E' morta Luciana Alpi, lottò fino allo stremo per la verità sull'omicidio di sua figlia Ilaria

Aveva 85 anni e da 24 chiedeva alla magistratura che le inchieste sul duplice omicidio di Ilaria e Miran Hrovatin fossero portate a termine

di Redazione

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Luciana Alpi è morta senza conoscere la verità sulla morte di sua figlia Ilaria, la giornalista del Tg3 uccisa il 20 marzo del 1994 in Somalia insieme al collega Miran Hrovatin. Aveva 85 anni e da alcuni giorni era ricoverata in un ospedale romano. Da 24 anni cercava la verità sull'omicidio della figlia e proprio alcuni giorni fa aveva vissuto l'ennesima delusione dopo che il pm titolare dell'inchiesta per l'omicidio, durante l'udienza con il gip, aveva chiesto l'archiviazione dell'indagine contro ignoti in quanto le intercettazioni di conversazioni tra cittadini somali del 2012, trasmesse dalla Procura di Firenze, erano state considerate irrilevanti per l'inchiesta. Lei di nuovo aveva chiesto che le indagini non fossero archiviate e proprio in questi giorni il gip di Roma si deve pronunciare in proposito. 'Sono stanca di illudermi. Ma farò di tutto perché l'inchiesta non finisca in archivio', sono state le sue ultime parole in aula, come racconta La Repubblica.

Un cuore indebolito

Minuta, esile e minata nel fisico da numerose patologie con cui conviveva da anni, Luciana Alpi era stata ricoverata nella clinica romana Ars Medica per sottoporsi ad una serie di controlli. “Soffriva di cuore”, ha riferito alla Repubblica la sorella che l’ha assistita fino alla fine. “I medici avevano deciso di inserirle un pace maker. Poi tutto è precipitato. Gli acciacchi e i malanni che la tormentavano si sono riaffacciati e in cinque giorni se n’è andata”. E’ spirata martedì sera alle 20,30.

E morta Luciana Alpi lottò fino allo stremo per la verità sullomicidio di sua figlia Ilaria

La costante ricerca della verità

Mamma Luciana non si è mai rassegnata alle mezze verità sulla morte di sua figlia Ilaria e di Miran, e non aveva accettato la versione ufficiale. Troppe contraddizioni e lacune nelle testimonianze. Si era resa conto subito che attorno al duplice omicidio di Mogadiscio si nascondeva un movente molto più grave di un semplice tentato sequestro finito male. Luciana Alpi era diventata l’icona di una battaglia che però non è riuscita a vincere. La sua ostinazione è stata uno dei motori delle inchieste che si sono susseguite in tutti questi anni. Questa donna coraggiosa non ha mai ceduto alla rassegnazione mostrandosi un costante pungolo per la magistratura italiana che ha affrontato uno dei casi giudiziari più misteriosi e bui della recente storia nazionale.

Le inchieste di Ilaria Alpi

Le inchieste di Ilaria Alpi, che dal ‘92 era stata inviata a seguire la missione di pace “Restore Hope”, avevano per oggetto un traffico di armi e rifiuti tossici e i rapporti ambigui tra il governo somalo e complicità del nostro Paese. Ilaria e l’operatore Miran Hrovatin furono uccisi il 20 marzo 1994 in prossimità dell’ambasciata italiana a Mogadiscio, a pochi metri dall’hotel Hamana, di ritorno da Bosaso, città del nord della Somalia. Lì Ilaria aveva intervistato il cosiddetto sultano di Bosaso, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, verso la fine degli anni Ottanta. E da questi elementi si doveva ricominciare, secondo Luciana Alpi. Ora che lei è morta la speranza è che la verità venga comunque cercata e trovata. Una sentenza in sua memoria renderebbe giustizia a tutta la famiglia Alpi, almeno in via postuma.

13/06/2018
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