L'incredibile storia della poetessa Maria Grazia Calandrone abbandonata in fasce a Villa Borghese
E' il 1965 alla sede de L'Unità arriva una lettera. All'interno c'è un certificato di nascita e poche righe che sono la storia di una donna oggi amata e apprezzata
Quella che stiamo per raccontarvi sembra una storia uscita da una tragedia greca o shakespeariana o ancora dalla penna di Charles Dickens. Sembra un melodramma più frutto di immaginazione. Ma a volte la realtà supera la fantasia.
La lettera
E' il 1965 alla sede de L'Unità arriva una lettera. All'interno c'è un certificato di nascita e poche righe che sono la storia che una donna si porterà dietro per tutta la vita: “La bambina trovata a Villa Borghese si chiama Greco Maria Grazia, nata a Milano il giorno 15 ottobre 1965. L’ho abbandonata in Roma perché il mio amico non aveva possibilità finanziarie da sostenerla e mio marito cioè suo padre diceva che non era sua. Trovandomi in condizioni disperate, non ho scelto altro che la strada di lasciare mia figlia alla compassione di tutti, ed io con il mio amico pagheremo ciò che abbiamo fatto, o, indovinato, o, sbagliato. Galante Lucia in Greco”.
Chi è quella bambina
Poetessa, scrittrice, giornalista, stiamo parlando di Maria Grazia Calandrone, finalista al Premio Strega 2023. Figlia di un adulterio, quando l'adulterio era un reato molto grave, soprattutto per una donna. I genitori si chiamavano Lucia e Giuseppe, amanti clandestini in un minuscolo paesello del Molise. E' l'Italia che non immagina ancora il divorzio e che per l'abbandono del tetto coniugale fa arrestare. A questi due disperate non resta che fuggire prima a Milano e poi a Roma. Non trovano lavoro. Non sanno più come nutrire e dove far crescere la figlia del loro amore. Così scelgono l'estrema e più terribile delle soluzioni, annegare nelle acque del Tevere ma prima lasciare la loro bambina di 8 mesi a Villa Borghese. Quel fagottino verrà ritrovato da un passante. Mesi dopo verrà adottata da Giacomo Calandrone, dirigente comunista, e da sua moglie Consolazione, lettori de L'Unità.
La storia dei suoi genitori
La madre, Lucia Galante è una contadina molisana. Ragazzina viene costretta a sposarsi dai suoi genitori, ma l'uomo più grande di lei è anche violento. Trascorrerà così anni di inferno. Fino a quando incontra Giuseppe Di Pietro, un imprenditore milanese, anche lui sposato e padre di cinque figli. Si innamorano e non avendo una scelta legale decidono di scappare insieme. Ma Lucia viene denunciata dal marito e la coppia è costretta a vivere in luoghi nascosti. Impossibile trovare un lavoro visto che i loro nomi sono schedati dalla polizia. Sperano di riuscire a rifarsi una vita a Milano ma quando il 15 ottobre del 1964 nasce la loro figlia, che decidono di chiamare Maria Grazia i problemi peggiorano. Come mantenere una creatura in clandestinità? I due sono braccati e non reggono. Pensano così che il suicidio sia l'unica soluzione ma vogliono che la loro bambina viva, così vanno a Roma con la corriera e lasciano Maria Grazia a Villa Borghese. Non l'abbandonano finché non si accertano che qualcuno la prenda. Dopo si uccideranno gettandosi nelle acque del Tevere.
Il libro
Quasi 60 anni dopo, nel suo ultimo libro, dal titolo "Dove non mi hai portata" (Enaudi editore) quella neonata abbandonata che oggi è una figura di spicco nella poesia e nella narrativa del nostro tempo, racconta la sua storia. Partendo dal caso di cronaca uscito sui giornali, scoprirà così la triste vicenda dei suoi genitori, attraverso una indagine investigativa che lei stessa farà per ricostruire le sue origini. Questa storia verrà raccontata a "Le Ragazze", il programma di Rai Cultura realizzato da Pesci Combattenti e condotto da Francesca Fialdini, che torna sabato 20 aprile in prima serata su Rai3 con una nuova puntata.