Al lavoro insieme a mamma e papà: la storia favolosa del primo asilo aziendale in Sardegna
“Il Castello di Fantaghirò” è dal 2002 il nido dei figli dei dipendenti di Tiscali ma ora si apre all'esterno per accogliere i bambini dei lavoratori di tutta la zona industriale di Cagliari
Quante sono le aziende italiane che al proprio ingresso vedono arrivare impiegati con il computer portatile sotto braccio insieme ad altri che in braccio, o per mano, tengono i propri figli? Poche, pochissime ma Tiscali è una di queste dal 2002. È stata infatti una delle prime società in Italia, e la prima in Sardegna, ad aprire un asilo aziendale sposando in pieno il principio del sostegno alla genitorialità dei propri dipendenti.
Innovazione e famiglia
In genere l’unica occasione che si ha di portare i propri piccoli al lavoro è una volta all’anno per l’iniziativa “bimbi in ufficio”. Invece uno degli elementi che colpisce del Campus Sa Illetta, sede dell’azienda sarda di telecomunicazioni, è proprio la presenza dei bambini negli spazi comuni come il bar aziendale, il parco alberato circostante o i corridoi fra i diversi edifici del complesso.
Pionieri e visionari
Il “ Castello di Fantaghirò” prende il nome dalla prima serie tv fantasy italiana degli anni ’90 e in comune con questa ha il carattere pionieristico. Una realtà educativa con una storia speciale legata a quella di Tiscali perché costruita insieme alla sede principale dell’azienda con la volontà di prendersi cura di precisi aspetti relazionali dei lavoratori che si avvicendano nell’esperienza della genitorialità.
Non solo i figli dei dipendenti Tiscali
Per 17 anni il Castello di Fantaghirò è stato l’asilo esclusivamente dei bambini degli impiegati di Tiscali spa. Oggi le nuove iniziative messe a punto dalla direttrice, Elisabetta Ruggeri, permettono alla struttura di aprirsi all’esterno per accogliere i figli dei dipendenti delle altre aziende del Campus Sa Illetta come Fastweb, Concentrix, Telit, o di chiunque voglia che i propri bambini siano accolti in un nido che sorge in un contesto naturalistico esclusivo come quello della Laguna di Santa Gilla, fra olivi secolari, cespugli di essenze officinali e voli di fenicotteri.
È proprio Elisabetta Ruggeri, che i bimbi chiamano Beba, a raccontarci la storia dell’asilo che dirige e a spiegarci le novità ideate per il futuro.
“Nel 2002, quando abbiamo iniziato, avevamo solo un’intuizione e il fondamentale supporto di Renato Soru (che nel 2019 è tornato ad essere amministratore delegato di Tiscali spa, ndr) che ha fortemente voluto questo servizio per i dipendenti. Erano pochissime le esperienze in corso in Italia, forse solo l’asilo della Valleverde e alcune buone prassi in Emilia Romagna. Questo fatto ci ha costretti a studiare e a formarci sul campo dal punto professionale ma anche giuridico e normativo, visto che non c’erano leggi in proposito. Nel tempo abbiamo costruito una realtà consolidata e stimata che si è presa cura di centinaia di bimbi”.
Quanti sono i bambini che sono passati attraverso il Castello di Fantaghirò?
“Almeno 600 famiglie. E dico famiglie perché noi educatrici non ci prendiamo cura solo dei piccoli. La cornice aziendale ci permetti infatti di occuparci primariamente dei bimbi come individui ma anche di essere il centro di un sistema di relazioni e socializzazione fra adulti e famiglie”.
A parte l’evidente comodità da un punto di vista logistico, quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un asilo aziendale?
“Il primo vantaggio da un punto di vista educativo e dell’accudimento è la vicinanza del genitore, che sia mamma o papà. Abbiamo infatti un sostanziale equilibrio di genere fra i genitori che accompagnano qui i propri figli. Il vantaggio è per noi operatori ma anche per chi ha i propri figli presso il luogo di lavoro: li fa sentire più sicuri. Questo secondo me rappresenta un vantaggio anche per l’azienda che può contare su un lavoratore più rilassato e non in costante apprensione per la lontananza dai propri bambini. Pensiamo poi a casi come un malessere del piccolo o all’inserimento. Quanto agli svantaggi… sinceramente non ne trovo”.
Neanche uno? Mi viene in mente il rischio di invadenza, per esempio, di qualche mamma o papà apprensivo che si presenti all’improvviso durante una pausa lavorativa.
“È successo poche volte ai primi tempi della nostra attività ma in generale chi ci affida i figli non ha bisogno di fare incursioni”.
