Il potente messaggio che cela il vestito bianco scelto da Kamala Harris per il suo primo discorso da vicepresidente
Un omaggio alle suffragette e alla loro battaglia per il diritto di voto alle donne
Ha scelto di vestirsi con un tailleur bianco Kamala Harris per il suo primo discorso da vice presidente eletta degli Stati Uniti. Una scelta non casuale, ma piuttosto un omaggio alle suffragette e alla loro battaglia per il diritto di voto alle donne. Non è la prima volta che un'esponente democratica sceglie di vestirsi di bianco per omaggiare chi, prima di lei, si era impegnata per la partecipazione politica femminile. Solitamente vestita in blu o nero, Harris aveva scelto un abito bianco anche lo scorso gennaio, quando aveva prestato giuramento nel processo di impeachment del presidente Donald Trump.
Prima di lei Hillary
Anche Hillary Clinton era vestita di bianco quando ha accettato la nomina a presidente degli Stati Uniti alla Convention democratica del 2016, sempre in onore del movimento per il suffragio femminile. E Geraldine Ferraro era vestita di bianco quando accettò di diventare la prima candidata donna alla vice presidenza alla convention democratica del 1984. Inoltre a febbraio le deputate democratiche alla Camera si sono vestite di bianco per celebrare il centesimo anniversario del voto delle donne durante il discorso sullo stato dell'Unione.
Il discorso
Nel suo discorso, Harris ha fatto riferimento a ''tutte le donne che hanno lavorato per garantire e proteggere il diritto di voto per oltre un secolo: cent'anni fa con il 19esimo emendamento, 55 anni fa con il Rights Act e ora, nel 2020, con una nuova generazione di donne nel nostro Paese che hanno votato e continuato la lotta per il loro diritto fondamentale di votare e di essere ascoltate. Stasera, rifletto sulla loro lotta, la loro determinazione e la forza della loro visione''.
''Anche se sono la prima donna a ricoprire questo incarico, non sarò l'ultima''
ha detto al Chase Center a Wilmington, nel Delaware. ''Qualunque bambina ci sta guardando stasera vede che questo è il Paese delle possibilità'', ha aggiunto.
Chi è Kamala Harris
Dopo che Joe Biden l'ha scelta per il ticket democratico, Kamala Harris ha scelto il nome in codice di 'Pioneer' per il Secret Service che ha incominciato a proteggerla durante la campagna elettorale. E la 55enne democratica finora ha confermato la sua vocazione di pioniera, come prima donna di colore eletta procuratore distrettuale della California, poi prima donna attorney general, prima senatrice di origine indiana e ora prima donna vicepresidente degli Stati Uniti.
Le origini
Nata a Berkley il 20 ottobre 1964, Kamala Devi Harris è figlia di due accademici, la ricercatrice indiana specializzata in oncologia, Shyamala Gopalan, e l'economista della Giamaica, Donald Harris, che erano uniti dalla passione per il movimento per i diritti civili. E la piccola Kamala quando era ancora in passeggino ha partecipato a diverse manifestazioni nel leggendario campus della protesta Usa.
Il significato del suo nome
Militante anche il nome che mamma Gopalan scelse per lei: Kamala significa loto ma è anche un altro nome per indicare la dea Hindu Lakshmi e la forza delle donne. 'Una cultura che venera le dee produce donne forti', ha detto la madre di Harris in un'intervista nel 2004.
L'integrazione
Dopo il divorzio dei genitori, Kamala e la sorella Maya rimangono a Berkley con la madre e partecipano ai programmi di integrazione scolastica, andando ogni mattina in autobus dal loro quartiere a predominanza afroamericana in una scuola elementare di un distretto ricco di bianchi.
Le bambine frequentano sia il tempio hindu che la chiesa battista afroamericana, che la denominazione a cui ora appartiene Harris. 'Mia madre capiva molto bene che stava crescendo due figlie afroamericane', ha scritto nella sua autobiografia. Negli stessi anni visitano la famiglia in India che ha una grande influenza su di lei, in particolare il nonno, un alto funzionario del governo che aveva combattuto per l'indipendenza, e la nonna, un'attivista che viaggiava per le campagne indicane istruendo le contadine sul controllo delle nascite.
Gli studi
Dopo le scuole superiori a Montreal, dove la madre aveva avuto un posto all'università, Kamala si laurea prima alla Howard University, il prestigioso Black college di Washington, e poi torna a San Francisco per la Law School. Nel 1990 diventa avvocato ed entra nell'ufficio del procuratore di Oakland, concentrandosi sui crimini sessuali. A chi, anche all'interno della sua famiglia liberal, esprime scetticismo sulla sua scelta indicando la cattiva reputazione dei procuratori, replica che intende cambiare il sistema dall'interno.
La procuratrice di ferro
Negli anni trascorsi nell'ufficio del procuratore Harris si crea i contatti con gli ambienti politici e ricchi di San Francisco che nel 2003 appoggeranno l'avvio della sua formidabile carriera politica. Durante i suoi primi tre anni come procuratore distrettuale il tasso delle condanne sale dal 52 al 67%, numeri che le hanno dato l'etichetta di procuratrice di ferro e che le hanno fatto guadagnare critiche e sospetti da parte del movimento Black Lives Matter.
Diventata poi attorney general, Harris diventa poi un'alleata della prima ora di Barack Obama e una dei suoi fund raiser in California. E il presidente nel 2013 la definisce
'il procuratore generale più affascinante del Paese'
scusandosi poi per il tono sessista.
Gli attacchi
Anche alcune azioni di Harris come attorney general sono messe sotto accusa dal movimento di protesta contro la polizia: in particolare il fatto di non aver avviato un'inchiesta sull'uccisione di due afroamericani nel 2014 e 2015 e non aver sostenuto un progetto di legge per la nomina di un procuratore speciale per i casi di uso eccessivo della forza da parte della polizia.
Il matrimonio
Nel 2014 si sposa con Doug Emhoff, un avvocato degli studios di Hollywood, che ha due figli adolescenti da un precedente matrimonio che ora la chiamano Momala. Nelle elezioni del 2016, quelle della vittoria di Donald Trump, vince il suo seggio al Senato e Harris diventa famosa a livello nazionale nel 2017 quando, da esperta procuratrice, mette alle corde l'allora ministro della Giustizia, Jeff Sessions, all'esordio dell'inchiesta del Russiagate.
Nel 2019 è tra i tantissimi democratici, e democratiche, che scendono nell'agone delle primarie per ottenere la nomination, anche se la sua campagna praticamente non decollerà mai costringendola a ritirarsi a dicembre prima dell'effettivo avvio delle primarie.
La frecciata a Joe Biden
Ma in uno degli affollati dibattiti dem, la senatrice lancia un durissimo attacco a Joe Biden per i suoi antichi rapporti con senatori democratici segregazionisti.
'Ha lavorato con loro opponendosi agli autobus - disse - e c'era una bambina che partecipava alla seconda classe integrata ed andava in autobus ogni giorno. E quella bambina ero io'.
Fonte Adnkronos