La parità salariale fra uomo e donna è legge: aiuti e sgravi fiscali alle aziende con uguaglianza di genere certificata
Sarà istituita la certificazione della parità di genere, sgravio contributivo dell'1% nel limite di 50.000 euro annui per le aziende che si adeguano
Sono anni che si parla di parità salariale fra uomo e donna senza trovare una quadra, ma finalmente stavolta siamo arrivati a una legge che premia con incentivi le aziende che, a parità di mansione, non discriminano le lavoratrici. Si tratta di un “bollino di qualità” per le imprese che dimostreranno d'essersi impegnate nell'eliminazione degli ostacoli sulla strada della parità retributiva (e di carriera): è una delle novità della legge approvata definitivamente al Senato, che punta ad inserire nell'ordinamento nuove tutele per la componente femminile del mercato.
Rapporto periodico sulla situazione del personale
Il testo, politicamente trasversale, dopo esser stato varato all'unanimità alla Camera, il 13 ottobre, ha ottenuto l'assegnazione in sede deliberante al Senato che ha dato l'ok definitivo, dunque 'a breve sarà legge dello Stato', ha annunciato la presidente della Commissione Lavoro di palazzo Madama Susy Matrisciano (M5s). Con l'obiettivo di incrementare la trasparenza nei luoghi di lavoro, si estende dalle imprese con più di 100 dipendenti a quelle a partire da 50 addetti in su l'obbligo di presentare un rapporto periodico sulla situazione del personale maschile e femminile, mentre per quelle di dimensioni minori sarà facoltativo.
Sgravio contributivo come premio
Le realtà “virtuose” sul fronte dell'uguaglianza tra i sessi verranno premiate, giacché sarà istituita dal 1° gennaio 2022 la certificazione della parità di genere, se ci si applica per ridurre il divario di genere, in relazione alle opportunità di crescita in azienda, e viene introdotto, sempre il prossimo anno, uno sgravio contributivo dell'1% nel limite di 50.000 euro annui (con una dotazione di 50 milioni complessivi). La disciplina integra, tra l'altro, la nozione di discriminazione diretta e indiretta, includendo nelle fattispecie pure gli atti di 'natura organizzativa, o oraria' che sfavoriscono la componente lavorativa femminile.
Via gli ostacoli alla carriera delle donne
Nel mirino, pertanto, finiscono quei trattamenti che, 'in ragione del sesso, dell'età anagrafica, delle esigenze di cura personale o familiare, dello stato di gravidanza nonché di maternità o paternità, anche adottive', pongono, o possono porre la lavoratrice in 'posizione di svantaggio rispetto alla generalità degli altri' addetti, generano 'limitazione delle opportunità di partecipazione alla vita o alle scelte aziendali', e creano ostacoli riguardo ad avanzamento e progressione nella carriera.
Quote rosa
Fissata, poi, l'estensione alle aziende pubbliche la normativa delle legge Golfo-Mosca sulle quote rosa negli organi collegiali di amministrazione delle società quotate in borsa. Per una delle maggiori promotrici del testo, la deputata del Pd Chiara Gribaudo, 'l'Italia compie un grande passo per i diritti delle lavoratrici', ora però occorre impegnarsi, 'perché la legge venga attuata al 100%'.