Se anche la selfie-mania spinge verso il baratro di anoressia e bulimia
Nuovi studi mettono in relazione i disturbi alimentari anche con l'uso dello smartphone a tavola: giovanissimi e bambini mangiano poco e distrattamente
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Non bastava la televisione, le sfilate di moda e le copertine delle riviste patinate con corpi esili ed emaciati in bella vista. Ora entra in gioco pure lo smartphone e la mania dei silfie nel fornire un ulteriore stimolo all’eccessivo dimagrimento spingendo verso il baratro della bulimia e dell’anoressia anche in età scolare. Come è successo pochi giorni fa a Torino, dove una bambina di 11 anni si è lanciata dalla finestra ed è morta. I genitori hanno poi raccontato che la piccola soffriva di anoressia. È così che la lotta contro il cibo si confonde tra i giochi fino allo sbocciare dell’adolescenza.
La dittatura dello smartphone - Sono tre milioni in Italia i ragazzi con disturbi alimentari. In particolare, tra i 15 e i 19 anni, con un abbassamento dell’età che sfiora gli 8-10. Un fenomeno in crescita che potrebbe oggi avere nuove cause analizzate durante vari incontri all’Expo. Qui sono stati messi in correlazione i disturbi alimentari e l’uso dello smartphone a tavola, ma anche la percezione distorta del proprio corpo, la mania per i selfie e la continua disattenzione degli adulti verso web e social network in presenza di bambini che mangiano o giocano.
Il corpo a tavola, la mente altrove - Gli esperti che hanno partecipato ad un seminario organizzato dal ministero della Salute hanno detto che il legame tra disturbo alimentare e dipendenza digitale c’è. Ed in molti casi è la sovrapposizione dei due comportamenti che alimenta il malessere. Guido Orsi, dell’ordine degli Psicologi del Lazio, “disegna” il profilo di chi, giovanissimo, non riesce a staccarsi dallo smartphone neppure al momento del pasto: “Portando il cellulare a tavola incorriamo in tre tipi di rischi: uno nutritivo, ovvero mangiamo in modo inconsapevole, favorendo l’obesità o altri problemi come una cattiva digestione o gonfiore, uno sociale, per cui ci isoliamo laddove invece il pasto dovrebbe essere un momento di dialogo, di relazione e condivisione, uno comportamentale perché aumentiamo le possibilità di una dipendenza da internet”.
Non bastava la televisione, le sfilate di moda e le copertine delle riviste patinate con corpi esili ed emaciati in bella vista. Ora entra in gioco pure lo smartphone e la mania dei silfie nel fornire un ulteriore stimolo all’eccessivo dimagrimento spingendo verso il baratro della bulimia e dell’anoressia anche in età scolare. Come è successo pochi giorni fa a Torino, dove una bambina di 11 anni si è lanciata dalla finestra ed è morta. I genitori hanno poi raccontato che la piccola soffriva di anoressia. È così che la lotta contro il cibo si confonde tra i giochi fino allo sbocciare dell’adolescenza.
La dittatura dello smartphone - Sono tre milioni in Italia i ragazzi con disturbi alimentari. In particolare, tra i 15 e i 19 anni, con un abbassamento dell’età che sfiora gli 8-10. Un fenomeno in crescita che potrebbe oggi avere nuove cause analizzate durante vari incontri all’Expo. Qui sono stati messi in correlazione i disturbi alimentari e l’uso dello smartphone a tavola, ma anche la percezione distorta del proprio corpo, la mania per i selfie e la continua disattenzione degli adulti verso web e social network in presenza di bambini che mangiano o giocano.
Il corpo a tavola, la mente altrove - Gli esperti che hanno partecipato ad un seminario organizzato dal ministero della Salute hanno detto che il legame tra disturbo alimentare e dipendenza digitale c’è. Ed in molti casi è la sovrapposizione dei due comportamenti che alimenta il malessere. Guido Orsi, dell’ordine degli Psicologi del Lazio, “disegna” il profilo di chi, giovanissimo, non riesce a staccarsi dallo smartphone neppure al momento del pasto: “Portando il cellulare a tavola incorriamo in tre tipi di rischi: uno nutritivo, ovvero mangiamo in modo inconsapevole, favorendo l’obesità o altri problemi come una cattiva digestione o gonfiore, uno sociale, per cui ci isoliamo laddove invece il pasto dovrebbe essere un momento di dialogo, di relazione e condivisione, uno comportamentale perché aumentiamo le possibilità di una dipendenza da internet”.