Il consenso nella sessualità. Michela Marzano: "Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa"
"In tutti i miei libri, saggi o romanzi precedenti avevo evitato sistematicamente di affrontare il tema del consenso nella sessualità: cedere non significa consentire"
"Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa"
Non poteva esserci titolo più potente per raccontare sotto forma di romanzo il consenso. Parola o gesto, comunque spartiacque tra il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. Labile, scivoloso e pericoloso. A volte difficile da riconoscere anche per chi lo sta dando o negando.
"In tutti i miei libri, saggi o romanzi precedenti avevo evitato sistematicamente di affrontare il tema del consenso nella sessualità".
Ha raccontato così Michela Marzano, scrittrice ma soprattutto filosofa, il timore di affrontare una tematica troppo complessa che- senza poterlo immaginare è al centro di un serio dibattito mentre il suo ultimo libro per Rizzoli arriva negli scaffali delle librerie.
"Un tema su cui lavoro da tanto tempo, ma mi mancava la forma. Mi è venuta la voce narrante di Anna che mi ha permesso di parlare in prima persona, di passare dall'io al noi e di avere dei momenti di pura riflessione. E' stato un tentativo di provare a forzare il genere".
La storia
La trama racconta di una giornalista radiofonica di nome Anna che sceglie (sceglie davvero? chissà...) di trasferirsi in Francia per seguire il marito.
Ma il marito non se la merita perché la picchia. Finché finalmente lei divorzia. Il rapporto con la madre ottimo (per una volta la madre non è il capro espiatore). C'è un però, un professore le ha messo una mano in tasca durante una interrogazione quando era bambina, il silenzio, il senso di colpa. E poi la vergogna. L'altra protagonista del romanzo.
La differenza tra cedere e consentire
Spiega Marzano: "Quando parliamo di vergogna tante volte ne parliamo perché c'è un vissuto di vergogna alle relazioni con il maschile, in cui si è ceduto invece di consentire". La vergogna di non essere riuscite a farsi sempre rispettare, una sensazione di incapacità nel prendersi cura di se stesse. La vergogna anche di non aver urlato quel No come la narrazione della violenza sessuale impone. Ma nella realtà spesso ci si ammutolisce o si crede che sia più facile appunto, cedere.
Il consenso nelle relazioni sessuali non è il consenso informato per le cure mediche
"Nel caso delle relazioni sessuali non sappiamo bene a cosa acconsentiamo. L'inizio di un rapporto sessuale non ci dice nulla di come evolverà. E' qualcosa di frastagliato e di mobile. Talvolta il corpo dice no ma noi non riusciamo a seguirlo, però poi il corpo non dimentica e torna sul luogo del delitto".
Vi siete mai seduti a un tavolo col partner a scrivere un contratto prima di fare sesso? No. Perché la sessualità è improvvisazione. In un mondo educato all'affettività ci si aspetta che l'altro o l'altra ascolti il nostro corpo.
La domanda più difficile, per Anna e per tutte le donne
Qual è il confine per cui si può dire di essere vittime di stupro? Marzano prova a dare una risposta difficilissima: "ll cosiddetto stupro giusto o vittima giusta chiunque è in grado di riconoscerla e chiamarla tale. E' chiaro il no, la ferita, i lividi. Ma ci sono tante zone d'ombra in cui non si è chiaramente vittime, colpevoli, però di fatto c'è abuso. A cosa si acconsente? Il tentativo è stato quello di entrare nella testa di Anna".
Leggete il libro. Fa riflettere. Merce rara ultimamente.
Foto dall'Instagram dell'autrice