Una mamma scrive a chi insulta Nadia Toffa: 'Ecco perché non avete capito niente di lei'
La difesa nei confronti della conduttrice che in un libro aveva parlato di un dono in occasione della malattia
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Capita, in questo periodo di invettive e insulti incrociati a mezzo web, che un’anima gentile scriva una lettera al direttore de La Repubblica per dire la sua con una pacatezza che pone l’argomento del contendere su un piano decisamente più elevato del consueto trivio social. Così una mamma sfortunata prende le difese della conduttrice Nadia Toffa che nel suo recente libro, a termine di un ragionamento dai più volutamente ignorato, definisce la malattia dalla quale è stata colpita, un dono. Non il tumore in sé, quello non è un dono, come è stata costretta a specificare la Toffa dopo la marea di insulti ricevuti soprattutto sui social network.
La difesa della Toffa
“Caro direttore - scrive Mariangela Tarì madre di due bambini malati - chi sta combattendo la sua battaglia per la vita merita rispetto. Se non siete capaci di starvene in silenzio, allora riflettete, pensate, e poi tacete per sempre. Anche se la stessa battaglia l’avete combattuta e persa, o se l’avete vinta con altre armi, non avete un contratto in esclusiva che indichi i punti cardinali del sopravvivere. Chi siete? Tutti lì a ricordare a una giovane donna, imperdonabilmente bella, brava e famosa, che lei ha il cancro. Tutti a ripetere, come in un film di Troisi, di ricordarsi che forse morirà. Qualcuno spingendosi oltre e passando ad augurarle questa fine”. Già, è successo proprio questo: qualcuno è arrivato ad augurare una pronta morte alla Toffa anziché la guarigione.
Nessuna comprensione
“Perché il cancro è un dono, avete letto. E questo vi ha fatto imbestialire”, sottolinea Mariangela precisando poi quel è secondo lei il motivo di tanto fastidio: “a dirlo, poi, una sciacquetta famosa curata sicuramente in qualche clinica privata. Il sottotesto non vi interessa. La strada faticosa per arrivare a quella frase non vi interessa. Il lavoro messo in campo dal cervello per garantirsi una sopravvivenza non vi interessa. Mi spiace per lei non per voi. Avete perso. Avete perso persone care e con loro la vostra anima. Mio figlio, Bruno 6 anni, ha il cancro. Al cervello. Medulloblastoma si chiama. Un nome indegno di essere pronunciato. Era il mio unico figlio sano. Sì. Ho una bimba più grande, Sofia, Sindrome di rett. Un destino infame. Ho desiderato morire. Ma ora devo vivere. Come Nadia Toffa”. Ecco il motivo per cui questa madre difende la conduttrice delle Iene.
Dove trovare la bellezza
“E per vivere -riprende la lettera - e per lottare, e per sperare, devo trovare il bello. Devo dare a tutto questo un vestito che non sa di morte ma di vita. Allora tutto il mio dolore devo, è un dovere, trasformarlo in possibilità. Ed eccolo il dono che tanto vi ha mortificati. Il dono non è il cancro, il dono non è una malattia propria o dei propri cari. Dio!!! Mi caverei gli occhi e mi butterei nel fuoco per salvare i miei bimbi. Il dono è cogliere in mezzo alla bufera qualcosa che ne dia un senso. Il mio dono è stato comprendere fino in fondo che la vita è qui ed ora. Che potrebbe non esistere un domani”. Ma se quel domani arriva è un dono, il dono è il tempo. Serviva spiegarlo in questo modo alle menti più ottuse, oppure ottenebrate dal dolore.
Per non perdere la forza
Così finisce questa bellissima lettera: “Ho perso tutto. Non ho niente. Lasciatemi, vi prego, l'illusione di aver avuto in cambio almeno alcuni Doni. Lasciate me e Nadia in questa illusione. Vi prego, non ricordateci che, forse, il peggio deve ancora venire. Perderemmo le forze. Perderemmo la battaglia”.