Nozze gay in alta uniforme e picchetto d’onore: la storia di Angelo e Giuseppe abbatte ogni stereotipo
Uno è carabiniere appuntato scelto a Palazzo Chigi, l'altro parrucchiere. La distorsione di fondo, l’errore che molti fanno, è assimilare l’amore che lega due uomini o due donne a quello che unisce partner di sesso diverso. Quali sono le differenze
Cerimonia in alta uniforme e con picchetto d’onore per lo sposalizio di Angelo e Giuseppe in una masseria pugliese. Originari di Brindisi, uno carabiniere appuntato scelto a Palazzo Chigi (Angelo), l’altro parrucchiere, hanno pronunciato il “Sì” coniugale circondati da amici e parenti dopo quattro anni di convivenza a Roma.
Il tabù dell’omosessualità nelle forze dell’ordine
Sul web le immagini della coppia in uniforme che si bacia davanti alle spade incrociate dell’arma sono già virali perché sfatano il tabù dell’omosessualità nelle forze dell’ordine. Dimostrano quello che in ambito militare (come nel calcio) si è sempre saputo e che non si riesce ancora ad ammettere: in quanto essere umani carabinieri/e, poliziotti/e e militari in genere possono felicemente amare persone dello stesso sesso.
La grande novità
La grande novità è che possono farlo alla luce del sole come Angelo e Giuseppe dimostrano, persino col picchetto d’onore, senza più nascondersi né temere che la propria vita sentimentale comprometta carriere e affetti familiari.
Perché una coppia di uomini o di donne è una coppia
È una coppia autentica e completa nonostante l’aggettivo “gay” smuova vortici di preconcetti e di stereotipi che relegano i rapporti sentimentali tra persone dello stesso sesso al rango di relazioni fugaci e tormentate; nulla a che fare con l’idillio d’amore che unirebbe la “coppia legittima e sovrana”, quella eterosessuale.
La distorsione di fondo, l’errore che molti fanno, è assimilare l’amore che lega due uomini o due donne a quello che unisce partner di sesso diverso. Si tratta di un punto di vista etero-centrico che rappresenta la coppia gay come una copia dell’”originale” uomo-donna, come un prodotto di serie B, una pantomima in cui la relazione omosessuale imita nei ruoli, nelle regole e nelle dinamiche le unioni eterosessuali. Nulla di più sbagliato.
La coppia gay è una coppia autentica nel senso che persegue gli stessi obiettivi di stabilità, impegno, appartenenza, intesa e fiducia della coppia etero, ma affronta problemi completamente diversi e si evolve, sul piano psicologico ed emotivo, in modo radicalmente differente.
Una differenza fondamentale
Nella coppia omosessuale “maschio” e “femmina” non esistono: non esistono quelle distinzioni nette che per via della cultura vigente orientano, rassicuranti, l’incontro tra persone di sesso diverso.
Le persone omosessuali crescono loro malgrado senza l’imponente supporto psico-educativo dedicato ai coetanei etero e perciò partono da zero nella costruzione di un rapporto amoroso. Nella coppia gay nulla è codificato a priori e questo può determinare un’iniziale instabilità sconosciuta ai partner eterosessuali. Più di quanto accade nella relazione tra uomo e donna, i partner omosessuali affrontano l’uno attraverso l’altro un percorso congiunto di scoperta delle rispettive identità e devono sciogliere i nodi di un’affettività spesso coartata e limitata da paure, incertezze e ambivalenze radicate sin dall’infanzia.
La (de)legittimazione familiare e sociale
La coppia gay, a causa della segregazione culturale che ancora colpisce l’omosessualità, non gode generalmente della legittimazione delle famiglie d’origine dei partner e fatica a affermarsi oltre una cerchia sociale ristrettissima. Così dove la coppia eterosessuale trae incoraggiamento e supporto, il suo corrispettivo gay incontra il muro dell’incomprensione e l’ostracismo del pregiudizio.
