Quella copertina che indigna: 'Una sana taglia 38' o 'Estetica della morte'?

Quella copertina che indigna Una sana taglia 38 o Estetica della morte

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È stato un post scritto su Facebook dalla scrittrice Michela Murgia a sollevare il caso. Ma è facile immaginare che quella foto sulla nuova copertina di Marie Claire, mensile di attualità, moda, bellezza e lifestyle di casa Hearst, non sarebbe passata inosservata. Le spalle ricurve, il viso imbronciato, il dolcevita blu a mettere ancora più in evidenza l’incredibile magrezza. La modella ritratta è Marthe Wiggers e in comune con altre bellezze della moda ha quell’aria un po’ emaciata che tanto piace alle riviste patinate e agli stilisti. “Attitudine casual chic”, scrive il giornale; “Quando cominceremo a reagire sul serio e tutte insieme alla costruzione di una simile idea di donna? Per completare il disgusto, casomai non bastasse, ci sono anche le giustificazioni della direttrice alle santissime proteste delle lettrici del giornale”, scrive invece Michela Murgia, autrice tra gli altri di “Accabadora” e “Il mondo deve sapere”.

La polemica corre veloce sul web - E veniamo alle giustificazioni della direttrice, Antonella Antonelli, che in una nota sul sito del magazine scrive: "Vi ringrazio innanzitutto per l'attenzione e mi scuso personalmente per aver suscitato la vostra indignazione.Marie Claire da sempre è una rivista molto attenta e sensibile alle tematiche femminili, evitando immagini che siano dei modelli negativi per le ragazze, evitando foto con sigarette per il cancro al seno o modelle anoressiche...o altro. La modella della cover di novembre, come potrete osservare anche all'interno del servizio moda, dove ha le gambe scoperte, è una normale taglia 38 come tante altre...”. Il direttore cerca di spiegare le motivazioni della rivista ma finisce col peggiorare la situazione e dare il via a una sequela di proteste.

"Una sana taglia 38" - Ecco cosa scrive: “Noi non abbiamo mai creduto in un solo ideale di bellezza femminile, ma al contrario crediamo nella consapevolezza di ogni donna di sentirsi bene nella propria pelle, compresa in una sana taglia 38!”. Su quell’espressione “sana taglia 38” si scatenano in tanti: “Non è sana? Direi semplicemente che è malata”, scrive Paola Calabrini. “Ma continuate a prenderci per il…? Le donne italiane portano una sana taglia 48!”, commenta Simona Sessa e conclude: “vi auguro di diventare voi una sana taglia 38”. Altri commenti: “Se fosse tua figlia, e si aggirasse per casa sempre con quell'aria da gatto bagnato, derelitto e incazzato, vorrei vedere se la giudicheresti ugualmente "sana". E in quanto Direttore...mah, davvero una risposta vuota di contenuto”, annota Paola Miglio. E via protestando. Finito? No, nemmeno per sogno. La polemica continua e questa volta si rivolta contro chi nl’ha iniziata.: è il quotidiano L’Unità a prendersela con Michela Murgia e a pubblicare un articolo eleqiuonte dal titolo “Anoressica a tua sorella” nel quale tra l’altro la scrittrice viene accusata di essere semplicemente “invidiosa” di tanta bellezza. Michela Murgia argomenta ancora: “Non posso non provare sconcerto nell'osservare come sia facile cadere in uno sterile antagonismo tra taglie (38 vs 48) quando la questione posta da quell'immagine ha un peso che va molto oltre quello comunque minimo della modella".

L'estetica dell'infelicità e della morte - Ho scritto: "Quando cominceremo a reagire sul serio e tutte insieme alla costruzione di una simile idea di donna?" Quell'idea di donna si fonda sull'estetica dell'infelicità. La morte, e quindi anche la mortificazione, che ne è la declinazione simbolica, ci fa belle.
La ragazza in copertina non è infatti semplicemente magra: l'aggettivo più appropriato è emaciata, e questa condizione è enfatizzata da una serie di elementi che neutralizzano l'ipotesi che si possa trattare di una magrezza sana, qualunque cosa ne pensi la direttrice del giornale. Il colorito della modella è esangue, con le occhiaie e lo sguardo perso nel vuoto che associamo spontaneamente al malessere. Ha le guance truccate sotto lo zigomo in modo da enfatizzarne scientificamente l'incavo, ha il maglione aderente per evidenziare le braccia ridotte all'osso e la completa assenza di seno, le hanno scomposto i capelli e l'hanno messa in una posa sgraziata da manichino rotto... tutto è combinato per trasmettere l'idea di un'affascinante tristezza, di una femminilità glam e infelice. Direi di più: una femminilità glam PROPRIO perchè infelice.

La passività e la tristezza sono ormai accessori di moda - Il punto non è quindi che la modella è magra, perchè il peso di quella ragazza non è stato usato per dirci banalmente che esistono anche donne con la 38. E' usato per dirci che la passività, la fragilità fisica (in tutte le forme in cui compare in quella foto) e la tristezza sono accessori di moda al pari di jeans a vita alta e volpe blu e che potrebbero starci addosso che è una bellezza.
Fissarsi sui chili non ha senso: il messaggio distruttivo sarebbe identico anche se la ragazza pesasse di più”. Il dibattito, manco a dirlo, è apertissimo. Si attendono sviluppi.
 

