C’è un’altra nazionale calcistica da tifare: quella femminile
Le calciatrici azzurre si giocheranno con il Belgio le qualificazioni per il torneo di Francia 2019. Quello del calcio femminile è un movimento in crescita che chiede riconoscimenti
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Per settimane si parlerà del fallimento degli azzurri e lo psicodramma nazionale sarà protagonista di tv, radio, giornali e web. Ma c’è qualcosa che può esorcizzare il dolore dell’esclusione dai prossimi Mondiali di calcio, c’è un’altra Nazionale da sostenere, una squadra e un movimento che ne hanno assoluto bisogno. La nazionale femminile di calcio è in piena lotta per conquistare i suoi di mondiali che si disputeranno, in Francia, nel 2019. Una partecipazione che manca dal 1999. Una competizione dove le azzurre non sono mai andate oltre i quarti di finale del 1991. Eppure, proprio quest’anno, si inizia a respirare una nuova aria.
La sfida col Belgio
Per ora quello della calciatrici italiane è un percorso netto. Tre partite e tre vittorie. Superata la Romania, due volte, e la Moldavia, ora toccano gli impegni più complicati: il Portogallo, la gara si giocherà il 24 di questo mese, e soprattutto il Belgio. La formula di qualificazione, infatti, non lascia scampo a calcoli. A passare saranno soltanto le prime dei 7 gironi. Le migliori 4 seconde giocheranno solo uno spareggio allargato per staccare l’ultimo biglietto disponibile. Le ragazze di Milena Bertolini dovranno dunque imporsi in terra lusitana per poi giocarsi tutto contro il Belgio, la vera favorita del girone.
Un movimento in crescita
Non è un caso se quest’anno il movimento stia godendo di migliore salute. Si sta disputando un campionato più competitivo con il coinvolgimento delle grandi società, come la Juventus e il Sassuolo, e un allargamento dei vari campionati, sia la Serie A che la Serie B vedono 12 squadre iscritte, che stanno facendo venire fuori nuovi talenti e decretando quel cambiamento generazionale che potrebbe garantire uno storico, e tanto atteso, traguardo.
La richiesta di riconoscimento
Insieme alle sfide sui campi di pallone, però, il movimento femminile italiano sta combattendo un’altra battaglia, quello del riconoscimento delle atlete come professioniste parificate ai colleghi maschi. In un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, Bertolini insiste su un punto fondamentale e che riguarda, oltre alla maggioranza degli sport nel nostro Paese, anche “il ruolo della donna nella nostra società”. Quali sono queste battaglie? Assicurare premi e remunerazioni per le calciatrici e per le sportive che siano uguali a quelli dei colleghi maschi, riconoscere il professionismo dove si parla ancora di dilettantismo (ma che spesso fa vincere medaglie alle Olimpiadi), annullare la differenza nei montepremi di gare e competizione (l’ultimo caso pochi giorni fa nelle Marche), nominare figure femminili nei principali ruoli dirigenziali italiani. Una parità di genere che lo sport italiano fatica a riconoscere e che oggi, invece, è urgente come non mai.