“Nostro padre con una trans? Non è reato. Siamo orgogliose di lui”. Piero Marrazzo, le tre figlie e i giorni della gogna
Giulia, Diletta e Chiara, figlie dell’ex Governatore del Lazio, in “Storie senza eroi” descrivono gli sberleffi, le battutacce, l’isolamento subito assieme al padre, ex Governatore del Lazio
Nelle 334 pagine di “Storie senza eroi”, libro-testimonianza edito da Marsilio e viaggio senza sconti nelle vicende privatissime di una famiglia, c'è un termine che ricorre più e più volte: "scandalo". Un termine reiterato che somiglia all'aculeo di una corona di spine sulla testa di un uomo seminudo sul Golgota. Un uomo sulla croce. Deriso, sbeffeggiato e messo alla gogna. Piero Marrazzo non è Cristo ma quanto accadde nell'ottobre del 2009 - lo "scandalo, appunto - è una ferita che neppure il tempo riesce a cancellare, un dolore difficile da lenire perché ha coinvolto non solo l'ex Presidente della Regione Lazio, giornalista di fama prestato alla politica, ma i suoi affetti più cari e profondi. Le tre figlie, soprattutto.
I due carabinieri irrompono nella casa di una donna transessuale
Si chiamano Giulia, Diletta e Chiara, le prime due nate dal matrimonio con Isolina Fiorucci, la terza dalle nozze con Roberta Serdoz. I fatti sono noti. Luglio 2009. Due carabinieri irrompono in un appartamento in via Gradoli a Roma, è la casa di una donna transessuale, Natalie che è appartata con Marrazzo. Girano un video all'insaputa dei presenti. Le immagini, sfocate, indugiano su un mucchietto di polvere bianca sul comodino mentre all'ex Governatore non danno neppure il tempo di rivestirsi. Tre mesi dopo quella registrazione viene messa all'asta e costa cara: 100mila euro. I militari infedeli contattano per lo scoop un giornale che fa capo a Mondadori. Viene informato Berlusconi in persona, allora Presidente del Consiglio, che avverte Marrazzo. Poi tutto precipita in fretta. Le dimissioni dalla Regione, il gossip truculento, i Ponzi Pilati della politica che si lavano le mani, la solitudine e la sofferenza. Di Marrazzo, certo, ma anche della sua bolla intima.
Il processo si è concluso nel 2022 con la condanna dei carabinieri
Sarebbe stato più semplice gestire un processo per corruzione, semmai. O trovarsi in un Bunga Bunga con qualche minorenne. Ma un rapporto a pagamento con una trans nel mondo ipocrita del potere non è accettabile. Scrive l'autore nell'epilogo: "Il processo, nel quale ero parte offesa, si è concluso nel 2022 dopo tredici anni, con la condanna degli imputati. Una verità poco raccontata dai media, al contrario di quello che successe quando scoppiò il cosiddetto “caso Marrazzo”: sono un giornalista, e purtroppo conosco le regole del gioco". Regole feroci, spesso incomprensibili per chi le subisce senza colpe. Come Giulia, Diletta e Chiara che in una parte commovente di “Storie senza Eroi” sono le coraggiose voci del Controcanto. E ribaltano i ruoli. Di norma sono i padri/le madri a difendere i propri figli. Qui è il contrario. E solo in nome della verità.
Le uova marce e i preservativi sul cofano: l'orrore della gogna
Ognuna racconta il proprio vissuto. Giulia che fa i conti con un'ansia grande come un cocomero sulla pancia, che ribalta a calci il tavolino di un gruppo di suoi compagni di università che commentano allegri 'Almeno il Cavaliere si scopa le fregne'. Giulia, la più grande, sopraffatta dagli incubi ma che non ha paura a presentarsi negli uffici della Regione Lazio per guardare negli occhi suo padre e assolverlo in un istante quando lo vedo sgomento, indifeso, travolto dallo "scandalo". E poi Diletta che ha solo 15 anni, va al liceo, ma deve avere le spalle larghe per consolare la sorellina Chiara che è una bambina. I medesimi sguardi stropicciati dalle lacrime. Le case che improvvisamente diventano vuote, le feste di Natale trasformate in un deserto. Il silenzio interiore mentre fuori tutti parlano, tutti condannano, tutti ironizzano. E una rabbia che cresce dentro queste ragazze che al loro papà chiedevano in fondo solo di sapere, senza bugie, di poter capire per schivare lo tsunami, di avere uno squarcio di verità per essere protette. Un padre mai giudicato, mai. Diletta racconta di preservativi e uova marce sul cofano della macchinetta, Diletta che fa il dribbling contro gli insulti rivolti al suo genitore, che prova un profondo senso di ingiustizia e insieme di tenerezza nei confronti della propria famiglia dissezionata, violata, e che prova a ricomporre in ogni modo. E infine Chiara massacrata dai compagnetti delle medie, che parte con suo papà per una vacanza a Stromboli e su quel traghetto subisce sghignazzi, battute, qualcuno la scambia addirittura per la nuova amante di Marrazzo e che alla fine scrive, dritta e senza fronzoli: "Questo libro, allora, è anche un nostro vaffanculo, un nostro riappropriarci del diritto di essere felici, anzi più felici". Questo libro è in realtà molto altro, una lunga, ininterrotta e durissima seduta analitica, un viaggio a ritroso nel tempo in cui Marrazzo ricostruisce tasselli bui della sua famiglia "fredda e forte, sola e disperata, in battaglia con il cuore chiuso" e infine si libera. Si rivela, vuota il sacco. Chi non ha segreti, non può subire ricatti. Marrazzo ha patito fin troppo senza aver commesso reati. È venuto il tempo di voltare pagina, per lui, per queste figlie con gli occhi larghi e belli finalmente spalancati sul futuro.