I soldi e le donne: cos'è la violenza economica di genere, come si combatte e perché non è solo questione di stipendi
La direttrice Vago: “Una società più giusta è una società più equa. Quindi una società in cui anche il divario tra uomini e donne smetta di esistere”
Secondo il Rapporto globale sulla disparità di genere 2024 del Forum Economico Mondiale, l’Italia è in 111esima posizione, peggiorando di 7 posizioni rispetto al 2023 con un punteggio di 0.608 su 1 per quanto riguarda la partecipazione economica delle donne. Nello specifico, sul tasso di partecipazione alla forza lavoro persiste una differenza di -17.4% tra quella delle donne e degli uomini (40.7% vs 58.1) e la presenza femminile rimane sottorappresentata, con difficile accesso a posizioni apicali e una percentuale del 42.6% nei Consigli d’Amministrazione. Infatti, solo l’11,5% delle aziende presenta una maggioranza di donne titolari del business, mentre il 15.3% fa capo a donne. “Insomma, se la condizione delle donne è riconosciuta come uno dei termometri principali dello stato di salute e di civiltà di un Paese, non stiamo messi benissimo” dice Claudia Vago, direttrice di FestiValori, il primo festival sulla finanza etica in Italia che si terrà a Modena dal 17 al 20 ottobre. E in effetti i temi su donne e lavoro o donne e finanza tornano sulle pagine dei giornali ciclicamente con risultati quantomeno poco incoraggianti. Ma quali sono gli indici da studiare per capire esattamente in cosa consiste questo gap? “Dobbiamo analizzare il rapporto delle donne con i soldi, con gli stipendi, con i cosiddetti “soffitti di cristallo” per capire perché c’è divario tra i due sessi, ma soprattutto come possiamo riuscire ad assottigliarlo, anno dopo anno, come già succede in alcuni Paesi d’Europa” spiega Vago.
Credit gender gap
Il credit gender gap è la disparità di genere nell’accesso al credito e nel nostro Paese pesa quasi 70 miliardi: nel 2023, secondo la FABI - Federazione Autonoma Bancari Italiani - su oltre 474 miliardi di euro di finanziamenti concessi alle famiglie dalle banche, solo il 20,1% (95 miliardi) è andato alle donne, mentre il 34,5% agli uomini (164 miliardi). Il resto riguarda finanziamenti cointestati. Numeri che segnano una differenza di quasi 70 miliardi in meno per le donne.
Gender pay gap
Il gender pay gap è il divario retributivo di genere, la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini. In Italia, per annullarlo, si dovranno attendere ancora 169 anni, secondo il Global Gender Gap Report 2023. Per ODM Consulting, società di consulenza HR di Gi Group Holding, gli stipendi delle donne rispetto a quelli degli uomini nel nostro Paese differiscono infatti da 3.000 euro a oltre 16.000 euro nel 2024. Il gender pay gap, che si era ridotto fra il 2017 e il 2019, è tornato a crescere, raggiungendo il 10% nel 2022. “Quando parliamo di gender pay gap - dichiara Vago - dobbiamo avere sempre in mente che è un problema che riguarda il presente e il futuro delle donne, ovviamente, ma non solo: il divario retributivo di genere ha ripercussioni su tutta la società perché frena l’economia e rallenta la natività”.
Violenza economica
Per violenza economica si intende quella violenza fatta attraverso l’impedimento nell’acquisizione delle risorse, l’impedimento all’accesso alle risorse disponibili, il consumo delle risorse della vittima, come si legge nella Convenzione di Istanbul. È una forma di violenza subdola e trasversale, che colpisce donne di ogni età e ceto e riguarda una fascia compresa tra i 40 e i 60 anni. Nell’ambito della violenza sulle donne, in Italia, le rilevazioni sulla prevalenza sono state fatte nel 2006 e nel 2014. Nel 2014 sono il 26,4% le donne che hanno subito violenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46,1% da parte di un ex partner. “Economia e finanza sono percepiti da tutti come argomenti complicati e da lasciare “agli esperti”. Questo è ancora più vero per le donne. O almeno così è stato per molto tempo. Per fortuna - prosegue la direttrice Vago - specialmente tra le persone più giovani, cresce la consapevolezza dell’importanza di occuparsi di finanza. E la rinnovata attenzione all’emancipazione femminile può rilanciare anche la cultura economica delle donne”.
Educazione finanziaria
L’educazione finanziaria è l’insieme di consapevolezza finanziaria, conoscenza, abilità, approcci e comportamenti necessari per prendere decisioni finanziarie consapevoli e, infine, per raggiungere il benessere finanziario individuale. Questa è la definizione che l’OCSE dà della financial literacy nelle “Recommendation of the Council on Financial Literacy” adottate nell’ottobre 2020. Sempre nel 2020, Banca d’Italia ha evidenziato che, tra le categorie considerate esperte in materia di finanza, ci sono per lo più uomini laureati. Quello che emerge, infatti, è che le differenze sulle conoscenze finanziarie, così come sui comportamenti e le attitudini, dipendono dal livello di reddito, di istruzione, di età e di genere. Si tratta, quindi, di poche persone, se si considera che la popolazione italiana è la più vecchia d’Europa, che la quota di laureati è del 19,6% contro il 33,2% della media europea e che l’Italia è il paese dell’Unione con il più basso tasso di occupazione femminile.
Finanza etica
La finanza etica è quel modo di fare finanza tenendo in considerazione anche le ricadute non economiche delle proprie azioni economiche. Quindi non guardando solo al ritorno in termini di profitto e interessi, ma di benessere e trasformazione positiva della società nel suo complesso. Per questo per la finanza etica è importante occuparsi di abbattere i divari economici e finanziari tra uomini e donne. “Una società più giusta è una società più equa. Quindi una società in cui anche il divario tra uomini e donne smetta di esistere. La finanza etica - prosegue Vago - ha come obiettivo quello di costruire, attraverso l’uso del denaro, una società più giusta scegliendo di orientare risparmi e investimenti verso il superamento di tutto ciò che frena la costruzione di un mondo migliore".
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