Sfogo della segretaria di Di Maio finita nella bufera: “Io colpevole di essere giovane e donna”

Assia Montanino precisa: “Ho un doppio incarico di capo segreteria e un solo stipendio”. Sallusti: “Di Maio vada a nascondersi se non dà a tutti i segretari al primo incarico 72mila euro”

Sfogo della segretaria di Di Maio finita nella bufera Io colpevole di essere giovane e donna
di Redazione

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Segna una nuova puntata il botta e risposta al veleno fra Luigi Di Maio e Il Giornale dopo la pubblicazione dell’articolo del quotidiano sulla segretaria particolare del ministro del Lavoro e il suo lauto stipendio: 72mila euro annui. Dopo la presa di posizione del leader M5s, c’è da registrare la dichiarazione della diretta interessata, Assia Montanino, e la replica del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti che insiste sul medesimo registro.

La risposta di Assia Montanino

La 26enne di Pomigliano d’Arco si è espressa con un post sul profilo Facebook precisando le sue mansioni. Compiti che chiamerebbero in causa competenze più ampie di quelle di una segretaria particolare e, per questo, dovrebbero giustificare la somma retributiva a carico degli italiani.  “Lavoro al Ministero del Lavoro come Capo segreteria - precisa la giovane laureata in Economia -.  Stesso ruolo ricoprirò a breve al Ministero dello Sviluppo economico. Due ministeri, uno stipendio solo, pur avendo diritto a due stipendi”. Insomma i 72mila andrebbero divisi per due.

Lo stipendio

E le precisazioni non finiscono qui: “La cifra netta che prendo mensilmente - pari a circa tremila e trecento euro - copre un impegno che va ben oltre i tempi previsti nel contratto, e che si protrae 7 giorni su 7, senza limiti di orario. E con responsabilità importanti. Il fatto di avere “solo” 26 anni credevo fosse un elemento positivo e non di demerito, in un Paese in cui non si fa altro che dire largo ai giovani”.

Fortunata

Solo compaesani o amici? È sempre la Montanino a chiarire: “Vengo dallo stesso paese del ministro Di Maio e questa è stata senza dubbio una ‘fortuna’: perché così lui ha conosciuto diversi anni fa mio padre, che si era appena ribellato contro gli usurai, e mi ha dato un’opportunità, come l’ha data ad altri studenti universitari per uno stage presso la vicepresidenza della Camera. Mi sono guadagnata stima e fiducia di tutti lavorando sodo per anni. E così continuerò a fare con grande serenità”.

Minacce di querela

La giovane segretaria ritiene di essersi già fatta le ossa e non accetta le accuse del Giornale: “Le illazioni sulle mie competenze le ritengo inaccettabili e gli autori ne dovranno rispondere in tribunale. E’ triste notare come un giovane in Italia debba costantemente difendersi dalle accuse di incompetenza, solo per un fattore legato all’età anagrafica. Pensavo che i tempi bui in cui un ex Ministro del lavoro accusava i giovani di essere dei buoni a nulla fossero passati, invece noto che è una mentalità diffusa, sia in ambienti che si definiscono di destra, sia in ambienti che si professano di sinistra”.

L’accusa di sessismo

L’affondo finale si giova della tematica di genere: “Come donna osservo anche che in questi articoli e nelle foto private che sono state pubblicate, c’è un sessismo nemmeno troppo velato, e mi chiedo: se il Capo segreteria fosse stato un uomo cosa sarebbe successo? Purtroppo certi media contribuiscono non solo a diffondere falsa informazione, ma anche a inchiodare l'Italia a un medioevo culturale. Infine, ringrazio Salvatore Cantone, presidente dell’Associazione Antiracket e antiusura di Pomigliano d’Arco, che conferma quanto affermato oggi dal Ministro Di Maio e che accompagna me e la mia famiglia in questa lotta e il Ministro stesso, che ha avuto fiducia in me”.

La replica di Sallusti

Tutto chiaro? Neanche per sogno visto che oggi Sallusti verga un nuovo affondo sul tema con un titolo che parla chiaro: “Chi si deve vergognare”. Il direttore del Giornale non se la prende con la Montanino però. Il suo obiettivo polemico è Di Maio e chi si deve vergognare, secondo lui, non è il giornalista che pubblica una notizia vera ma chi ha fatto della trasparenza una battaglia prima di arrivare ai ministeri e poi se ne dimentica. Scrive Sallusti: “Di Maio, stizzito, ha precisato che non c’è nulla di male” nell’assunzione della Montanino “perché è una brava segretaria, onesta e leale. Non lo dubitiamo. Il problema è un altro. Quale ragazzo o ragazza non amico di Di Maio può immaginare di entrare nel mondo del lavoro a 72mila euro all’anno? Non male per un primo stipendio da segretaria”. E se paga tanto “la giovane neo segretaria, quanto pensa di retribuire i suoi collaboratori di primo livello?” Si chiede ancora Sallusti precisando: “E dire che lei vuole mettere un tetto agli stipendi pubblici per questioni di morale e di bilancio. E pensare che ha tagliato i vitalizi a 150 vecchietti ex deputati per una questione di equità sociale”. Insomma per il giornalista se Di Maio vuole essere equo “fissi a 72mila euro lo stipendio minimo di ogni segretaria ‘onesta e leale’. Altrimenti vada a nascondersi e la smetta di prendere per i fondelli gli italiani, perché se lo Stato può permettersi di spendere quei soldi per la sua giovane segretaria compaesana vuol dire che è finita l’epoca dei sacrifici”. La sintesi di Sallusti è che Di Maio e i grillini non abbiano “vinto la casata, l’anno solo sostituita”.

19/07/2018
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