Studiare lontano da casa è una “mission impossible”: le case introvabili e le cifre assurde che le famiglie devono pagare per i figli fuori sede

Tra tasse, alloggio, cibo, salute, materiali didattici e svago, la vita dello studente costa davvero cara e le famiglie devono affrontare un impegno economico gravoso

di Claudia Sarritzu

Essere uno studente universitario oggi è una “mission impossible”. E non ci riferiamo certo alla difficoltà a sostenere gli esami. Provate infatti quanto sia complicato oggi anche solo trovare una camera in affitto. In generale il problema non grava solo sugli studenti fuori sede ma su chiunque oggi nel nostro Paese -che vive tantissimo di turismo, o potremmo meglio dire si arrangia per arrotondare nel settore turistico- cerchi un affitto a lungo periodo.

Le case che non si trovano

La motivazione è molto semplice. Chiunque, non essendo il mercato degli affitti regolato da alcuna normativa (tranne Venezia che ha una sua specifica normativa), può decidere di mettere i propri appartamenti a disposizione dei turisti e non dei cittadini. Ossia, trasformare le proprie case in appartamenti vacanza, quindi in strutture che vengono affittate con canoni molto più alti e per pochi giorni, massimo un paio di settimane, a visitatori togliendoli di fatto a studenti, lavoratori, famiglie e coppie che ne hanno necessità per vivere. Questa pratica ha fatto sì che, facciamo un esempio, a Milano 15mila case siano per i turisti. A questo problema si aggiunge la mancanza in tutto il territorio nazionale di housing sociale e di pochissimi campus universitari. Le cosiddette case dello studente per anni lasciate invecchiare e spesso fuori norma oggi grazie ai fondi del Pnrr sono quasi tutte in contemporanea in ristrutturazione. Questo fa crescere la domanda di studenti in cerca di alloggio. 

Chi trova paga cifre altissime

Come insegna la macro economia, più la domanda cresce più aumenta anche il prezzo. Insomma, essere uno studente universitario lontano da casa rappresenta oggi un costo significativo. Negli ultimi anni, le spese per l'alloggio hanno subito un incremento costante, in particolare nelle città del Nord Italia, con aumento annuale del 7%. Milano, Bologna, Roma e Napoli sono le aree in cui il costo per alloggi è più elevato. Il prezzo medio a Milano per una singola supera i 637 euro e quello per una doppia i 353 euro. Bologna e Roma sfiorano una media reale di 500 euro per la singola e 280 per la doppia. Secondo la ricerca condotta da Federconsumatori, il prezzo annuo per sostenere un figlio fuori sede (che riesca a trovare una stanza) può raggiungere cifre fino a 19 mila euro, includendo tasse, alloggio, cibo, salute, materiali didattici e svago. Anche gli studenti che vivono in città o fanno i pendolari devono affrontare spese considerevoli, con una media minima di 9 mila euro l'anno.

Le tasse universitarie e il costo della vita

L'istruzione universitaria porta con sé oneri finanziari per le famiglie italiane, con tasse che variano tra i 930 ei 1.800 euro annui, escludendo le università private dalle spese considerevoli. Il vitto in mensa, per chi non riceve benefici, ha un costo che oscilla tra i 5,50 ei 7,50 euro per pasto. Nel frattempo, i costi alimentari annui per giovane adulto toccano quasi i 5 mila euro al Nord ei 3 mila al Sud.

Altri costi essenziali

Infine, altri aspetti del vivere universitario impongono spese significative. Il trasporto, grazie alle tariffe agevolate, è relativamente accessibile, ma recarsi a casa per le vacanze rappresenta una spesa aggiuntiva. I costi dei materiali didattici variano sensibilmente tra le facoltà, con un'oscillazione da 300 a 1.900 euro per anno accademico. Inoltre, supporta tecnologico, attività sportive e salute impongono ulteriori esborsi, portando i costi totali in casi estremi ai famigerati 19 mila euro annui.

E quindi le università a frequenza fisica perdono iscritti

E' ovvio che se trovare un alloggio è complicato e carissimo alla fine una famiglia è costretta iscrivere i figli a corsi online. Infatti ogni anno le università on-line crescono del 410%, secondo una stima del Sole24ore dello scorso mese di aprile. In questa decisione incidono poi anche tutti gli altri oneri generali di cui abbiamo parlato in precedenza, dai trasporti, alla spesa, allo svago.