Massimo Fanelli come Piergiorgio Welby: 'Ho la Sla, lasciatemi morire'

L'uomo, 54 anni, è costretto a letto da mesi. Ormai non può più muoversi, né parlare, né nutrirsi spontaneamente. L’11 ottobre ha deciso di interrompere le cure

Massimo Fanelli come Piergiorgio Welby Ho la Sla lasciatemi morire

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Come Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare che passò nove anni a battersi per il diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico, anche Massimo Fanelli, 54 anni, chiede che sia sua l’ultima parola sulla propria vita. Ex manager d’azienda e dedito al volontariato in Africa e in Medio Oriente, Fanelli ha concesso un’intervista a Panorama perché la sua storia diventasse di dominio pubblico e sollecitasse le coscienze.

La sua storia - Tre anni fa la scoperta di avere una malattia inguaribile, la Sclerosi laterale amiotrofica, poi il veloce declino fisico che da alcuni mesi lo ha costretto a letto. Ormai non può più muoversi, né parlare, né nutrirsi spontaneamente e la sua vita dipende completamente da macchinari. È in grado di esprimersi soltanto attraverso un puntatore ottico, un lettore a controllo oculare che lo sfinisce e lo fa lacrimare perché ogni movimento corrisponde a una lettera e compilare una frase diventa un’operazione titanica.

Solitudine e silenzio - La cosa peggiore è che oggi a Fanelli resta solo l’occhio destro, quando perderà anche il suo uso, sarà condannato all’impossibilità di comunicare e alla “frustrazione di vedere negata la libertà di decidere se e come accettare questa situazione”, come ha raccontato a Panorama.

La decisione di lasciarsi morire - In questa situazione, l’11 ottobre Fanelli ha deciso di lasciarsi morire facendo sospendere tutte le cure. “La mia è una battaglia per una vita libera e dignitosa fino alla fine: per dare un ‘fine vita’ ai malati terminali, oggi sottoposti a leggi obsolete e a reticenze culturali e sadiche. Il Parlamento - sostiene ancora Fanelli nell’intervista - deve occuparsi dei tanti malati terminali e della loro dignità”. Ed ecco il motivo della sua battaglia: “Io sono convinto che ognuno abbia il dovere di contribuire al miglioramento della società. Io cerco di farlo per quella che sembra essere una vocazione individuale, studiando e preparandomi al meglio. Sempre sostenuto da valori non negoziabili: dignità, solidarietà e libertà”.

Il caso Dalla Palma - Sul tema dell’eutanasia si era espresso, sei mesi fa, anche il visagista Diego dalla Palma raccontando di avere programmato la propria dolce morte dopo la scoperta di essere afflitto da una malattia degenerativa. Anche in quel caso le polemiche furono aspre come sempre accade quando si parla di accanimento terapeutico.

Come Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare che passò nove anni a battersi per il diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico, anche Massimo Fanelli, 54 anni, chiede che sia sua l’ultima parola sulla propria vita. Ex manager d’azienda e dedito al volontariato in Africa e in Medio Oriente, Fanelli ha concesso un’intervista a Panorama perché la sua storia diventasse di dominio pubblico e sollecitasse le coscienze.

La sua storia - Tre anni fa la scoperta di avere una malattia inguaribile, la Sclerosi laterale amiotrofica, poi il veloce declino fisico che da alcuni mesi lo ha costretto a letto. Ormai non può più muoversi, né parlare, né nutrirsi spontaneamente e la sua vita dipende completamente da macchinari. È in grado di esprimersi soltanto attraverso un puntatore ottico, un lettore a controllo oculare che lo sfinisce e lo fa lacrimare perché ogni movimento corrisponde a una lettera e compilare una frase diventa un’operazione titanica.

Solitudine e silenzio - La cosa peggiore è che oggi a Fanelli resta solo l’occhio destro, quando perderà anche il suo uso, sarà condannato all’impossibilità di comunicare e alla “frustrazione di vedere negata la libertà di decidere se e come accettare questa situazione”, come ha raccontato a Panorama.

La decisione di lasciarsi morire - In questa situazione, l’11 ottobre Fanelli ha deciso di lasciarsi morire facendo sospendere tutte le cure. “La mia è una battaglia per una vita libera e dignitosa fino alla fine: per dare un ‘fine vita’ ai malati terminali, oggi sottoposti a leggi obsolete e a reticenze culturali e sadiche. Il Parlamento - sostiene ancora Fanelli nell’intervista - deve occuparsi dei tanti malati terminali e della loro dignità”. Ed ecco il motivo della sua battaglia: “Io sono convinto che ognuno abbia il dovere di contribuire al miglioramento della società. Io cerco di farlo per quella che sembra essere una vocazione individuale, studiando e preparandomi al meglio. Sempre sostenuto da valori non negoziabili: dignità, solidarietà e libertà”.

Il caso Dalla Palma - Sul tema dell’eutanasia si era espresso, sei mesi fa, anche il visagista Diego dalla Palma raccontando di avere programmato la propria dolce morte dopo la scoperta di essere afflitto da una malattia degenerativa. Anche in quel caso le polemiche furono aspre come sempre accade quando si parla di accanimento terapeutico.

28/10/2015
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