Neonato morto soffocato, le testimonianze scioccanti dei lettori: “Pure io mi sono addormentata, ecco come si è salvato mio figlio"
Le testimonianze di mamme, e anche di padri, che hanno scritto a Milleunadonna raccontando che il caso della donna che ha soffocando il proprio figlio addormentandosi, non è così raro perché "poteva accadere anche a me"
Quando capita una tragedia, la condivisione può essere un modo per affrontare il dolore se non per lenirlo. La morte del neonato soffocato dalla madre nel sonno è una disgrazia che ha destato una forte reazione nell’opinione pubblica proprio perché “poteva accadere anche a me”. L’iniziativa lanciata da Milleunadonna ha infatti ricevuto tantissime risposte da parte di madri, ma anche di padri, che si sono trovati in una situazione in cui la sciagura poteva toccarli ma li ha fortunatamente risparmiati. Forte resta però il coinvolgimento emotivo della comunità delle nostre lettrici e dei nostri lettori: ecco i loro contributi.
Simona: “Non è successo… per fortuna”
Sono passati 10 anni e mezzo dal parto della mia secondogenita. La "piccola" (3,755 grammi di ciccia) si attacca immediatamente al seno, ci portano in camera con la procedura del "rooming in". Martina non si stacca mai dal seno, appena la metto nella sua culla piange .... resto tutto il giorno dopo senza chiudere occhio e nella notte successiva mi sento stanchissima, dolorante al seno (avevo già le ragadi) e porto Martina al nido chiedendo di poterla tenere solo un paio d'ore perché ero stanchissima e avevo tanto bisogno di riposare ...In risposta mi fanno di tornare in camera con la piccola dicendomi di abituarmici. Dopo poco arriva in camera un'ostetrica, mi alza la sbarra laterale del letto, e ci mette un cuscino contro e mi dice di tenere Martina nel letto in modo che sentisse il mio contatto e cosi che io potessi riposare. Non è successo nulla per fortuna, ma mi sento proprio di dire ‘poteva accadere anche a me’".
Nei reparti di neonatologia le neomamme sono lasciate
Silvia racconta che per i suoi due parti cesarei ha “avuto il rooming-in ma non mi è stato imposto nel senso che avrei potuto mandare i bambini al nido. Ho però avuto poca empatia con le ostetriche e con la ginecologa per quanto riguarda l'allattamento. A me la montata lattea non è arrivata e quindi i bambini per saziarsi dovevano stare attaccati al seno un tempo per me ‘infinito’ visto che ero stata operata ed ero molto dolorante. Avrei potuto addormentarmi, e a volte è accaduto, e assumere posizioni pericolose per il bambino. Tutto questo per testimoniare come nei reparti di neonatologia le neomamme sono lasciate da sole e non comprese né tantomeno aiutate a capire le necessità dei piccoli. Come se far nascere un figlio volesse dire già saper fare la mamma”.
"Se lo ricorda signora che ha partorito?"
Roberta Conga racconta su facebook : “Avevo la febbre alta quella prima notte dopo il parto, un taglio importante che mi causava un dolore atroce. Non mi reggevo in piedi e non riuscivo ad alzarmi. Dovevo recarmi alla nursery ( allora esisteva ) e avrò avuto una decina di minuti di ritardo. Arrivò l'infermiera che con una sensibilità infinita mi disse, " Se lo ricorda signora che ha partorito?" Devo averla uccisa con il pensiero”.
“Noi puerpere imploravamo le infermiere”
Loredana: “Ho avuto 3 figli e ricordo nitidamente la stanchezza e spossatezza seguenti al parto. Ricordo tutte noi puerpere implorare quasi le infermiere di prenderci per un po' i piccoli. Ma ricordo ancora di più quanto, la notte soprattutto, quasi dimenticassero che delle piccole creature erano lasciate a lungo con le mamme distrutte da parti difficili e lunghi non sempre perfettamente in grado di badare ai propri neonati. Ricordo la mia prima figlia, nata dopo una lunghissima notte di travaglio. Ecco la sera, stanca e dolorante, ricordo di essermi addormentata con la piccola al mio fianco e sicuramente per un miracolo non è caduta dal letto. Pertanto certo che può capitare a tutte questa atrocità. Un abbraccio immenso a questa povera mamma che il Signore la consoli in questo grande dolore di cui non ha colpe”.
Stanchezza infinita
Anche Elena racconta della “stanchezza infinita, persone che ti vengono a trovare a tutte le ore, quando tu vorresti solo dormire... Per fortuna mia mamma silenziosamente mi aiutava... Ma tante volte mi sono svegliata di colpo senza ricordare dove lo avevo messo... Sono nel cuore della mamma. Spero che capisca che non è responsabile. Che non porti la colpa, che non le addossino la colpa, già portare il dolore della perdita sarà dura”.
