La storia di Eleonora che ha scoperto di avere un cancro mentre era incinta. Ecco com'è finita stavolta
Al momento della diagnosi "mi sono guardata allo specchio, ho tremato, ho temuto per il bambino che portavo in grembo, ma anche per la mia piccola di due anni"
Foto Pixabay
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E' il 2020, l'annus horribilis del Covid. Eleonora è una giovane mamma di 32 anni, è al mare con suo marito e sua figlia di due anni ed è alle ultime settimane di gravidanze. Aspetta un maschietto e mentre si fa la doccia ha un brivido di paura: "Ho capito che qualcosa non andava, perché sotto all’areola del capezzolo ho sentito un nodulo, grosso più di una biglia. Mi sono guardata allo specchio, ho tremato, ho temuto per il bambino che portavo in grembo, ma anche per la mia piccola di due anni".
La diagnosi
Quando è arrivata la diagnosi la prima cosa che ha pensato Eleonora è come dirlo a suo marito e ai suoi cari. Come si può dire di avere un cancro quando si è vicine al parto del secondo figlio? "Un incubo dal quale avrei voluto svegliarmi". Dopo la diagnosi di tumore, ha fatto sei cicli di chemioterapia e poi un intervento di mastectomia bilaterale. Nel 2022, su indicazione medica, per abbattere l’eventualità che mi si potesse presentare un tumore ovarico essendo portatrice come Bianca Balti della mutazione del gene BRCA2, si è sottoposta a un intervento per la rimozione delle ovaie e delle tube. "Mi sono ritrovata, così, a tutti gli effetti, in una condizione di menopausa, ma era l’unico modo per mettere la mia vita al sicuro". Lo scorso anno, purtroppo, ha avuto una recidiva. Altro intervento, poi radioterapia".
La nascita del bambino
"Alla sua nascita, non ho provato quel senso di felicità e di profonda gratitudine nell’averlo tra le mie braccia, come invece mi era successo per la mia prima figlia. Come avrei fatto a prendermi cura di lui, se io ero la prima ad avere bisogno di cure?". Eleonora ha raccontato a Vanity Fair che sapeva solo di dover fare tutto quello che era possibile per poter sopravvivere e veder crescere i suoi bambini. "Sono stata fortunata ad avere accanto un marito che ha rappresentato, per me e i miei figli, un punto di riferimento presente, allegro e mai banale".
Le ricadute sui piccoli
I suoi figli, racconta, hanno assorbito molte di quelle che sono state le emozioni che hanno caratterizzato quel terribile periodo: la rabbia, la tristezza, i nervosismi, la stanchezza, lo sconforto. "Quante volte mi sono sentita “un mostro” ai loro occhi, ma oggi, dopo un percorso di psicoterapia che ancora sto portando avanti con una psiconcologa dell’équipe multidisciplinare che mi ha in cura, so riconoscere e gestire più consapevolmente le mie emozioni". Oggi con loro spiega di parlare tantissimo. "Credo che tutte le emozioni, anche le più scomode, vadano conosciute e accolte. E so che posso essere per loro, sempre, un esempio di speranza, di forza e resilienza, perché si può cadere, ma ci si deve rialzare".
La malattia ci cambia
La malattia inevitabilmente ci cambia. Eleonora ha raccontato come è ora: "Oggi conosco bene le mie priorità e so per cosa vale davvero la pena di vivere. Io oggi decido cosa voglio fare, come e quando, cosa voglio essere, cosa voglio vivere, con quali persone voglio condividere e vivere un momento particolare e soprattutto chi includere nella mia vita".