Re Carlo contestato in Australia: “Questa non è la vostra terra, non sei il mio re, sei un genocida". L’intervento di Camilla
La protesta di una senatrice antimonarchica ha funestato il viaggio di Carlo e Camilla in Australia. Le parole di fuoco che imbarazzano la monarchia britannica
Non potrà essere annoverato fra i suoi successi il viaggio in Australia di Re Carlo con la consorte Camilla: anche se limitata, la protesta da parte di una senatrice aborigena contro il monarca è stata plateale ed è avvenuta nel momento clou della cerimonia istituzionale al Parlamento di Canberra. Un'ombra sulla sua visita in Australia tale da rovinare il tour del 75enne sovrano britannico organizzato dopo la diagnosi di cancro e la successiva ripresa. "Non sei il mio re" e "sei un genocida", sono alcuni degli slogan pesanti come pietre che la senatrice aborigena Lidia Thorpe ha lanciato contro Carlo III dal pubblico non appena quest'ultimo ha terminato il suo discorso.
L’irruzione della senatrice
Nel suo discorso il re stava rievocando i suoi anni da studente nel continente e aveva parlato della pandemia di Covid e della vulnerabilità dell'Australia alla crisi climatica quando la senatrice indipendente di Victoria, che indossava un mantello di pelliccia si è avvicinata al palco urlando "questo non è il tuo Paese". "Avete commesso un genocidio contro il nostro popolo - ha inveito la donna - Restituiteci la nostra terra. Restituiteci ciò che ci avete rubato: le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, la nostra gente. Hai distrutto la nostra terra. Dacci un trattato. Vogliamo un trattato in questo paese. Sei un genocida", ha detto rievocando il genocidio degli indigeni australiani durante l'era della colonizzazione europea dell'Australia. Mentre gli addetti alla sicurezza la allontanavano, la senatrice impegnata nel sostegno dei diritti degli indigeni ha concluso la sua contestazione con un triplice vaffa contro i "colonialisti" e i loro eredi.
La contestazione
La parlamentare 51enne dello Stato di Victoria, uscita dal partito dei Verdi e nota per le sue posizioni radicali, ha urlato una serie di frasi anti-monarchiche e anti-colonialiste, accusando il re e la famiglia reale dei crimini storici commessi in passato quando la corona e i governi di Londra imposero con la forza il dominio del Regno Unito sulle popolazioni indigene dell'Australia, a partire dalla fine del XVIII secolo. Carlo è stato preso di mira non solo come discendente dei sovrani un tempo alla guida dell'impero ma anche come attuale Capo di Stato del Paese, ancora di più da una politica eletta, che indossando un indumento tradizionale gli ha detto di non poter esercitare la sovranità sulle terre degli aborigeni.
L’intervento di Camilla
E' servito qualche minuto per riprendere la cerimonia mentre Carlo cercava di mantenere il suo aplomb, nonostante l'espressione che tradiva un certo stupore per la protesta. A questo punto è intervenuta la regina Camilla per chiedere qualche informazione sul palco delle autorità, dove sedeva il premier federale, il laburista di origini italiane Anthony Albanese, repubblicano rispettoso salito al potere dopo aver archiviato i piani di un nuovo referendum istituzionale a breve, a 25 anni da quello vinto nel 1999 dai monarchici. La Regina consorte è poi corsa ai ripari distribuendo sorrisi smaglianti per tutti e contribuendo così a stemperare la tensione. In Australia, la moglie di Carlo sta dando prova di sé nell’affrontare situazioni davvero difficili, a cominciare dal sostegno a suo marito che per compiere questo viaggio ha sospeso le cure per il cancro.
I motivi della protesta
"L'ho fatto per dire la verità", ha spiegato, dopo qualche ora, la senatrice pasionaria ai microfoni di Sky News UK. "I reali hanno causato così tanta devastazione non solo alle persone in Australia ma alle popolazioni indigene di tutto il mondo", ha aggiunto Thorpe riferendosi alle accuse contro la monarchia emerse anche nel corso di altre visite nelle ex colonie britanniche, come quelle che hanno di fatto rovinato due anni fa il tour caraibico dell'erede al trono William e della moglie Kate, finiti al centro delle contestazioni per lo schiavismo durante l'impero.
Fronte aborigeno non compatto
Tutto questo sottolinea la difficoltà di casa Windsor a presentare scuse formali per le responsabilità del passato, a causa dell'impatto che un atto solenne del genere potrebbe avere sulle richieste di mega risarcimenti legali. Thorpe, sostenuta sui media dall'attivista antimonarchico e leader di Republic Graham Smith, venuto apposta dal Regno per manifestare contro Carlo, è stata però criticata da più parti per la sua protesta. In primo luogo, dai rappresentanti della comunità aborigena presenti alla cerimonia in Parlamento, che hanno parlato di contestazione del tutto "irrispettosa" nei confronti del sovrano.
L’omaggio di Re Carlo
Fra l'altro Carlo III nel suo discorso aveva omaggiato le popolazioni indigene in quanto "tradizionali proprietarie e custodi" delle terre. Nonostante la contestazione, la giornata è proseguita senza altri intoppi, col re e la regina Camilla che sono stati accolti da una folla festante di australiani in fila per salutarli, nel corso delle loro visite al monumento ai caduti di Canberra e al giardino botanico della capitale federale. Ma il tour era già nato sotto una cattiva stella dopo l'annuncio da parte dei capi dei governi locali dei sei territori che compongono la federazione di non voler prendere parte, per "impegni precedenti", alla cerimonia in onore della coppia reale, visto come un segnale di boicottaggio. Una volta conclusa la visita in Australia mercoledì, il sovrano andrà alle Isole Samoa per partecipare, in quanto presidente d'onore permanente del Commonwealth, al vertice dell'organizzazione nata dalle ceneri del British Empire, per poi ripartire verso Londra nel fine settimana.
L’ex impero britannico
L'Australia è stata una colonia britannica per più di un secolo, durante il quale migliaia di aborigeni australiani furono uccisi e intere comunità furono sfollate. Il Paese ottenne l'indipendenza de facto nel 1901, ma non divenne mai una repubblica a tutti gli effetti. Re Carlo resta Capo dello Stato. Nonostante il sentimento antimonarchico sia diffuso, l'Australia ha respinto con un referendum nel 1999 una modifica della Costituzione volta a trasformarla in una Repubblica. Nessuna riforma in questo senso è più all'ordine del giorno visto che nel 2023 gli australiani hanno respinto, in un altro referendum, le misure per riconoscere gli australiani indigeni nella Costituzione e creare un'Assemblea consultiva indigena.
La disponibilità di Re Carlo
Alla vigilia della partenza, il sovrano aveva detto: "Non ostacolerò l’Australia se vuole lasciare la corona”. Un sondaggio recente ha mostrato che circa un terzo degli australiani vorrebbe abbandonare la monarchia, un terzo la manterrebbe e un terzo è ambivalente.
Il regno di Carlo III
Carlo III è il re del Regno Unito e dei reami del Commonwealth, un insieme di 14 Paesi che, nonostante condividano lo stesso monarca, sono indipendenti e sono membri delle Nazioni Unite. Carlo III è quindi re del Regno Unito ma anche d’Australia, del Canada, della Nuova Zelanda, ma di Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Giamaica, Grenada, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts and Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Isole Salomone e Tuvalu. Il monarca regna anche su altri territori dipendenti dal Regno Unito: le Crown dependencies (Guernsey, Jersey e l’Isola di Man) e i 14 British Overseas Territories, cioè Territori Britannici d’oltremare.