È stato un post scritto su Facebook dalla scrittrice Michela Murgia a sollevare il caso. Ma è facile immaginare che quella foto sulla nuova copertina di Marie Claire, mensile di attualità, moda, bellezza e lifestyle di casa Hearst, non sarebbe passata inosservata. Le spalle ricurve, il viso imbronciato, il dolcevita blu a mettere ancora più in evidenza l’incredibile magrezza. La modella ritratta è Marthe Wiggers e in comune con altre bellezze della moda ha quell’aria un po’ emaciata che tanto piace alle riviste patinate e agli stilisti. “Attitudine casual chic”, scrive il giornale; “Quando cominceremo a reagire sul serio e tutte insieme alla costruzione di una simile idea di donna? Per completare il disgusto, casomai non bastasse, ci sono anche le giustificazioni della direttrice alle santissime proteste delle lettrici del giornale”, scrive invece Michela Murgia, autrice tra gli altri di “Accabadora” e “Il mondo deve sapere”.

La polemica corre veloce sul web - E veniamo alle giustificazioni della direttrice, Antonella Antonelli, che in una nota sul sito del magazine scrive: "Vi ringrazio innanzitutto per l'attenzione e mi scuso personalmente per aver suscitato la vostra indignazione.Marie Claire da sempre è una rivista molto attenta e sensibile alle tematiche femminili, evitando immagini che siano dei modelli negativi per le ragazze, evitando foto con sigarette per il cancro al seno o modelle anoressiche...o altro. La modella della cover di novembre, come potrete osservare anche all'interno del servizio moda, dove ha le gambe scoperte, è una normale taglia 38 come tante altre...”. Il direttore cerca di spiegare le motivazioni della rivista ma finisce col peggiorare la situazione e dare il via a una sequela di proteste.

"Una sana taglia 38" - Ecco cosa scrive: “Noi non abbiamo mai creduto in un solo ideale di bellezza femminile, ma al contrario crediamo nella consapevolezza di ogni donna di sentirsi bene nella propria pelle, compresa in una sana taglia 38!”. Su quell’espressione “sana taglia 38” si scatenano in tanti: “Non è sana? Direi semplicemente che è malata”, scrive Paola Calabrini. “Ma continuate a prenderci per il…? Le donne italiane portano una sana taglia 48!”, commenta Simona Sessa e conclude: “vi auguro di diventare voi una sana taglia 38”. Altri commenti: “Se fosse tua figlia, e si aggirasse per casa sempre con quell'aria da gatto bagnato, derelitto e incazzato, vorrei vedere se la giudicheresti ugualmente "sana". E in quanto Direttore...mah, davvero una risposta vuota di contenuto”, annota Paola Miglio. E via protestando. Finito? No, nemmeno per sogno. La polemica continua e questa volta si rivolta contro chi nl’ha iniziata.: è il quotidiano L’Unità a prendersela con Michela Murgia e a pubblicare un articolo eleqiuonte dal titolo “Anoressica a tua sorella” nel quale tra l’altro la scrittrice viene accusata di essere semplicemente “invidiosa” di tanta bellezza. Michela Murgia argomenta ancora: “Non posso non provare sconcerto nell'osservare come sia facile cadere in uno sterile antagonismo tra taglie (38 vs 48) quando la questione posta da quell'immagine ha un peso che va molto oltre quello comunque minimo della modella".

L'estetica dell'infelicità e della morte - Ho scritto: "Quando cominceremo a reagire sul serio e tutte insieme alla costruzione di una simile idea di donna?" Quell'idea di donna si fonda sull'estetica dell'infelicità. La morte, e quindi anche la mortificazione, che ne è la declinazione simbolica, ci fa belle.
La ragazza in copertina non è infatti semplicemente magra: l'aggettivo più appropriato è emaciata, e questa condizione è enfatizzata da una serie di elementi che neutralizzano l'ipotesi che si possa trattare di una magrezza sana, qualunque cosa ne pensi la direttrice del giornale. Il colorito della modella è esangue, con le occhiaie e lo sguardo perso nel vuoto che associamo spontaneamente al malessere. Ha le guance truccate sotto lo zigomo in modo da enfatizzarne scientificamente l'incavo, ha il maglione aderente per evidenziare le braccia ridotte all'osso e la completa assenza di seno, le hanno scomposto i capelli e l'hanno messa in una posa sgraziata da manichino rotto... tutto è combinato per trasmettere l'idea di un'affascinante tristezza, di una femminilità glam e infelice. Direi di più: una femminilità glam PROPRIO perchè infelice.

La passività e la tristezza sono ormai accessori di moda - Il punto non è quindi che la modella è magra, perchè il peso di quella ragazza non è stato usato per dirci banalmente che esistono anche donne con la 38. E' usato per dirci che la passività, la fragilità fisica (in tutte le forme in cui compare in quella foto) e la tristezza sono accessori di moda al pari di jeans a vita alta e volpe blu e che potrebbero starci addosso che è una bellezza.
Fissarsi sui chili non ha senso: il messaggio distruttivo sarebbe identico anche se la ragazza pesasse di più”. Il dibattito, manco a dirlo, è apertissimo. Si attendono sviluppi.
 

19/10/2015
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