L’ira del nipote avvocato di Claretta Petacci: “Pronto a denunciare Gene Gnocchi”

Emilio Persichetti ritiene la battuta del comico “un’offesa gravissima perseguibile penalmente” e sta valutando un’azione legale

Lira del nipote avvocato di Claretta Petacci Pronto a denunciare Gene Gnocchi
di Redazione

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Continua ad alimentare polemiche l’infelicissima battuta di Gene Gnocchi pronunciata all’ultima puntata di Dimartedì: “Il maiale che gira per Roma è quello perduto da Giorgia Meloni. È un maiale femmina e si chiama Claretta Petacci”. E non basta la precisazione del comico che parla di “un malinteso pazzesco” (mai e poi mai infierirei su dei morti) ma non si scusa e rivendica il diritto di satira precisando che l’obiettivo “era la Meloni”. Uno dei tanti che non ha gradito la battuta, anzi ha provato rabbia e ribrezzo, è l’avvocato Emilio Persichetti, nipote dell’amante di Benito Mussolini trucidata, da innocente, assieme a lui.

La famiglia offesa

«Cosa ho provato? Disgusto, amarezza. Non l'ho neppure visto il video, mi è bastato leggere cosa è stato detto. Spero che questa persona si scusi, ma dubito che capisca», afferma intervistato dal Giornale Persichetti.
Suo nonno era il fratello di Giuseppina Persichetti, madre di Claretta e in famiglia nessuno si aspettava che la memoria della loro congiunta, morta in così tragiche circostanze, fosse accostata a una scrofa dopo tanti anni. «Come avvocato dico che è una offesa gravissima perseguibile penalmente» dice il nipote della Petacci, che non nasconde di valutare un'azione legale, anche se pare più desideroso di dimenticare il fatto.

Morta per amore

Insomma per quanto Gene Gnocchi si arrabatti a precisare che non ha dato della maiala alla Petacci, il danno è fatto e, per chi si è sentito ferito da quell’accostamento suino, c’è poco da interpretare. Resta invece la volontà di raccontare chi fu Claretta e come morì. «Penso che quando una donna si sacrifica sapendo che rischia la vita per un amore grande e vero - afferma Persichetti - meriti il rispetto. Claretta in quei giorni era a Roma, poteva salvarsi, invece decise di partire con Mussolini, per puro amore. E quando fu il momento della fucilazione gli fece scudo col suo corpo. Ecco quando l'amore si incontra con la morte, c'è l'eroismo. Anche Pertini in una intervista alla Rai spiegò chiaramente che Clara, come la chiamava lui, non doveva morire, perché l'obiettivo era Mussolini, non certo lei. Come si fa a offendere così volgarmente la memoria di una donna che si fa uccidere per amore?». L’occasione sarebbe buona per riaprire i libri di storia e per valutare la violenza, la fucilazione e il successivo scempio del cadavere di Claretta Petacci per quello che fu: un abomino a prescindere dalle ragioni dei vincitori e dei vinti, dei fascisti e dei partigiani.

19/01/2018
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