'Flor è una zozzona, Lyn è pazza', il gruppo in cui mamme insultano tate e le mettono all'asta

“Nanny Advisor” è il gruppo Facebook scoperto da Selvaggia Lucarelli che pubblica liste di proscrizione e giudizi pesanti su colf e bambinaie

di Redazione

Le liste di proscrizione sembrano un retaggio del passato e invece se ne fa ancora usa. Anzi è proprio uno più moderni mezzi di comunicazione come Facebook che ultimamente ne ha diffusa una. Una lista di buone e cattive – soprattutto cattive – che ha attratto l’attenzione di Selvaggia Lucarelli la quale ha denunciato la cosa sulla sua pagina fb e sul Fatto Quotidiano. La lista è contenuta nel gruppo Facebook “Nanny Advisor, un gruppo segreto (ma va’?) con 1200 iscritti fondato da tale Emilia Li Gotti, ingegnere aerospaziale, figlia di Luigi, ex membro MSI e avvocato difensore, tra gli altri, di Tommaso Buscetta”.

La missione: liberare l’umanità dalle colf cattive

NannyAdvisor – racconta la Lucarelli - raccoglie rampanti mamme che hanno uno scopo comune: liberare l’umanità dalle colf cattive. I propositi sono spiegati dalla Di Gotti nel post di descrizione del gruppo: ‘Mamme e papà, lavoriamo senza sosta perché i nostri tesori abbiano il meglio. Quello che ci fa rabbia è pagare collaboratrici scorrette che al nostro posto si godono la nostra vita, mentre noi lavoriamo per mantenerla tale’. Insomma, loro lavorano perché sono avvocatesse, medici, consulenti, ingegneri, e la vita che vorrebbero godersi è quella insieme ai figli, privilegio che le tate malefiche gli sottraggono ogni giorno. E come ci si tutela da questi esseri abietti e senza scrupolo che sono le babysitter del Flaminio?”

Come nell’America schiavista

Un’atmosfera da Alabama di centocinquanta anni fa, per la Lucarelli: “Non ci sono piantagioni ma scuole americane e bar per aperitivi trendy. Non ci sono campi di cotone, magioni coloniali e file di schiavi al ritorno da una giornata di lavoro lungo sentieri polverosi, ma la fauna chic della società che conta. Non c’è il vento indipendentista del Nord America ma quello pariolino di Roma Nord. C’è, però, lo stesso clima. Un clima da nuovo schiavismo con tanto di aste dei ‘negri’ e liste di proscrizione”.

La lista

Si tratta di “un file excel costantemente aggiornato con i nomi delle tate straniere, la loro età, la loro nazionalità e, a lato, come si trattasse di recensire un pub su tripadvisor, le terribili ragioni per cui bisogna evitarle come la peste. I giudizi delle tenere mammine parioline sono i seguenti: Flor è una zozzona, Lyn è pazza al cubo, Stella cerca marito, Marie è mignottona, Joana è rincoglionita o ‘si fa la manicure con le vostre forbicette’, Michelle ha un ‘fidanzato giocoliere’, una ‘fuma droga’, l’altro è ‘spavaldo e permaloso’, Alina è ‘molto incinta’, ‘Bipolare’ o anche semplicemente ‘mmmmm’. Tutte cose gravissime per cui qualsiasi membro del gruppo si sente autorizzato a insultare le tate su base razziale, di genere o anche, come il cardiochirurgo Silvia, augurare loro la morte. A Silvia nello specifico erano stati rubati dei brillocchi dal cassetto, quindi qualcuno le chiede “perché non la denunci allora?”. Perché la ladra lavorava in nero, risponde Silvia serafica”.

Colf in nero che non si devono ribellare

In questo gruppo la solidarietà femminile sarebbe inesistente, anzi Selvaggia cita il caso di Tabita, “quella che è andata ad Anno Uno a lamentarsi per l’ingiusto licenziamento subito perché era incinta, che è felicemente membro di un gruppo in cui le colf incinte sono schedate come se fossero delle pluriomicide. Tutto questo con la benedizione della Li Gotti, che in privato fornisce ulteriori dati sensibili sulle ‘tate monster’ quali foto e numeri di telefono, e naturalmente espelle dal gruppo chi osa lamentarsi perché le controparti non possono replicare”.

Dagli insulti alla “tratta”

E se questo non bastasse, una mamma del gruppo pare stia organizzando il “Nanny event, raduno delle care mammine così descritto: ‘Sarà un momento in cui poter elogiare o insultare tate di ogni nazione e confrontarci sulle gioie di una casa pulita e i dolori delle camicie non stirate!’. La Li Gotti se ne rallegra”, scrive ancora Lucarelli che riporta poi messaggi ancora più chiari: “Carissime Nanny Monster vaffanculo!”. “La maggioranza delle risorse ci considera solo un bancomat!. E ‘le risorse’ è il termine preferito del gruppo per definire le donne di servizio. Che appunto non sono donne, esseri umani, no, sono RISORSE. E allora si va oltre, in un clima che come premettevo all’inizio, ci riporta dritte in Alabama due secoli fa. Si organizzano delle vere e proprie ASTE di colf. La Li Gotti inventa il #lottolaTata, ovvero una sorta di lotteria/asta in cui lei o una mammina offrono una colf disponibile (per esempio Margherita dalla Polonia) e le mamme tentano di accaparrarsela prenotandosi. Ciascuna è abbinata a un numero. Si estrae il numero e la vincitrice si accaparra la schiava, ehm, la risorsa”.

Gli annunci agghiaccianti

“Ma c’è anche l’asta #schioppetTata per le risorse a lungo orario. O l’asta #insospetTata, per le risorse part time. C’è perfino quella che viene testualmente definita ‘l’offerta di Natale’ tipo Trony, in cui una mammina propone il pacco con due tate abbinate. Poi ci sono gli annunci, agghiaccianti, delle varie utenti. Elisabetta, per dire, scrive “DISMETTO filippina fissa”. Ovviamente la filippina fissa non ha i documenti, perché le mammine posso essere disoneste e assumere risorse non in regola, ma le risorse sono tutte ladre”.

Dal web al libro

Ma Emilia Li Gotti non si è limitata al social network e il suo rapporto con le tate “lo racconta anche in un e-book di memorie che farebbe impallidire persino Silvio Pellico: ‘#ricatTATE’, un’emozionante raccolta di aneddoti sarcastici su colloqui ed esperienze con varie aspiranti tate. Uno scritto denigratorio, in cui le straniere vengono schernite per il loro italiano zoppicante (come si faceva nelle vignette del ventennio), in cui si può descrivere una colf sovrappeso come culona ‘piena di sedere’, in cui le domande sulla paga o sulla messa in regola sono fastidiose ‘tecniche affinate’, in cui a una tata con un figlio e di nuovo incinta si dice ‘sei recidiva (sei un’idiota). Forse all’ospedale hanno tentato di dissuaderti dal darla via’. Un tripudio di umanità insomma”. Perché ai bambini l’esempio lo devono dare le madri e i padri, mica le tate.