Margherita Sarfatti, l'amante ebrea di Mussolini che “inventò” il fascismo e fece una fine orribile

La storia dell’influente intellettuale che plasmò il fascismo, interpretata da Barbara Chichiarelli nella serie tv Sky “M. Il figlio del secolo”

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Come capita praticamente sempre, le donne che hanno fatto la storia, nel bene come nel male, sono state condannate all'oblio. A essere inutili controfigure, orpelli, comparse nella vita degli uomini a cui si attribuisce tutto il merito o tutta la colpa di un evento storico. Nel caso del fascismo ancora di più visto che dietro questa ideologia ci fu una grande intellettuale che è stata definita per sminuirla ovviamente, l'amante di Mussolini ma che in verità è stata il suo pigmalione. La sua mentore. Più di una musa. Colei che con la propria indiscussa cultura ha ideato un pensiero politico ripugnante e lo ha plasmato attraverso un uomo mediocre, un semplice maestro di scuola diventato giornalista ma dal cervello e i modi rozzi. Un narcisista ossessionato dal desiderio di vendicarsi dei socialisti che lo avevano cacciato dal partito. Stiamo parlando di Margherita Sarfatti che nel panorama del Novecento italiano, è stata tra le figure più influenti quanto controverse. È stata la prima critica d'arte donna, ma soprattutto purtroppo l'architetta culturale della primigenia fase del fascismo. Il personaggio di Margherita Sarfatti,  interpretato da Barbara Chichiarelli,  è centrale nella serie tv Sky M. – Il figlio del secolo, tratto dai romanzi di Antonio Scurati. 

La sua storia 

Classe 1880, proveniente da una ricca famiglia ebraica veneziana, Margherita ha avuto la fortuna di ricevere una educazione cosmopolita. Parlava infatti diverse lingue e questo l'ha resa centrale nell'alta società europea. Sposata con l'avvocato socialista Cesare Sarfatti si trasferì a Milano, dove il suo salotto divenne presto punto d'incontro dell'élite culturale e politica della città. E fu proprio suo marito nel 1912 a presentarli Benito Mussolini, già direttore dell'Avanti!, il giornale socialista. Ma prima di conoscerlo, frequentava il circolo socialista di Filippo Turati e Anna Kuliscioff con cui aveva acconsentito a dismettere le sue amate pellicce e collane di perle perché lo sfoggio era lontano dagli ideali del partito. Il primo incontro col futuro dittatore ebbe luogo nella sede proprio dell'Avanti! per dare le dimissioni perché non era d'accordo con le idee del nuovo direttore, Benito Mussolini. Ma purtroppo per lei e per l'Italia, da quel primo incontro nasce una vorticosa storia d'amore e allo stesso tempo la Storia del Paese prende una piega oscura. La relazione tra i due dura quasi vent'anni e in questi due decenni Margherita plasma l'immagine pubblica del Duce e la sua visione culturale. Genera un mostro. 

Le origini, prima del fascismo

Il fascismo non nasce dall'oggi al domani. Sia lei che lui per ora sono ancora socialisti ma sempre in conflitto col partito, più estremi e polemici. In quegli anni Mussolini grazie a Sarfatti fonda una rivista socialista chiamata "Utopia" nella quale scriveranno sindacalisti rivoluzionari, meridionalisti come Papini, Prezzolini, Soffici. Il mito fascista che sta tutto nella testa di Margherita inizia a manifestarsi. 

La prima biografia di Mussolini

Sarà lei a scrivere "Dux". Un vero capolavoro propagandistico. La prima biografia autorizzata di Mussolini, tradotta in diciotto lingue. Nel libro viene definito il leader fascista, una figura quasi rinascimentale, sintesi di forza politica e sensibilità culturale. Essendo soprattutto una critica d'arte, Sarfatti promuove il movimento "Novecento", che cerca di definire un'arte fascista ancorata alla tradizione classica italiana.

Il rapporto con le donne

Ciò che resta incomprensibile, è come una donna di tale intelletto e cultura, progressista e autonoma, con una vita in tutto e per tutto libera si fosse legata sentimentalmente e politicamente a un uomo che trattava le donne come oggetti del piacere. Margherita Sarfatti infatti scriveva questo di Mussolini nel suo vendutissimo "Dux": "Mussolini non è femminista. La donna gli appare sempre in funzione di una donna bella e distinta". A una suffraggetta britannica, Mussolini disse: "Piacere è il primo diritto di queste creature adorabili [..] e se la creatura non piace e lo sa, è malinconica e diventa nervosa, a ragione". 

Usata e gettata via

Margherita sapeva benissimo che il duce doveva tutto a lei ma conosceva l'uomo opportunista e lunatico che era. Dopo la morte del marito gli scriveva parola piene di amore e devozione non più tanto ricambiate: "Benito, mio amore, mio amante, mio adorato! Sono, mi proclamo, mi glorio di essere appassionatamente, interamente, devotamente, perdutamente Tua. Iddio ti benedica, Amore in quest'anno della tua inenarrabile passione, del tuo duro travaglio, del tuo sacrificio, ma anche della tua santa gloria. Tua donna, tua santa, tua sposa". Mussolini però aveva già la testa altrove. 

Le leggi raziali 

La storia di Margherita Sarfatti prende una svolta tragica con le leggi razziali del 1938. La donna che aveva contribuito a costruire il regime fascista ne diventa vittima, costretta all'esilio prima in Francia, poi in Argentina e Uruguay. Tornerà in Italia solo nel dopoguerra, dedicandosi esclusivamente alla critica d'arte fino alla sua morte nel 1961. La storia di Margherita Sarfatti è stata riscoperta di recente nei libri e nelle fiction. C'è solo un precedente illustre: nel 1999, la Sarfatti è stata interpretata da Susan Sarandon per il film Il prezzo della libertà di Tim Robbins. Ma di lei si inizia a parlare seriamente solo oggi, oggi che quelle tanto odiate e bistrattate femministe stanno provando a riscrivere la Storia con la esse maiuscola degli uomini declinandola finalmente anche al femminile. Perché sì, le donne nel bene e anche nel male, anche se lo si è voluto cancellare, la Storia l'hanno fatta. 

 

17/01/2025
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