Quale differenza c’è tra un asilo normale e uno aziendale?
“In realtà ce ne sono poche, a parte i vantaggi che ho evidenziato, ma fra le differenze c’è quella dei tempi. La lontananza fra il luogo di lavoro e il nido dei propri figli fa sì che, durante il tragitto, il genitore si allontani anche emotivamente dagli impegni lavorativi. In questo caso il rischio è che mamma o papà arrivi stressato o con la mente ancora concentrata sul lavoro. Per questo ci siamo presi l’impegno di creare un ambiente accogliente e sereno che offra al genitore la possibilità di rilassarsi e dimenticare il lavoro quando entra nell’asilo. I colori e i suoni - c’è sempre una musica rilassante all’uscita dei bimbi - aiutano”.
Una sorta di camera di decompressione.
“Sì, chi arriva qui deve avere la percezione di entrare in un altro ambiente, non contiguo a quello delle scrivanie e delle scadenze del proprio impiego.”
Cos’altro ha di caratteristico il Castello di Fantaghirò?
“Sicuramente il fattore ambientale: l’asilo è stato costruito con un bassissimo impatto ambientale in un ecosistema, quello della laguna di Santa Gilla, che ne fa un luogo formidabile, molto differente dall’idea della tipica scuola dell’infanzia in contesto urbano. La struttura ricorda una casa campidanese ma ha delle grandi vetrate che rendono la luce protagonista: siamo circondati dal verde e dall’azzurro, siamo in un’oasi. Qui il concetto di confine e barriera antropica è molto labile. Inoltre la natura in cui siamo immersi ci permette di seguire l’alternanza delle stagioni e creare eventi socializzanti all’aperto per i bimbi e le loro famiglie”.
Altro elemento distintivo è il fatto che i genitori dei piccoli siano anche colleghi di lavoro.
“Che le mamme e i papà si frequentino e abbiano relazioni anche strette fuori dalle mura del nido è una caratteristica che ci ha permesso, nel tempo, di dare vita a una community che si rinnova costantemente”.
Immagino ci sia una collaborazione fra “genitori senior” e neo-genitori simile a quella che c’è fra colleghi anziani e i più giovani.
“È così, e questa collaborazione ci ha ispirato nuove iniziative da realizzare anche con il supporto telematico che vanno ben al di là della classica chat di gruppo. Ci siamo accorti che nel tempo abbiamo costruito una community di mamme, di papà, di nonni, di zii e di professionisti che sono rimasti in relazione e hanno creato legami. Questa community è ricca di esperienze e saperi più o meno formali che meritano di essere valorizzati e trasformati in competenze per tutti i nuovi genitori che si avvicineranno con i loro bimbi alla nostra realtà. Per il futuro quindi abbiamo deciso di costruire una serie di eventi formali e informali sulla cura del bambino e sulla genitorialità utilizzando proprio questa rete di relazioni e saperi”.
Qual è il metodo educativo che seguite?
“Nel corso della nostra storia abbiamo conosciuto molti professionisti: pedagogisti, educatori, nutrizionisti, psicoterapeuti e pediatri. Questi incontri ci hanno fatto riflettere e disegnare bisogni e percorsi formativi differenti. Abbiamo avuto mamme che magari avevano portato il primo figlio in un asilo steineriano, altre alla scuola Montessori e ogni volta abbiamo approfondito gli studi e tratto ispirazione da questi metodi. Ma quello che forse ci è più vicino è il metodo dell’Asilo nel bosco. In effetti potremmo dire che il nostro sia il metodo “dell’asilo nella Laguna” e stiamo pensando anche ad una codifica del sistema con l’apporto di pedagogisti, psicologi e altri specialisti del settore per dedicarci un giorno anche alla formazione”.
Come è venuta la decisione di aprirvi all’esterno e diventare qualcosa di più di un asilo aziendale per i dipendenti di Tiscali spa?
“Le contingenze storiche hanno ormai delineato una nuova organizzazione aziendale e nuove realtà produttive rispetto a quando è nato l’asilo di Tiscali. Oggi questo luogo è popolato da tante aziende, senza contare l’Open Campus e la dinamicità delle startup che nascono e fioriscono proprio qui. Questo per noi non è un vincolo ma una possibilità. E’ arrivato il momento di aprirci all’esterno e offrire quello che siamo e quello che facciamo. Presto organizzeremo un evento di presentazione dell’asilo in cui tutti i curiosi e i genitori interessati potranno partecipare per conoscere meglio la nostra programmazione e le nostre attività”.