Quando il quarto uomo è una donna: Stéphanie Frappart in campo per l’inaugurazione degli Europei
La 37enne francese sarà l'arbitro di supporto per Italia-Turchia, la gara che apre il torneo allo stadio Olimpico di Roma. La sua vita, le sue conquiste
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Non è nuova ai primati Stéphanie Frappart: è stata la prima donna ad arbitrare in Champions League e sarà la prima in campo agli Europei. La 37enne francese stasera entrerà in scena per l’avvio del campionato all'Olimpico come 'quarto uomo' per Italia-Turchia. Aveva già diretto Supercoppa Europea del 2019 tra Liverpool e Chelsea e aveva esordito in Champions League in occasione della sfida tra Juventus e Dinamo Kiev nel dicembre 2020, e oggi sarà l'arbitro di supporto per la gara che apre il torneo. Pronta a dirigere la partita se l'olandese Danny Makkalie dovesse farsi male, a tenere nelle loro aree tecniche Mancini e Günes, a dialogare con l'arbitro in campo e con il Var. “Non si arriva per caso sulla ribalta. Noi donne dobbiamo provare fisicamente, tecnicamente e tatticamente che siamo uguali agli uomini. Non ho paura di questo. Per me non cambia niente”, afferma lei.
In un mondo di uomini
'È una fuoriclasse', i francesi sono unanimi e L'Equipe l'ha messa al primo posto della sua classifica dei 30 personaggi che rappresentano il calcio transalpino. Nessuna si era mai affermata come lei in un mondo che non soltanto è declinato soltanto al maschile nei ruoli - come quello che rivestirà Stéphanie domani - ma è interamente costruito su schemi di genere ormai obsoleti. Lei non ha mai avuto incertezze, non ha mai fatto passi falsi, da quando nel 2014 ha arbitrato la prima partita del campionato di Ligue 2, a quando nel 2019 è salita in Ligue 1, poi la Supercoppa europea, la Champions League e ora l'Europeo.
Da calciatrice ad arbitra
Dietro la favola della 35enne francese di Herblay su Seine c’è tanto lavoro, tanta determinazione, tanta professionalità. Già a 11 anni, per imitare i fratelli, che invece hanno smesso presto di fischiare per continuare a giocare, da dilettanti: “Ho voluto apprendere, al meglio, le regole, tutte le regole. All’inizio, è stata la cosa che più mi ha appassionato”. A 17 anni, la svolta, quando Stéphanie capì che, come calciatrice, proprio non poteva sfondare e decise di inseguire comunque la grande passione, il pallone, come arbitro: “Forte del mio lavoro e della fierezza che metto nel fare tutte le cose. Sono fattori determinante, come umiltà, lavoro, perseveranza, rigore”.
Duro allenamento
“Anche come arbitro, dovevo e devo assolutamente allenarmi anche fisicamente oltre che psicologicamente”. Eppoi bisogna studiare, aggiornarsi, sforzarsi di capire: “Bisogna applicarsi tutti i giorni, e in modo intenso. Io analizzo i match al video per capire meglio il gioco, anticipare le situazioni, trovarmi al posto giusto al momento giusto per prendere le decisioni giuste”. Perciò, come ogni campione, nelle sedute quotidiane col su preparatore atletico personale, Stephanie non lesina sui carichi di lavoro, non conta le ore né il percorso per progredire continuamente.
“Mai sventolato bandiere femministe”
'Non sono una di quelle - ha detto qualche giorno fa, prima di imbarcarsi nell'avventura dell'Europeo - che vogliono che ci siano donne ad ogni costo a tutti i livelli di responsabilità. Voglio soltanto che si giudichi la competenza. Lo sport di alto livello non è per tutti, che si tratti di un uomo o di una donna, ma bisogna dare ad ognuno il suo posto. Non ho mai sventolato bandiere femministe e soprattutto non voglio farlo'.
La sua storia di successo
Figlia di un operaio della laboriosa Lorena e di un'assistente delle scuole materne a domicilio, portoghese, Stéphanie sarà una dei tre arbitri francesi alle Olimpiadi di Tokyo e pochi pensano che salterà i Mondiali in Qatar l'anno prossimo. Finora l'hanno ricoperta tutti di complimenti per il carattere, la fermezza, il sorriso con cui sa smorzare la tensione dei momenti più difficili. Lo spiega bene lei che, da timida, ha tirato fuori un carisma incredibile, riconosciutole sul campo da tutti: 'Sono sempre stata riservata - confida - ma in campo mi vengono fuori una potenza e una serenità che fanno sì che con loro (i giocatori, ndr) tutto funzioni al meglio'.