo e rimane immobile per alcuni lunghissimi minuti, raccolta in preghiera. Suor Genevieve era l’amica del Papa, quella che lui affettuosamente chiamava “l’enfant terrible”.

Ottantadue anni di vita ai margini

Ottantadue anni di vita ai margini, impegnata da sempre con gli ultimi tra gli ultimi, ha vissuto per anni in una roulotte nel Luna Park di Ostia, occupandosi dei giostrai e soprattutto della comunità Lgbtq+. E in Papa Francesco aveva trovato un amico sincero, un uomo di una straordinaria apertura mentale che ogni mercoledì accoglieva lei, don Andrea Conocchia, le donne trans, spesso prostitute, i nomadi, i circensi che lei portava con sé nelle udienze: “Portavo tutte quelle persone che normalmente non possono nemmeno avvicinarsi alla Chiesa”. 

Un rapporto cominciato in modo burrascoso

Un rapporto, il loro, che era cominciato quando Papa Francesco era vescovo in Argentina e che all’inizio era stato un po’ burrascoso. È lei stessa a raccontarlo su Tv2000: “Mia zia Léonie Duquet era una delle suore francesi rapite durante la dittatura in Argentina. È stata sequestrata il 10 dicembre 1977, tenuta prigioniera nell’ex Esma e poi è scomparsa. Quando facemmo i funerali io rimasi molto delusa perché non c’era una presenza importante della Chiesa argentina. E così quando nel 2005 Bergoglio, che allora era cardinale, venne a Roma, gli scrissi una lettera per niente carina. Lui per tutta risposta mi chiamò la sera stessa e ci chiarimmo perché lui in quei giorni non era in Argentina. Poi l’ho rivisto quando nel 2013 è diventato Papa. Dopo un mese dalla sua elezione ci invitò ad andare a Santa Marta: lì mi abbracciò e da allora siamo stati grandi amici”.

Quando Papa Francesco venne al Luna Park a sorpresa

Suor Geneviève Jeanningros parla con l’erre arrotata dei francesi: appartiene all'ordine delle Piccole Sorelle di Gesù e con un sorriso disarmante racconta quello che fu “un grande piccolo miracolo”: “Il 3 maggio del 2015 venne da noi, era in visita alla parrocchia del Buon pastore e decise di venire a sorpresa anche al Luna Park. Per noi fu un regalo immenso”. E anche durante la pandemia, quando il Luna Park era chiuso, il papa non si dimenticò di quella piccola suora francese che viveva nei caravan e che aiutava questi lavoratori disperati, “senza soldi e senza lavoro”.

Durante il Covid ci pagò le bollette

“E tramite l’elemosiniere del Vaticano ci aiutò ad andare avanti: “vennero con un furgoncino pieno di cose e ci pagarono anche le bollette che non riuscivamo a pagare”. Ma anche l’estate scorsa papa Francesco fece una delle sue improvvisate: “venne a trovarci a sorpresa il 31 luglio, faceva un caldo terribile. Noi eravamo in settanta e l’incontro è stato come sempre, molto semplice, senza grandi discorsi perché a parlare era il cuore. Ci fu un bambino, Oscar, che Papa Francesxo aveva benedetto quando era ancora nella pancia della mamma, che gli regalò un piccolo carillon e una bustina azzurra nella quale c’erano 5 euro: “Così ti compri il gelato”, gli disse”. 

L'ultima raccomandazione di Papa Francesco

Suor Geneviève non perde il sorriso e la gioia dei suoi incredibili occhi azzurri quando dice: “Ho perso un amico, un padre, un fratello. L’ultima volta che l’ho visto è stato un mese fa, quando è morto mio fratello. Io nel frattempo ho lasciato Ostia e sono venuta a Roma ma lui mi ha detto: “Non dimenticare le trans. Abbi sempre cura di loro”.

24/04/2025
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