Accade raramente che coppie omosessuali pluriennali e stabili conquistino un’accettazione aperta e piena da parte di genitori, famiglia e amici; mentre nel corso della relazione gay può intervenire un impoverimento della rete amicale dovuta al bisogno di tutelare la coppia da chi potrebbe giudicarla negativamente. Ne consegue il pericolo dell’isolamento sociale, con ripercussioni pratiche sulla vita di coppia come il rischio di una routine di solitudine a due che può all’inizio consolidare il rapporto ma a lungo andare , in assenza di stimoli e del confronto con l’esterno, rischia di logorarlo.
Il primato assoluto del sentimento
Un’altra ragione per cui è necessario evitare di assimilare la coppia etero e la coppia gay è che la prima può proseguire nella genitorialità e la seconda, in genere, non si struttura intorno a questa prospettiva, anche a causa del divieto sociale e politico perché ciò avvenga. Il progetto di procreare e la sua realizzazione prolunga la vita della relazione tra uomo e donna, spesso anche dopo che il sentimento d’amore si è affievolito o spento: nell’amore per i figli si ricerca una strada nuova e si rintraccia un “senso” per andare avanti.
Ciò non avviene tra uomini o tra donne: la sola cosa che li tiene insieme negli anni è l’amore e la capacità di alimentare un’identità di coppia. Finita la fase dell’innamoramento, i partner gay hanno bisogno di elaborare una progettualità comune, pena la progressiva erosione del legame. E questa è indubbiamente la caratteristica che determina una netta differenza psicologica tra coppie etero e omosessuali.
Un pregiudizio diffuso è che le relazioni gay siano più instabili, più infedeli e “superficiali”. Prevale la rappresentazione distorta di gay ossessionati dal sesso e sessualmente promiscui, ma è un’immagine parziale e, quindi, erronea di persone che perseguono in realtà il desiderio di vivere l’amore e la coppia malgrado il contesto socioculturale ostacolante in cui si muovono. Sappiamo quanto sia complicato stabilizzarsi all’interno di una relazione appagante per una persona eterosessuale, nonostante abbia goduto sin dall’infanzia di modelli di riferimento e dell’incoraggiamento costante a esprimere le proprie emozioni e la natura delle proprie inclinazioni. Ecco, per gli omosessuali conquistare un equilibrio a due, è reso spesso doppiamente difficile da un’educazione sentimentale colpevolizzante e scoraggiante. E il percorso che conduce a un’identità matura e all’affermazione dei propri bisogni affettivi è irto di incontri sbagliati, di paura, di indecisione e ingombro delle ortiche gettate dal “senso comune” e dagli stereotipi.
L'esempio di Angelo e Giuseppe
Tuttavia, come testimoniano clamorosamente Angelo e Giuseppe le coppie gay sono una realtà diffusa e peculiare: si amano, lavorano, comprano appartamenti, viaggiano insieme, si sostengono, progettano un futuro, cercano e trovano la felicità. Affrontano le difficoltà e i conflitti della coppia come accade nelle corrispettive coppie etero, litigano, si separano, soffrono e si riappacificano più forti di prima o si separano lasciando ai partner il compito di imparare dagli errori fatti e ricominciare la ricerca dell’amore. Al di là delle differenze e del pregiudizio vigente, non c’è alcuna ragione per infliggere alla coppia gay l’impietosa etichetta di surrogato, con tanto di data di scadenza e precauzioni per l’uso. Differenza non vuol dire “minor valore”, “delegittimazione”, “patologia”. Eppure lo stigma sociale apposto sulle unioni omosessuali è ancora opprimente ed è causa di ciò che considera conseguenza: la difficoltà delle persone omosessuali a vivere il proprio diritto all’amore.
Sarebbe ora di dire basta
Sarebbe ora di dire che le coppie gay sono coppie e basta e che, in quanto tali, necessitano dello stesso rispetto, delle stesse garanzie politiche e della stessa apertura sociale di cui godono le coppie eterosessuali.
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