Ipazia di Alessandria, mente eccelsa e libera, fatta a pezzi da fanatici religiosi che odiavano le donne

Brillantissima filosofa, matematica e insegnante, si distinse per il suo sapere enciclopedico e la sua abilità oratoria. Fanatici cristiani la ritenevano un ostacolo. Fu presa, spogliata, torturata e fatta a pezzi. Il suo principale avversario, Cirillo di Alessandria, venne fatto santo

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di Ignazio Dessì

Le discriminazioni nei confronti delle donne e l’avversione verso le menti libere sono storia antica quanto il mondo. Da questo punto di vista, una delle figure femminili dell'antichità più affascinanti, sicuramente da riscoprire, è quella di Ipazia di Alessandria. Ma chi era questa donna eroica, fuori dal tempo, cui è stata resa giustizia solo in età recente?

Chi era

Ipazia nacque ad Alessandria d'Egitto intorno al 360 d.C., in uno dei principali centri culturali e scientifici del mondo greco-romano. Figlia del matematico e astronomo Teone di Alessandria, che le fu anche maestro, si dedicò fin da giovane allo studio della matematica, dell'astronomia e della filosofia, diventando una delle menti più fulgide della sua epoca.

Succedette al padre nell’insegnamento e si fece apprezzare da ogni ceto sociale. Fu brillantissima, distinguendosi per il sapere enciclopedico, l'abilità oratoria e il ruolo di insegnante, attirando molti studenti da tutta l'Area Mediterranea. Si formò nella tradizione neoplatonica, corrente filosofica ispirata alle idee di Platone e Plotino, e divenne la guida della scuola di Alessandria. Il suo insegnamento però non era solo teorico: Ipazia si dedicava anche alla divulgazione e alla ricerca, commentando opere di grandi matematici come Euclide e Diofanto, e studiando l'astronomia con strumenti come l’astrolabio.

Libera, rispettata e ammirata

Era una figura rispettata e ammirata, non solo per il suo sapere, ma anche per il suo carisma. La sua influenza non si limitava all’ambito scientifico: era consigliera politica figura pubblica di rilievo. Soprattutto aveva dei valori ben saldi che molti dimenticano anche di questi tempi. Diceva: “Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera” (Ipazia, in Ipazia Vita e sogni di una scienziata del IV secolo). Era in definitiva un’altissima cultrice della genuina libertà di pensiero.

Purtroppo però, in quel tempo, l’ultimo decennio del IV secolo, ad Alessandria cominciarono a essere demoliti i templi pagani per ordine del vescovo Teofilo, in base ai Decreti teodosiani che volevano perseguitare e distruggere i restanti culti pagani per imporre il Cristianesimo.

Gli scontri tra pagani e cristiani

In quel contesto, Ipazia fu brutalmente assassinata nel 415 d.C. Per comprendere cosa abbia condotto a ciò è necessario soffermarsi più accuratamente sulla situazione politica e religiosa del tempo nella sua città.

Nel IV e V secolo - come accennato - l’Impero Romano d’Oriente stava vivendo una transizione epocale: il cristianesimo, dopo essere stato perseguitato per secoli, era divenuto religione ufficiale (380 d.C.). Ed Alessandria, città cosmopolita con lunga tradizione di sapere pagano, divenne il teatro di scontri tra pagani e cristiani e persino tra fazioni cristiane in lotta tra loro.

Nella magnifica e dotta città due figure erano al centro del conflitto politico: Orestegovernatore romano dell'Egitto, che cercava di mantenere l’ordine e l’equilibrio tra i contendenti, e Cirillovescovo di Alessandria, che voleva affermare il dominio del cristianesimo e il suo potere ecclesiastico.

Ipazia, pur non essendo direttamente coinvolta nei conflitti religiosi, era vista come un'alleata di Oreste, in quanto sua consigliera. Inoltre, il fatto che fosse una filosofa pagana e una donna influente la rendeva un bersaglio agli occhi di certi fanatici cristiani.

L’assassinio di Ipazia (415 d.C.)

Nel 415 d.C., la tensione tra Oreste e Cirillo giunse al culmine. E in tale clima un gruppo di monaci cristiani - sollevando accuse di stregoneria ed eresia - decise di eliminare Ipazia, ritenendola ostacolo al dominio della Chiesa sulla città. Così una folla di fanatici, guidata da un ecclesiastico di nome Pietro il Lettore, la assalì mentre camminava per strada. Trascinata nella chiesa chiamata Caesareum, venne spogliata, torturata e fatta a pezzi – si dice - con cocci di ceramica o conchiglie affilate. Il suo corpo venne poi bruciato pubblicamente. Un atto simbolico per cancellare addirittura il suo ricordo.

L’assassinio di Ipazia segnò una svolta nella storia della cultura alessandrina. La sua morte rappresentò la fine della filosofia pagana nell’antica città e il trionfo dell’autorità ecclesiastica sulla vita intellettuale.

Cirillo di Alessandria, il principale avversario di Ipazia, venne in seguito canonizzato, proclamato dottore della Chiesa e fatto santo. Mentre la sua vittima cadde nell’oblio per secoli.

La riscoperta e il riconoscimento alla sua figura

Tuttavia - a partire dal Rinascimento e poi con l’Illuminismo - la figura di Ipazia venne riscoperta e celebrata come simbolo del libero pensiero, della scienza e della lotta contro il settarismo religioso.

Oggi è giustamente ricordata come una delle prime scienziate della storia e come un’icona della libertà di pensiero e dell’emancipazione femminile. La sua vicenda ha ispirato libri, saggi e anche notevoli film, come Agorà (2009) di Alejandro Amenábar. La sua storia è stata pienamente riscoperta, divenendo simbolo e monito della lotta contro l’intolleranza e l’oscurantismo. Ipazia è da considerare un'icona del libero pensiero, della scienza e dell’opposizione al fanatismo religioso. Perfino, a ben vedere, di un femminismo ante litteram.

Dai tempi di Ipazia d’Alessandria sono trascorsi molti secoli, eppure non sfugge alle menti intellettualmente oneste che, ancora, le donne subiscono ingiustizie, discriminazioni e violenze. Per questo è importante ricordare figure come quella della coraggiosa combattente. Ed ha ragione Germana Carillo a scrivere su Greenme che la grandissima scienziata e filosofa - descritta secoli dopo dal teosofo Augusto Agabiti come una martire della libertà di pensiero - deve ricordarci tutte le donne coraggiose, forti, ribelli e geniali che nel corso delle diverse epoche storiche hanno lottato per cambiare la mentalità del proprio tempo.