Con la mascherina rosa in pedana per protestare contro il compagno accusato di molestie sessuali
I tre spadisti Usa Jacob Hoyle, Curtis McDowald e Yeisser Ramirez hanno così preso le distanze dalla loro riserva Alen Hadzic, sotto accusa in patria
Il comitato olimpico statunitense e la federazione scherma dello stesso paese non hanno ancora voluto fare commenti su quanto successo in occasione della sfida degli ottavi di finale del torneo di spada a squadre, ma dalle olimpiadi di Tokyo il gesto ha fatto il giro del mondo riscuotendo plauso quasi unanime. In occasione della sfida Giappone-Usa, i tre titolari del team statunitense Jacob Hoyle, Curtis McDowald e Yeisser Ramirez si sono presentati in pedana con il volto coperto da una mascherina di colore rosa, per protestare per la presenza della riserva del loro stesso team, Alen Hadzic, che invece ne portava una nera, sotto accusa in patria per molestie sessuali per fatti risalenti dal 2013 al 2015.
Le denunce
A denunciarlo per 'palpeggiamenti' e altri abusi sono state tre donne, ai tempi in cui lo schermidore, ora 29enne, era studente alla Columbia University. L’accusa è quella di cattiva condotta sessuale e per questo, il 2 giugno scorso, Hadzic era stato escluso dalla squadra, ma ha fatto ricorso in un tribunale e lo ha vinto 'perché - come ha sottolineato il suo avvocato, Michael Palma - non siamo in presenza di una sentenza definitiva ma di un'indagine sulla base di alcune affermazioni che devono essere dimostrate'.
La ribellioni di compagne e compagni di squadra
A quel punto erano insorti i compagni e soprattutto le compagne di squadra di Hadzic, che avevano detto di 'sentirsi in pericolo' e scritto al Cio per far sapere di sentirsi 'offese e umiliate' per la presenza del collega. Così allo spadista, arrivato in Giappone su un volo diverso da quello degli altri, era stata imposta una 'zona di contenimento' e quindi prescritto di non alloggiare al villaggio olimpico, in quanto presenza non gradita. Ma nulla gli ha impedito di andare in pedana, seppure da riserva, nella sfida contro il Giappone, poi persa dai compagni che non lo volevano con loro e che, in ogni caso, hanno voluto prendere le distanze mostrando, con la mascherina rosa, in segno di solidarietà alle donne vittime di molestie.