Influencer superficiali? Ma poi si pretende siano esperte di geopolitica e svolgano un ruolo "didattico". I casi più eclatanti
De Lellis e Ferragni sono solo gli ultimi due casi di una contraddizione che regna nel web. Cosa pretendiamo dagli e dalle influencer?
Partiamo da Giulia De Lellis in vacanza in Israele che oltre agli scatti in bikini ha pubblicato nelle Stories una foto in cui lei e il fidanzato posano con il capo dello Stato, Isaac Herzog, e con le forze di difesa israeliane.
Si leggono commenti come: "Vergognati veramente, andare a farti la bella vacanza in un paese in cui stanno massacrando gente innocente, e fai pure i post in collaborazione con l’Unicef, vergognati solo", scrive qualcuno. "Bello il costume, si abbina con il regime di apartheid in cui ti trovi!".
Pioggia di critiche e la risposta di lei in verità non fa una piega
"Nessuna volontà di propaganda, sono consapevole di non avere la preparazione per prendere posizione. Chi ha sostenuto il contrario mi ha sopravvalutata, o più semplicemente ha scelto di usarmi, lui sì, per fare propaganda. Vedere così tanta aggressività e odio da chi dichiara di essere animato da sentimenti di pace mi sconvolge, ma, consapevole del mio ruolo, saprò essere più attenta, sia in ciò che racconto che nel modo in cui lo faccio".
Chiara Ferragni e "il lunedì perfetto in Sicilia" mentre l'Isola brucia
"Un lunedì perfetto" aveva scritto l'influencer sotto i suoi scatti siciliani scatenando una bufera perché in quelle stesse ore la popolazione in molte zone dell'isola stava affrontando un inferno. Tempismo che non le è stato perdonato: "Sei imbarazzante! Stiamo bruciando, morendo, fallendo, faticando. Ma tu ti localizzi/tagghi/mostri/vendi in Sicilia"; "Catania alla disperazione. Palermo circondata dalle fiamme. Ma per te, che ti trovi in Sicilia, ovviamente #supplied, è un Good Monday… ma vergognati". "Ma hai capito che la Sicilia va a fuoco?" si legge sempre tra i commenti.
Poi la pezza...
"Oggi sono stata a Palermo e ho visto con i miei occhi la devastazione che questa terra sta subendo. E' chiaro che tutto questo è più grande di me e di tutti noi. Ho provato a pensare cosa avrei potuto fare per dare una mano e non ho trovato una risposta, ma se le istituzioni dovessero avere bisogno di me in qualche modo io sono qui per fare la mia parte".
Una riflessione
Entrambe queste vicende (solo le ultime due in ordine di tempo) ci dovrebbero far riflettere su una contraddizione che viviamo da anni. Ci lamentiamo continuamente ogni qual volta una o un influencer tentano di lanciare un messaggio positivo ai loro milioni di follower, accusando queste persone di non essere abbastanza preparate e di postare discorsetti elementari e poco approfonditi che banalizzano problemi complessi.
Ma allo stesso tempo pretendiamo che questi personaggi siano in grado di comprendere la portata di un loro scatto, per esempio con dei militari israeliani o che siano sempre attenti a ciò che capita nel luogo in cui quello scatto viene fatto. Decidiamoci!
Lungi da noi difendere i due scivoloni
Ma sorge spontanea una domanda: che ruolo vogliamo attribuire a chi ha un grande seguito sui social? Quello di guru, di educatori, moralizzatori ma senza una preparazione adeguata? Oppure siamo d'accordo quando consideriamo questi "contatti" semplici divulgatori di leggerezza e superficialità? Dovremmo deciderci su questo punto.
Ciò che purtroppo accade è che chi segue queste persone non ha spesso gli strumenti per comprendere i contenuti che legge. Soprattutto i più giovani. Ma non possiamo certo mettere una patente per aprire un account su Meta o per iscriversi.
Dovremmo sì, far notare gli errori ma magari evitare di scandalizzarci se non conoscono le dinamiche mediorientali o pubblicano foto inopportune mentre c'è una emergenza incendi. Non sono politici con importanti responsabilità. Spesso proprio con chi ha ruoli istituzionali siamo molto più "teneri". Mentre con questi semplici cittadini e cittadine con la grande fortuna (e colpa) di riuscire a guadagnare postando e scattando senza troppe pretese, ci dimostriamo esageratamente severi.
I nostri giovani devono imparare la storia di Israele non certo da Giulia De Lellis...