Stupro di Gisèle Pelicot, la sentenza è storica. Le condanne esemplari per il marito e per gli altri 50 violentatori

Vengono ritenuti colpevoli di ''stupro aggravato in riunione e somministrazione" di droghe. Le pene inflitte vanno dai 3 ai 13 anni di reclusione

Foto Ansa

di Redazione

Leggi più veloce

Merci Gisèle", ''Grazie Gisèle''. E' questo lo striscione apparso oggi di fronte al palazzo di Giustizia di Avignone, in Francia. Gisèle Pelicot è divenuta simbolo di dignità e coraggio nonché icona femminista. ''Gisèle, Gisèle'', ha scandito la folla venuta a sostenerla, applaudendo al suo arrivo in tribunale. Oggi è infatti un giorno importante per tutte le donne perché Dominique Pelicot è stato condannato al massimo della pena, 20 anni di carcere, per gli stupri aggravati contro l'ex moglie.

Una sentenza che fa giustizia

Sono stati dichiarati tutti colpevoli i 51 imputati, compreso, come detto sopra, il marito della vittima. Gran parte di essi vengono ritenuti colpevoli di ''stupro aggravato in riunione e somministrazione" di droghe. Le pene inflitte vanno dai 3 ai 13 anni di reclusione. La maggior parte degli imputati condannati oggi verranno inoltre schedati sul Fijais, banca dati francese che include gli autori di reati sessuali o violenti. Il maxiprocesso shock sugli "stupri di Mazan", dal nome del paese in cui la coppia abitava, ha squarciato il velo sulla "sottomissione chimica". Durante l'ultima udienza è apparsa impassibile, la vittima Gisèle Pelicot, che ha ascoltato in aula le "scuse" dell'ex marito.

Le scuse

M si può chiedere scusa dopo avere drogato e fatto stuprare la propria moglie per dieci anni finendo per rovinare la sua intera famiglia? Ci si può provare ed è quello che ha fatto Dominique Pelicot, principale accusato degli stupri di Mazan che nell’ultima udienza ha pregato i suoi familiari di "accettare le sue scuse", riconoscendo il coraggio della ex consorte, Gisèle. "Vorrei cominciare con il rendere omaggio al coraggio della mia ex moglie", ha dichiarato il settantenne imputato davanti al tribunale di Avignone, nel sud della Francia. "Mi rammarico - ha continuato in quella che era la sua ultima occasione per prendere la parola in aula - per quello che ho fatto, ho fatto soffrire la mia famiglia da 4 anni (da quando sono emersi i fatti, ndr), chiedo loro perdono". "Io prego lei - ha continuato l'uomo che ha pensato e organizzato gli stupri fra il 2011 e il 2020 sulla moglie mentre era incosciente - e il resto della mia famiglia, di voler accettare le mie scuse. Mi pento di quello che ho fatto e domando loro perdono". 
Gisèle, anche lei 72 anni, ha ascoltato senza battere ciglio anche quando l'ex marito ha dichiarato di aver detto "la completa verità" in queste 14 settimane di dibattito. Aggiungendo poi che il suo unico desiderio è "farsi dimenticare" per la "vergogna" che prova dentro di sé. "Mi sono costruito una corazza - ha detto ancora - altrimenti in prigione si muore".

“Credevo fingesse di dormire”

Ad ascoltarlo c’erano anche i 50 co-accusati, che rappresentato solo una parte degli uomini reclutati per violentare la moglie (altri non sono stati identificati). Qualcuno lo ha fatto a più riprese, tornando nella casa dei Pelicot anche cinque o sei volte. Alcuni di loro si sono difesi accusandolo di aver ingannato anche loro, facendo credere di essere d'accordo con la moglie nell'avventurarsi in nuove esperienze e che tutto si svolgeva mentre lei "fingeva" di dormire.

Le parole degli stupratori di Gisele

"Vorrei scusarmi con la signora Pelicot", ha detto un sessantenne, "vorrei ripresentare di nuovo le mie scuse sincere alla vittima", ha fatto eco un trentaseienne, "mi pentirò per tutta la vita di quello che ho fatto", ha aggiunto Mathieu, 62 anni. Ha parlato anche Jerome, 46 anni, che dopo la prima volta è tornato a sei riprese a casa Pelicot per l'appuntamento con la "sottomissione chimica" di Gisèle: "Quale che sia la pena che mi verrà inflitta, non farò appello per rispetto della vittima, affinché non debba rivivere" un altro processo. L'accusa ha chiesto 16 anni di carcere contro di lui. Sola, al termine del dibattito, Gisèle, diventata un simbolo di dignità e coraggio, si è alzata per uscire dall'aula ricevendo il prolungato applauso del pubblico presente.

19/12/2024
logo tiscali tv