L'orrore e il coraggio di Alessandra, la poliziotta: "Abusava di me, ma io pensavo a sopravvivere"
L'agente della questura di Napoli, ha deciso di parlare di ciò che le è successo perché "oggi la mia storia può aiutare le altre".
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"I minuti più lunghi della mia vita". È una storia di orrore e violenza, ma anche di coraggio e resilienza quella di Alessandra Accardo, l'agente di polizia che, nella notte del 19 ottobre 2022, è stata aggredita, picchiata e stuprata nella zona del porto di Napoli. Un 23enne cittadino del Bangladesh la picchia e la violenta. Lui è stato condannato nel marzo 2023 per violenza sessuale e tentato omicidio a 14 anni, lei è tornata al suo lavoro con un obiettivo: trasformare quello che è stato il suo peggio incubo in un esempio di forza e speranza per tutte le donne vittime di violenza.
"Mi sbatteva la testa per terra"
Le parole di Alessandra, raccolte in un'intervista commovente al Corriere della Sera dalla giornalista Giusi Fasano, gettano luce su una notte terribile, in cui la poliziotta ha affrontato non solo la violenza dello stupro, ma anche una ferocia inimmaginabile. "Mi ha colpita in testa. Mi ha dato un morso sulla guancia. Mi sbatteva la testa per terra e mi tirava i capelli così forte che ne ho persi ciocche intere", racconta Alessandra. Le sue parole fanno rivivere l'orrore e la brutalità delle violenze subite, ma sono anche un grido di speranza, una testimonianza di sopravvivenza.
Un imperativo categorico: sopravvivere
Nonostante i danni fisici e psicologici inflitti dal suo aguzzino, Alessandra aveva una sola cosa in mente: sopravvivere. Mentre sanguinava e veniva presa per la gola con violenza, l'agente di polizia lottava per respirare. La sua forza interiore era inarrestabile, nonostante l'oscurità che la circondava. L'istante in cui ha trovato il coraggio di chiedere al suo aguzzino perché la stesse uccidendo, nonostante già l'avesse violentata, è un momento di incredibile potenza emotiva.
"Ci ho messo del tempo a liberarmi di quella puzza"
Alessandra Accardo racconta come è riuscita a sopravvivere quella sera: "Semplicemente ho fatto il possibile per respirare e lui, avuto quello che voleva, se n'è andato. Mi ha detto: “vaff…, ora me ne vado io e poi tu”. Mi sono presa anche il vaffa dallo stupratore… Ma la differenza fra me e lui è che io ora vivo e, appunto, sono felice. Lui non credo proprio". Dei primi giorni dopo lo stupro ricorda dei piccoli e terribili dettagli: "Mi pettinavo in giardino perché nei capelli avevo ramoscelli, terriccio, cattivi odori, e mi faceva schifo sporcare la casa con quella roba. Venivano le persone a trovarmi, si avvicinavano per abbracciarmi e a volte le allontanavo per non trasmettergli la puzza di lui che sentivo addosso. Ci è voluto un po' per liberarmene. Ma in un certo senso il “dopo” mi ha anche fortificata".
La forza di andare avanti. E di riprendersi la vita
"La differenza fra me e lui è che io ora vivo e, appunto, sono felice. Lui non credo proprio", conclude Alessandra Accardo che ha deciso di condividere il dolore vissuto affinché sia di esempio per le vittime di violenza: "Ho deciso di metterci la faccia e parlare di quel che mi è successo. Le vittime vanno ascoltate, con rispetto. Condividere il dolore aiuta te e gli altri. Sento in questi giorni la famosa espressione “voglio essere l'ultima” sulla violenza di genere. Anche io l'ho pensato. E l'unico modo che ho per fare qualcosa è essere un modello. Oggi sono una donna felice. Ho un compagno che mi adora e che adoro, ho ripreso palestra, corso di ballo, lavoro. Mi sono ripresa la mia vita e cerco di aiutare gli altri con la mia testimonianza".