"Perché l'Isola delle Femmine è in vendita": intervista al collettivo femminile "ma niente foto"

Le sei donne che fanno parte del collettivo non danno loro foto perché vogliono dare risalto al progetto piuttosto che alle persone. Ecco il loro progetto

Stefania Galegati, “Isola#66”. Courtesy Francesco Pantaleone Arte contemporanea, Palermo e Pinksummer, Genova

 

di Stefano Miliani

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Un’utopia collettiva al femminile concreta in cui si intrecciano più saperi e obiettivi. Potrebbe essere la sintesi del progetto per “L’Isola delle femmine” varato da un gruppo di donne per salvaguardare e dare un significato al femminile all’isolotto e riserva naturale che si trova a 300 metri dalla costa palermitana ed è stato messo in vendita dalla proprietà privata. Un terreno brullo con vegetazione mediterranea su sui svettano i ruderi di una torre. Il collettivo attualmente è formato da Stefania Galegati, artista, Eleonora Lombardo, scrittrice, Daria Filardo, curatrice, Claudia Gangemi, ricercatrice e curatrice, Valentina Greco, art producer, Debora Drago, amministratrice di patrimoni immobiliari.

Niente foto per dare risalto al progetto piuttosto che alle persone

All’intervista che segue hanno risposto via mail in gruppo sottolineando che “l’isola rappresenta un avamposto artistico perché cerca liberare il concetto di proprietà privata e di pochi attraverso la sperimentazione di un nuovo modello di condivisione territoriale virtuale e collettiva”. Le componenti del collettivo hanno preferito non dare una foto del gruppo perché abbia più risalto il progetto che le singole persone. Vale aggiungere che “L’Isola delle femmine” ha guadagnato visibilità a febbraio: la galleria Fpac - Francesco Pantaleone Arte contemporanea di Palermo (con sede anche a Milano) ha esposto nel suo stand ad Arte Fiera Bologna tele suggestive e ricche di rimandi di Stefania Galegati intitolate “Island Tales”. Nei dipinti come nel progetto, ha scritto la curatrice Valentina Greco, “si rimettono in gioco i temi della tutela del territorio, della proprietà relazionale e generativa, per ripensare mondo e linguaggio, pensiero e azione al di fuori e al di là delle logiche patriarcali”. In più un quadro del ciclo esposto dalla galleria Fpac, “isola #49”, ha ricevuto il premio per opere su tematiche femminili del Gruppo Bper Banca nella manifestazione bolognese 2024 entrando così a far parte della raccolta dell’ente bancario.

Un isolotto riserva naturale a 300 metri dalla costa palermitana

L’Isola delle Femmine è un isolotto e riserva naturale a 300 metri dalla costa palermitana. È un luogo privato, è una riserva naturale ed è in vendita – se è ancora così – per 3,5 milioni di euro. In sintesi, in cosa consiste il vostro progetto per acquistarlo? Avete scritto “avamposto artistico”: cosa intendete?

"L’agenzia immobiliare la propone, a oggi, sul sito a un milione e 650mila euro. L’idea è quella di acquistarla con il più gran numero di donne possibili, o chiunque si identifichi nel femminile, con quote da 10 euro l’una. L’acquisto avverrà attraverso un’associazione culturale, Femminote, che abbiamo costituito qualche anno in modo da essere uno strumento per la raccolta fondi. L’isola rappresenta un avamposto artistico perché cerca liberare il concetto di proprietà privata e di pochi attraverso la sperimentazione di un nuovo modello di condivisione territoriale virtuale e collettiva. Immaginare un’isola condivisa e indivisa sta attivando alcune ricerche sia personali sia collettive che, in maniera non sistemica, rimettono in gioco i temi della tutela del territorio, della proprietà relazionale e generativa, del sistema patriarcale e le sue conseguenze, della gioia delle azioni non soggiogate dalla categoria dell’utile, della liberazione del tempo e della potenza della sua improduttività, di cosa sia un bene comune e di quali siano gli strumenti per gestirlo insieme"

Quando è nato il progetto? E a che punto è la raccolta fondi, quanto è stato dato?

"Il progetto è nato nel 2017 con una prima idea di Valentina Greco di occupare l’isola. La raccolta fondi non è ancora iniziata. Ci stiamo lavorando lentamente, aspettandoci a vicenda, cercando di non essere avventate e ragionando sulle forme migliori che ci permettano di portare avanti il nostro progetto di utopia reale". 

Una volta acquistato l’isolotto, sarà riservato alle donne? Se sì, perché?

"Immaginiamo l’isola come una proprietà collettiva, uno spazio naturale e culturale insieme, un luogo ricco di storia e nuove immaginazioni, da lasciare libero e aperto allo sguardo. L’isolotto, una volta acquistato, sarà lasciato in pace"

Con il progetto andato in porto quale forma giuridica avrà la proprietà?

"L’idea è di farne una fondazione che verrà gestita con più donne e chiaramente con un diverso impegno"

Tra i vostri obiettivi rientra quello di preservare l’ambiente naturale, giusto?

Più che altro vorremmo che questo pezzo di territorio fosse lasciato in pace. Preservare è una parola che già implica una idea di conservazione innaturale.

In che modo le opere di Stefania Galegati sono parte del progetto? Danno certo visibilità, come è successo venendo esposte nel febbraio scorso dalla galleria Francesco Pantaleone ad Arte Fiera a Bologna: è il loro scopo o c’è altro?

 (Risponde Stefania Galegati, ndr) "Ci sono due canali processuali nel progetto: uno è quello collettivo in cui, insieme, cerchiamo di perseguire l’acquisto dell’Isola e le ricerche e attività connesse; l’altro canale sono le ricerche personali che ognuna di noi sta portando avanti. Per me da artista si tratta di alcune opere fra cui questa molto intima di pittura. Realizzo ritratti dell’isola su cui scrivo, la prima volta che lo leggo, il Secondo Sesso di Simone De Beauvoir e continuerò a farlo fino a che non ho finito il secondo tomo".

Quale sarà il rapporto dell’Isola delle Femmine con la città di Palermo?

Forse continueranno a guardarsi da lontano.

Per informazioni, il sito è isoladellefemmine.party https://isoladellefemmine.party/

03/05/2024
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