Parto e maternità, non sempre in ospedale va tutto male: la bella storia di Giordana

Dopo l’invito di Milleunadonna a raccontare la propria esperienza, continuano ad arrivare testimonianze di mamme che dicono “poteva accadere anche a me”. In questo contesto ci fa piacere accogliere, invece, una voce fuori dal coro

di Redazione

Il dramma del neonato morto all’ospedale Pertini di Roma perché rimasto schiacciato dalla madre che si era addormentata mentre lo allattava, continua a provocare reazioni mentre le istituzioni cercano di correre ai ripari. "Con le associazioni di categoria vogliamo avere dei percorsi più sicuri per le mamma e i neonati ". Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sembra così accogliere i suggerimenti che molte donne hanno espresso anche in risposta all’iniziativa di Milleunadonna “poteva accadere anche a me”. Le lettere di chi si sente coinvolto e partecipe continuano ad arrivare e le testimonianze tendono tutte ad assolvere la madre spesso puntando il dito contro l’organizzazione della pubblica sanità. Le esperienze positive però non mancano.

Lasciata sola dopo il travaglio

“Dopo un lungo travaglio e sofferenza – ci scrive Imma - sono stata lasciata sola abbandonata a me stessa. Verso sera mi portarono il bambino, il mio amato Davide, e lo lasciarono a me dicendomi "Attaccalo al seno, ha fame". La mattina dopo alle 7 il bambino era ancora accanto a me, io sinceramente non mi ricordo nulla: sono sprofondata in un sonno profondo. Spaventata ho chiamato subito l’infermiera e lei incredula: ‘ma è rimasto tutta la notte qui?’. Io dissi di sì e lei: ‘come è possibile?’ In conclusione sono stata super fortunata, poteva succedere anche a me”.

Sì al rooming: l’esperienza positiva

Dopo tante testimonianza negative, ne accogliamo una che invece fa bene sperare. “In primis vorrei esprimere la mia vicinanza alla mamma del piccolo morto all’ospedale Pertini – scrive Giordana - quello che le è accaduto è una tragedia per la quale si dovrà fare di tutto per capire dove stanno le responsabilità. Spero che da questa tragedia tutto il Sistema possa trarne per lo meno un insegnamento per evitare che cose del genere accadano in futuro, perché la morte di un bambino per l’eccessiva stanchezza della madre lasciata sola non deve mai più accadere. Sono una sostenitrice della pratica non solo del rooming in ma anche del co spleeping (dormire insieme al neonato, ndr) per la quale ero partita super prevenuta ma quando il mio primo figlio, che non dormiva né di giorno né di notte, ha rischiato di cadermi dalle braccia mentre lo allattavo sul divano in piena notte dopo che mi ero già svegliata per almeno 10 volte, beh allora ho capito che la mia salvezza sarebbe stata mettermelo nel letto e attaccarlo al seno a richiesta. E’ vero io non mi sono mai addormentata durante le poppate ma non per mancanza di stanchezza, non per eccessiva prudenza, non per estrema attenzione ma semplicemente perché da sempre e per tutti i miei figli non riesco a dormire quando mi succhiano il seno. Ho atteso qualche giorno prima di scrivere della mia esperienza, ho letto un sacco di testimonianze che mi hanno lasciato molto delusa e amareggiata perché davvero non avevo idea di quante donne neomadri hanno dovuto affrontare violenze psicologiche e fisiche nei periodo del post parto. Io voglio essere una voce fuori dal coro, mi sento in obbligo, dopo aver letto di tante esperienze negative di dire della mia esperienza super positiva”.

Come dovrebbe essere sempre

“Sono un mamma di tre bambini, in tutte le gravidanze sono stata seguita dal centro Nascita presente all’ospedale Sant’Anna di Torino. In quel reparto nato nel 2015 mi sono sempre sentita a casa, sono sempre stata rispettata come donna e come madre, hanno rispettato i miei tempi, i miei ritmi, le mie esigenze e i miei desideri. In tutti gli appuntamenti mensili che precedono la nascite tutte le ostetriche con le quali sono venuta in contatto mi hanno ascoltata, hanno accolto i miei dubbi e le mie paure , mi hanno preparata al parto. Nessuna violenza né fisica né psicologica né durante il parto, che viene vissuto come qualcosa del tutto naturale e quindi avviene secondo natura nel massimo rispetto dell’intimità del momento, né tantomeno nelle ore giorni seguenti alla nascita dei mie bambini. In questo micro reparto ogni donna, ogni famiglia viene accolta con calore, amore , passione e dedizione, mamma e bimbo sono sempre al centro di tutto. Tutte le persone che operano in quel reparto, dalla responsabile dl reparto alle ostetriche ma anche le OSS sono davvero dedite al loro lavoro e lo fanno con amore, passione e dedizione. Se avevo bisogno di farmi una doccia mi guardavano il bimbo, se avevo bisogno di aiuto per l’allattamento c’erano, se non sapevo come fare con i cambi sono state pronte e disponibili ad insegnarmi, se avevo bisogno anche solo di scambiare due parole loro c’erano”.

Una scelta e non un’imposizione

“Il rooming in credo sia stata una vera svolta rispetto al passato dove i bambini stavano al nido e venivano portati solo ad orari dalle madri, una svolta che però non deve essere un’imposizione per la madre. Non deve essere un’alternativa per avere meno personale nei reparti di maternità perché anche se i bimbi vengono lasciati in camera accanto alla madri ci deve essere il personale sufficiente a dare sostegno e supporto alle madri. Se il futuro di questo Paese sono i bambini allora bisogna fare in modo che in questo Paese le donne che li mettono al mondo possano avere un bel ricordo del parto, non possono rimanere traumatizzate da violenze psicologiche e/o fisiche perché questo pregiudicherà anche la loro voglia di rivivere una nuova gravidanza con tutto quello che questo comporta.”