'Vada a lavorare', niente assegno per l'ex moglie disoccupata. Giusto ma solo se basta una sentenza per trovare lavoro
La sentenza potrebbe comportare dei rischi: le donne potrebbero essere oggetto di violenza economica e decidere di non decisione di non separarsi perché non autonome
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Lei è disoccupata ma l'ex marito non la deve mantenere. A stabilirlo la Corte di Cassazione nella sentenza numero 29 del 2017. Per gli Ermellini la 38enne salernitana 'è giovane' e, nonostante sia senza lavoro e con due figli, ha un mestiere - fa l'estetista - e può trovarselo. 'E' stato un caso eccezionale, dovuto agli ultimi orientamenti giurisprudenziali - spiega l'avvocato dell'ex marito Stefania De Martino - nel merito c'erano tutte le condizioni, oltre alla giovane età, anche il fatto che il matrimonio fosse durato pochissimo. Giusto il tempo di avere due bimbi'.
I rischi di questa sentenza
La scelta della Suprema Corte è una delle prime, dopo l'ultimo pronunciamento del 10 maggio scorso con la sentenza 11504. 'Sono contenta nel caso di specie, ma in generale credo che non si possa sottovalutare che in questo modo le donne potrebbero essere oggetto di violenza economica. Potrebbero ossia essere costrette a prendere la decisione di non separarsi perché non autonome. E' un aspetto di cui tenere conto', conclude il legale De Martino che segue anche il Centro Antiviolenza Spazio Donna.
La donna lasciò il lavoro per accudiri i due figli
Il caso è infatti delicato, come racconta anche Il Messaggero: lei estetista, lui impiegato, si sposano e presto mettono al mondo due bambini. Lei, diventata mamma, non riesce più a conciliare lavoro e famiglia e, come tante donne, sceglie di dedicarsi solo ai figli. Poco dopo la nascita del secondo figlio il matrimonio entra in crisi e i due si lasciano, lui si crea una nuova famiglia e vengono avviate le pratiche per il divorzio, non consensuale. Lei infatti chiede il mantenimento in quanto disoccupata ma il l tribunale civile le dà torto riconoscendo il solo assegno di mantenimento per i figli e non quello divorzile. La donna presenta ricorso ma arriva la nuova pronuncia che rigetta la richiesta della donna stabilendo che «la sua condizione di disoccupata non è di per sé sufficiente in relazione alla sua capacità di lavoro anche in relazione all’età».
La sentenza della Suprema Corte
Nella sentenza i giudici fanno esplicito richiamo alla recente pronuncia della Corte di Cassazione affermando che «anche alla luce del più recente orientamento, deve ribadirsi che il rapporto matrimoniale, con il divorzio, si estingue definitivamente sul piano dello status personale dei coniugi che tornano persone singole sicché vengono a cessare anche tutti i rapporti patrimoniali tra di loro basati sul principio di solidarietà che, pur non venendo meno nella fase della separazione, si interrompono completamente in quello di divorzio. Il matrimonio, dunque – si legge nella sentenza – non può essere considerato la strada per una sistemazione definitiva. In quest’ottica – concludono i giudici – chi richiede l’assegno divorzile, dovrà dimostrare di non essere in grado di potersi procurare, per ragioni che non dipendono dalla sua volontà, mezzi adeguati al raggiungimento dell’autonomia economica».
Bastasse una sentenza per trovare lavoro
Sta quindi alla signora dimostrare che si è data da fare per trovare un lavoro e non ci è riuscita. Cosa assai probabile in un paese dalla disoccupazione record come è l’Italia. Immaginiamo infatti che il giorno dopo questa sentenza non ci siano centri di bellezza pronti a stendere tappeti rossi per assumere la signora in questione, a meno che non le si chieda di lavorare in casa in nero come fanno in tante. Che abbia le risorse per aprirsi un suo centro è infatti difficile. Con due bambini ci vorranno poi i soldi per asili e baby sitter in modo da coprire tutte le ore in cui la mamma sarà fuori di casa a lavorare. E che dire del lavoro domestico? Dopo che ha passato la giornata fra depilazioni e massaggi non si potrà chiedere alla signora di fare le pulizie e preparare i pasti. Ci vorrà un aiuto domestico e l’assegno di mantenimento dei figli a carico del marito potrebbe quindi aumentare.
Insomma, “vada a lavorare” è una bella locuzione ma va sicuramente applicata alla vita reale in un paese come l’Italia. Auguriamo alla signora divorziata di trovare presto un lavoro e di riuscire a coniugarlo nel migliore dei modi con l’impegno genitoriale. E avvisiamo anche tutte le donne che stanno pensando di mettere al mondo dei figli e magari restare a casa per accudirli: fate prendere il part time a vostro marito magari, perché di questi tempi è meglio non perdere il proprio lavoro.