“Brava mia moglie”
E poi c’è la netta percezione di essersi salvato dalla tragedia, come scrive Giorgio Bò: “A mia moglie avevano proposto di tenere subito il bambino al San Filippo Neri nel 2016 ma lei era troppo stanca dopo 24 ore di travaglio, senza mangiare e senza bere. Più assurdi tentativi di farlo uscire, praticamente una pericolosa tortura. Alla fine, taglio cesareo ma lei era sfinita. Mia moglie, bravissima, ha avuto l'intuito di dire ‘no, tenetelo ancora per un giorno2. Meno male, brava moglie!”
"Sei vecchia, partorirai con dolore"
Quanto la sanità possa essere carente e matrigna, ce lo racconta un’altra mamma: “Ho partorito a febbraio del 2022,è stata la prima volta. Io vivo in paese della Calabria, qui da noi la donna non ha neanche la possibilità di scegliere se fare l'epidurale per mancanza di anestesisti, o di scegliere la posizione in cui partorire, quindi ad oggi, siamo costrette a partorire con dolore, proprio come la punizione divina. Al primo parto è ancora peggio perché se ti lamenti troppo è perché è la prima volta e non sai nulla e ti devi affidare alle mani del personale sanitario, e pensi di essere fortunato perché sono donne come te, ma purtroppo non è così. Io sono riuscita a coronare il mio sogno di essere madre a 37 anni. In ospedale durante le mie 20 ore di travaglio mi sono sentita quasi un peso perché ero "vecchia" per partorire il mio primo figlio, brutte parole dette proprio da chi in quel momento avrebbe dovuto aiutarmi. Nonostante tutto finalmente arrivo al momento, ma qui da noi c'è solo una sala parto, e c'era dopo di me un'altra donna in procinto di partorire, quindi, per fare veloce, mi praticano un'episiotomia estesa senza nessuna motivazione clinica, mi ricuciono e mi mandano via. Ovviamente sola in stanza con la mia bambina, distrutta, le visite erano completamente negate anche solo per un minuto perché le regole covid erano ancora nel pieno. Non riuscivo a salire e scendere dal letto per i troppi punti. Nonostante le mie lamentele per il dolore terribile che avevo ai punti nessuno mi ha dato una mano, ero esagerata, perché ero vecchia ed era la prima volta. Una sera, mentre allattavo su una sedia mi sono addormentata per una frazione di secondo e ho rischiato di far cadere la mia bambina a terra”.
Il pensiero di Silvia, una mamma antica
"La nascita di ogni figlio è stata un’esperienza unica come accade per un’impronta digitale: Stessa persona, stessa mano ma ogni polpastrello racconta una storia unica nella “miliarditudine” di altre e altrui sconosciute esperienze - scrive Silvia - Evitando di soffermarsi su questioni antropologiche e socialmente rilevanti quali cultura e ceto sociale (chi può permettersi cosa, bizzarrie dei divi, compravendite di uteri, uova e spermatozoi vaganti) dal momento in cui una donna partorisce scoprirà autenticamente e profondamente il significato dell’espressione “croce e delizia”. Tornando alle mie personalissime esperienze, posso dire che a distanza di anni ho ancora sonno. Un sonno latente che aleggia attorno a me come un soffio profumato e imprendibile. Ora non sopravviverei una settimana alla condizione di mamma di bimbi under three... figuriamoci ai primi giorni! Ora, questa terribile disgrazia che è capitata a quei genitori e a quella mamma poteva certamente capitare a me come a chiunque altra mamma così come avrebbe potuto capitarmi di uccidere il mio bambino dimenticandomelo in macchina sotto il sole cocente. …Tutti i giorni ringrazio il Signore che non abbia scelto me… …Alla fine siamo soli, siamo soli quando nasciamo, anche se abbiamo 20 mani che ci aiutano. Alla fine, siamo sole anche se abbiamo 60 occhi che ci guardano, ci aiutano, ci accudiscono, ci consolano. Le disgrazie accadono e sono terribili lutti. Io non ero testimone del terribile accadimento di cui stiamo parlando e non so nemmeno dove sia capitato e a chi. Ma ugualmente mi stringo attorno a quella famiglia con compassione e amore: avrebbe potuto certamente capitare anche a me. Una cosa eviterei. Di condividere le responsabilità. Condividere il dolore è salvifico. Cercare colpevoli è velenoso".