Parla il marito di Michela Murgia: "Noi amici all'ennesima potenza, il suo sorriso è la prima cosa che mi ha colpito"

Lorenzo Terenzi ha sposato la scrittrice sarda in articulo mortis il 15 luglio: è a lui che Murgia ha chiesto di farsi carico di garantire i diritti dei suoi figli d’anima

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La prima cosa che mi ha colpito è stato il suo sorriso. Altro che arcigna, Michela sapeva guardarti e capirti. Era accogliente. Continuerò a vivere in quella casa che abbiamo messo su in un tempo record perché lei voleva andarci. Continuerò a lottare per le cose per cui lei ha lottato, insieme con gli altri

Lorenzo Terenzi ieri ha rilasciato una intervista a Repubblica, appena tornato dal funerale della moglie che si è svolto nella chiesetta degli Artisti a Roma. In quella casa tanto desiderata e preparata in fretta, nella quale la scrittrice sarda ha deciso di passare le ultime settimane insieme con la sua famiglia queer. Racconta di un matrimonio tradizionale che ha dato ruoli "legali" a un rapporto intenso di bene profondo e stima che non aveva bisogno certo di firme davanti a un ufficiale di stato civile. Ma era necessario che qualcuno si facesse carico di garantire i diritti dei suoi figli d'anima. Viviamo in un Paese in cui conta la Legittima e non possiamo scegliere, fuori dai legami legali tradizionali, a chi lasciare i nostri bene.

Si conoscono a teatro

Si parla di “Quasi Grazia”, di Gabriele Lavia e Veronica Cruciani con Murgia nella parte di Grazia Deledda. "Ci siamo conosciuti così, per un caso. Abbiamo passato insieme poco più di un mese, ma le barriere tra di noi sono saltate subito. Facevo il training agli artisti prima dello spettacolo: ci vuole fiducia, un rapporto con il corpo. Diciamo che col teatro vai subito in profondità. Siamo diventati grandi amici, migliori amici. Io a Roma abitavo a Testaccio, lei a Trastevere, quartieri vicini, e abbiamo cominciato a vederci spesso per cene e chiacchiere infinite: dalla filosofia alla musica, dalla religione alla cucina".

Ha sposato Murgia in articulo mortis il 15 luglio

Perché ha scelto proprio lei chiede Sara Scarafia: "Diceva sempre che ero saggio, 'Lollo è saggio, è Zen'. Ridevamo perché le dicevo che faccio l’attore perché non si può più fare lo sciamano. Sapeva che per mestiere riesco a essere centrato anche sotto stress. Ma non sono solo. A ciascuno di noi, Michi ha lasciato un compito da portare avanti. Ha organizzato tutto". 

La proposta a "Pasqua scorsa, dopo la diagnosi. Le avevano dato quattro anni. Eravamo in un club in cui nemmeno voleva andare. Mi chiede: 'Te la senti?'. Io le dico che sono riservato e lei mi dice che non potevamo farlo di nascosto. Io capisco e accetto. Poi le cose si sono evolute velocemente. Mi ha detto: “Dobbiamo farlo prima”. E così è stato"

Chi è il migliore amico-marito

"Sono un attore, regista e musicista. Sono nato nella periferia di Firenze. Ho studiato da perito informatico ma a 12 anni ho scoperto il teatro, la mia vocazione, il mio Daimon".

La malattia

"Ero a casa sua, tra Natale e Capodanno. Non si sentiva bene. Era stanca, aveva l’affanno, ma aveva fatto una tournée e pensava che il malessere fosse psicosomatico. Parliamo tanto, dopo un po’ mi dice che sta meglio e mi chiede di andare in farmacia. Invece poi finisce in ospedale".

"Aveva organizzato il Capodanno da lei, mi aveva portato in taxi a recuperare questi tortellini bolognesi da un tizio che glieli aveva portati, e il 31 dicembre, dalla terapia intensiva, spiegava a noi che eravamo a casa sua come cucinarli".

Come nasce la famiglia queer

"Ci conoscevamo già tutti ma la malattia di Michi ci ha uniti in un modo indescrivibile. Era quella che voleva: trasformarla in comunione".

 

14/08/2023
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