Il lato oscuro del low cost: “un’illusione che ci sta rendendo più poveri”
Il professor Pier Luigi del Viscovo ha espresso la sua tesi nel libro “Perché il low cost ci rende più poveri – Meno qualità e meno ambizione: abbassare i prezzi è un suicidio socialista”.
Più beni e servizi per tutti perché accessibili a prezzi scontati: è questa la filosofia del low cost tanto apprezzato non solo da chi ha il portafogli poco pesante. Una manna per chi compra, un’occasione per chi offre i servizi e una boccata d’ossigeno per l’economia? Niente di tutto questo per il professor Pier Luigi del Viscovo che, con un’analisi in controtendenza rivela il lato oscuro degli acquisti low cost che determinano minore qualità di prodotti e servizi, minore ambizione e retribuzioni più basse. È questa la tesi di del Viscovo, docente di Sistemi di Distribuzione e Vendita, espressa nel suo libro “Perché il low cost ci rende più poveri – Meno qualità e meno ambizione: abbassare i prezzi è un suicidio socialista”.
Una spirale che trascina al ribasso l’economia. Perché?
“Dai voli aerei alla spesa al discount, dagli acquisti sul web all’arredamento, sembra un mondo fantastico in cui tutto è alla portata di (quasi) tutti. Ma dietro l’apparenza dell’egalitarismo, la verità è un’altra: il low cost ci rende più poveri, perché ogni volta che ci sembra di fare un affare, in realtà stiamo comprando qualcosa di qualità e valore aggiunto inferiore, in una spirale che trascina al ribasso tutta l’economia”.
Lei parla della “più grande illusione del consumismo moderno”
“Nel mercato il prezzo non è solo un punto d’incontro tra domande e offerta, ma è anche un formidabile elemento di comunicazione che orienta i comportamenti dei consumatori. Il prodotto low cost non è solo un prodotto che costa meno degli altri, ma identifica un acquisto che agli occhi del consumatore vale più del prezzo che paga per averlo. Un affare. Ma non è pensabile che produttori e distributori non trovino la loro convenienza nella vendita di prodotti e servizi low cost. Con l’illusione di rendere accessibile tutto a tutti, si produce e distribuisce povertà”.
A fare l’affare non possono essere compratore e venditore insieme
“Se il consumatore, ad esempio, vuole acquistare una camicia da 60 euro, pagandone 30, deve accettare che quella camicia contenga una manodopera economica, disponibile solo in Paesi in cui il livello generale dei prezzi è più basso del nostro. Il low cost, pur seducente come indubbiamente è, nel medio periodo e su larga scala frena lo sviluppo e diseduca le persone a percepire la qualità”
Il low cost è diseducativo?
“Abbassando il prezzo di beni e servizi per renderli più accessibili, si finisce per determinare poca qualità, minore reddito per le persone e, più in generale, nessuna motivazione né ambizione di accedere a beni e servizi migliori, determinando un appiattimento dei consumi. Viene meno quello che è definito ‘l’ascensore sociale’: desidero qualcosa che costa molto, quindi mi do da fare per potermelo permettere. Secondo me i beni primari dovrebbero essere a disposizione di tutti, quelli voluttuari solo di chi se li può permettere”.
Sembra un discorso un po’ classista
“Mi spiego: una cosa come la sanità, la migliore sanità col top dei chirurghi a disposizione, dovrebbe essere accessibile a tutti. La bellezza di Trinità dei Monti a Roma no. Il turismo di quelli che qui nella Capitale definiamo pellegrini svilisce la città e le fa perdere valore”.