L'Iran è quella sedia vuota. Il Nobel per la Pace e le parole agghiaccianti della figlia di Narges Mohammadi
L'attivista iraniana è stata condannata a 31 anni di carcere e a 154 frustate per aver denunciato le atrocità del regime contro le donne e non ha potuto ritirare il Nobel. Le parole della figlia Kiana Rahmani
L'Iran è quella sedia vuota, non chi l'ha lasciata senza la sua protagonista, ma tutti coloro che sono soffocati da un regime che l'attivista stessa ha definito: una Repubblica islamica "sostanzialmente estranea al suo popolo".
"Sono una donna del Medio Oriente, di una regione che, sebbene erede di una ricca civiltà, è attualmente incastrata nella trappola della guerra e preda delle fiamme del terrorismo e dell'estremismo", dice Mohammadi nel suo messaggio scritto "dietro le alte e fredde mura di una prigione. Sono una donna iraniana orgogliosa e onorata di contribuire a questa civiltà, che oggi è vittima dell'oppressione di un regime religioso tirannico e misogino".
Giornalista e attivista iraniana, Narges Mohammadi, nata il 21 luglio 1972 a Zanjan in Iran è conosciuta per il suo impegno costante nella difesa dei diritti delle donne, dei prigionieri politici e dei detenuti. Ed è lei stessa detenuta da otto anni senza poter vedere i propri figli e il marito, nel famigerato carcere di Evin, a Teheran. E' stata condannata a 31 anni di carcere e a 154 frustate, per diffusione “di messaggi propagandistici che danneggiano la repubblica islamica”. "La lotta di Narges Mohammadi può essere paragonata a quella di Albert Lutuli, Desmond Tutu e Nelson Mandela, tutti premiati anche con il Nobel"
La presidente della commissione norvegese Berit Reiss-Andersen ha spiegato i motivi dell'assegnazione del Nobel per la Pace così: "per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e per la sua lotta a favore dei diritti umani e della libertà per tutti. la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Se le autorità iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno così che potrà essere qui per ritirare il premio a dicembre".
Ma così non è stato, come mostriamo nella gallery sopra, durante la cerimonia sono stati i suoi figli gemelli 17enni, Ali e Kiana, esiliati in Francia dal 2015, che, vestiti tutti di nero, in segno di lutto, hanno letto in francese il discorso che è riuscita a trasmettere dalla sua cella. Era presente ovviamente anche il marito di Mohammadi, il giornalista e attivista, Taghi Rahmani. Ad accompagnare la famiglia anche la fumettista Marjan Satrapi e l'attrice Golshifteh Farahani.
Il suo impegno per i diritti umani
Ma Mohammadi si è distinta per una lotta più ampia a tutti i diritti umani partendo dal più importante quello contro la pena di morte in Iran. Amnesty international in questi giorni ha infatti ricordato anche le sue campagne pubbliche contro le terribili condizioni carcerarie, l’isolamento e i centinaia di omicidi avvenuti per mano delle autorità iraniane durante le proteste che nel 2019.
"L'hijab obbligatorio imposto dal governo non è né un obbligo religioso né un modello culturale, ma piuttosto un mezzo di controllo e sottomissione dell'intera società".
Arrestata e condannata più volte, l'attivista 51enne è uno dei volti principali del movimento contro la Repubblica islamica "Donne, Vita, Libertà". Lo stesso movimento, che ha dato coraggio alle donne di togliersi il velo, tagliarsi i capelli e manifestare per le strade. Il tutto ricordiamo è partito dopo l'omicidio di Mahsa Amini, curda iraniana di 22 anni, che è morta appunto dopo il suo arresto a Teheran per non aver indossato correttamente il velo.
Gli altri Nobel per la Pace con i vincitori in carcere
Mohammadi è la quinta. Prima di lei il tedesco Carl von Ossietzky, la birmana Aung San Suu Kyi, il cinese Liu Xiaobo e il bielorusso Ales Beliatski.
Un altro premio non ritirato
Narges Mohammadi ha ricevuto anche il prestigioso Premio Andrei Sakharov per la libertà di pensiero nel 2018, assegnato dal Parlamento europeo. La sua storia è di grande ispirazione per molte persone in tutto il mondo che si battono per i diritti umani.