“Il padre non deve più accompagnare la sposa all’altare”: la nuova polemica è servita
Tra simbolismi e tradizione, il dibattito è nato in Svezia di recente come parte della lotta al patriarcato ma in tanti si chiedono quanto tempo ci impiegherà ad arrivare in Italia
Foto Ansa
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In Italia si convola a nozze sempre meno e a decrescere sono soprattutto i matrimoni in chiesa, quelli in cui la sposa percorre la navata con l’abito bianco e giunge di fronte al futuro marito accompagnata dal padre. Ed è proprio questa usanza che in Svezia è stata messa sotto accusa e in tanti si chiedono quanto tempo ci vorrà perché la polemica sbarchi anche nel Belpaese che da tempo ha ingaggiato, almeno in una parte della popolazione, una strenua lotta al patriarcato. Perché è proprio quello che viene definito un retaggio patriarcale a essere osteggiato.
“Scelta patriarcale”
La pratica del padre della sposa che accompagna all’altare la futura moglie “non è una nostra tradizione”, sostengono due pastori della Chiesa luterana in Svezia. La questione nasce da una tendenza che in Scandinavia sarebbe recente e non accreditata dai secoli come alle nostre latitudini. Sara Waldenfors, pastore di Nylöse, Goteborg, e iscritta al partito socialdemocratico d’opposizione del Paese, insieme a Jesper Eneroth, ha avanzato la proposta di divieto. La motivazione? “È una scelta patriarcale”. Ma andiamo con ordine.
La consegna della vergine al nuovo tutore
“La tendenza relativamente nuova in cui il padre accompagna la sposa all’altare e la passa al nuovo marito non fa parte della tradizione della nostra chiesa”, hanno detto i pastori, come riporta il Guardian. “Sebbene la scena sia piacevole per le future coppie di sposi, non possiamo ignorare ciò che simboleggia: un padre che consegna una vergine minorenne al suo nuovo tutore”.
Nella celebrazione tradizionale del matrimonio in Svezia, gli sposi percorrono la navata insieme. Non c’è nessun passaggio di consegne, anche se sempre più di frequente, le donne chiedono di essere accompagnate dai papà e il permesso viene accordato dai singoli sacerdoti.
Tra simboli e tradizione
Il pastore Waldenfors, membro dei socialdemocratici all’opposizione, aggiungendo di essere contenta che la mozione abbia innescato il tipo di discussione che stavano cercando, ritiene che la questione debba essere affrontata in modo sistematico: “È stata una lotta per le coppie dello stesso sesso riuscire a sposarsi nella chiesa svedese. Perché allora dovremmo modificare una tradizione nella chiesa che non è la nostra e non rappresenta qualcosa a cui possiamo attenerci?” Henrik Lööv, un commissario esecutivo della parrocchia di Jönköping, ha detto che si trattava di consentire l’inclusione della famiglia nella cerimonia piuttosto che di un “passaggio legale e patriarcale”. E come tanti altri si è trovato in disaccordo con la scelta delle due protestanti di presentare una mozione.
Il “passaggio di consegne”
“In questo modo, la sposa o lo sposo scelgono di sottolineare l’importanza di un parente nella loro vita, una scelta che significa molto per tutti i soggetti coinvolti – ha detto Lööv -. Il passaggio di consegne della sposa è diventato sempre più popolare negli ultimi 10-15 anni. Probabilmente è dovuto all’ispirazione di Hollywood, ma anche al matrimonio della principessa ereditaria Vittoria, in cui il re ha camminato un po’ con lei lungo il cammino verso l’altare”.
In Svezia, solo il 10% di coloro che si sposa percorre la navata con la madre o il padre. La questione stava causando dibattito, ha detto, perché toccava due importanti valori svedesi: l’uguaglianza di genere e la libertà di scelta individuale. Il Paese, infatti, è tra quelli con il tasso più elevato di congedi parentali egualitari e parità di genere nella maggior parte dei settori e il dibattito si alimenta nonostante il numero di matrimoni in calo in Svezia. L’anno scorso, si sono sposate 44.190 coppie. Nel 2012, la cifra era di 56.240.
Cosa succede in Italia
In Italia, il numero di matrimoni nel 2022 è stato 189.140, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più in confronto al 2019, anno precedente la crisi pandemica (durante la quale molte coppie hanno rinviato le nozze). L’Istat, inoltre, registra che i matrimoni religiosi, pressoché stabili rispetto al 2021 (-0,5%), sono diminuiti sensibilmente (-5,6%) rispetto al periodo prepandemico. Nei primi otto mesi del 2023 i dati provvisori hanno indicato una nuova diminuzione dei matrimoni (-6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2022.
Cosa diceva la tradizione più antica
Tradizionalmente, nel diritto romano, la distinzione giuridica riguardava due forme di matrimonio: “cum manu” e “sine manu”.
• Matrimonio cum manu: La moglie passava sotto la potestà del marito (manus), diventando parte della sua famiglia. Perdeva i diritti e l’eredità dalla sua famiglia di origine e acquisiva quelli della famiglia del marito.
• Matrimonio sine manu: La moglie rimaneva sotto la potestà del padre (o del suo tutore), mantenendo i suoi diritti e l’indipendenza patrimoniale. Non entrava a far parte della famiglia del marito in senso legale.
Le nozze cristiane
Queste forme riflettevano diverse concezioni di autorità e autonomia all’interno del matrimonio. Con l’avvento del cristianesimo, il matrimonio subì una trasformazione profonda. Da un’istituzione prevalentemente giuridica e sociale, il matrimonio divenne un sacramento religioso. La Chiesa enfatizzò l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e il consenso reciproco dei coniugi come elemento essenziale per la validità del matrimonio, spostando l’accento dall’autorità patriarcale.
Questi cambiamenti ridimensionarono le differenze tra “cum manu” e “sine manu”, concentrandosi più sul legame spirituale e sacramentale che su quello legale. E no, non è obbligatorio che il passaggio dalla condizione originaria a quella nuova che si va formando con il vincolo matrimoniale richieda anche il passaggio formale del papà che accompagna la sposa all’altare.
Scelta personale
Questa tradizione, sebbene comune e simbolicamente importante in molte culture, è una scelta personale. La sposa può essere accompagnata all’altare da chiunque ritenga significativo, come un altro parente, un amico, o anche scegliere di camminare da sola. La Chiesa cattolica non impone regole specifiche su chi debba svolgere questo ruolo, lasciando la decisione alla sposa e alla sua famiglia.