La sindaca vieta il burkini in spiaggia: “Inaccettabile fare il bagno vestiti”. La comunità musulmana, e non solo, insorge
Per la prima cittadina di Monfalcone, Maria Cisint, è “inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti"
Non è certo la prima volta che qualcuno tenta di proibire il burkini (costume composto da pantalone, tunica e cappuccio) e l’ultima, in ordine di tempo, è la sindaca di Monfalcone, a Gorizia. Per Anna Maria Cisint al mare a fare il bagno si può andare ma solo in costume: in acqua non si entra vestiti. La sindaca sostiene che sia "una questione di decoro" ma il messaggio è rivolto alla comunità musulmana locale. In una lettera aperta le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: tutti "hanno l'obbligo" di rispettare le regole e gli usi del posto, seguiranno provvedimenti ad hoc, per far cessare una pratica inaccettabile "a tutela delle città".
Palese discriminazione
Sul fatto che un gruppo di occidentali purosangue possano arrivare in spiaggia con la muta per un’immersione o che una persona di carnagione candida possa entrare in acqua con le classiche maglie e panta in microfibra per evitare scottature (negli arenili di mezza Italia si vedono tanti bimbi “nordici” protetti dalla testa ai piedi per evitare ustioni) la sindaca non ha nulla da dire.
Si tratta infatti di una presa di posizione netta quella dell'esponente della Lega, che già in passato si era distinta per decisioni controverse. Sullo sfondo una Monfalcone caratterizzata da una forte presenza di stranieri, per lo più bengalesi, trainata dai cantieri navali.
Le opinioni degli altri sindaci
Ma mentre a Monfalcone si spinge sull'acceleratore, dalle altre città balneari, da nord a sud, i sindaci frenano. Claudio Kovatsch (Grado) invita a rispettare le altre culture, mentre Enzo Ferrandino (Ischia) ricorda che anche sua nonna faceva il bagno vestita. "Ognuno credo debba essere libero di vivere il mare come meglio si sente di fare", è il punto di vista di Jamil Sadegholvaad (Rimini), mentre Laura Giorgi (Lignano) non commenta la decisione della collega e si limita a precisare di non aver mai ricevuto segnalazioni in tal merito dalle spiagge locali.
Si annuncia una battaglia legale
Ma l'Ucoii (Unione delle comunità islamiche d'Italia) promette una battaglia legale. "Rivolgo una domanda alla prima cittadina - polemizza il presidente Yassine Lafram - : ma se un gruppo di finlandesi, bionde e con gli occhi azzurri, arrivasse con una tuta da sub e facesse il bagno sulla spiaggia di Monfalcone, questo rappresenterebbe un problema per il decoro?". Si infiammano anche altri esponenti politici: "Cisint alimenta tensioni con la comunità musulmana", osserva la consigliera Fvg Rosaria Capozzi (M5S). "La sindaca si occupi piuttosto degli sversamenti di idrocarburi in mare", è l'invito del segretario regionale di Si, Sebastiano Badin.
“Il comportamento degli stranieri musulmani”
Il preambolo da cui parte Cisint è lo slancio turistico che la città sta vivendo. In particolare, sottolinea la prima cittadina, "la spiaggia di Marina Julia è diventata meta di turisti e appassionati di sport acquatici. Pertanto è inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti": una pratica che sta determinando sconcerto e che crea insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro".
“'Islamizzazione del nostro territorio"
E ancora: "Non possono essere accettate forme di 'islamizzazione' del nostro territorio", che "incidono negativamente sull'attrattività". L'obiettivo della sua lettera, precisa, è scongiurare fratture tra "la grande maggioranza dei monfalconesi e la componente islamica": no a una "città nella città", né a "discriminazioni all'incontrario". "L'Amministrazione sarà rigorosa nel far rispettare le disposizioni comunali e nel pretendere dalle grandi realtà produttive, a cominciare da Fincantieri, un diverso governo dei flussi", conclude.
La “crociata” della sindaca
Cisint è stata riconfermata alla carica di sindaco l'anno scorso con oltre il 70% delle preferenze raggiunte al primo turno. Nel 2018 era stata criticata per aver fissato un tetto del 45% alla presenza di stranieri nelle scuole cittadine, di fatto escludendo 60 bimbi dagli istituti dell'infanzia. Nei mesi successivi, dopo aver tolto dalla biblioteca comunale Il Manifesto e Avvenire, aveva avviato una sorta di monitoraggio delle scuole perché troppi professori di sinistra criticavano apertamente le sue ordinanze. E sempre in tema di istruzione, lo scorso marzo aveva scritto al ministro Giuseppe Valditara per ribadire la gravità che durante il Ramadam i bambini dovessero digiunare in mensa e per lunghi periodi.