Cosa si nasconde dietro la tua maglietta? Il lato oscuro di H&M

Svenimenti, stipendi da fame e straordinari eccessivi per sopravvivere, c'è questo e molto altro nelle fabbriche delle catene di fornitura

di Francesca Mancuso

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Un salario dignitoso, equo. Con queste parole, 5 anni fa H&M aveva promesso di garantire i diritti dei lavoratori. Era il 2013. Oggi le cose non sono cambiate granché come ha mostrato la nuova analisi condotta da AbitiPuliti, anzi. Svenimenti, stipendi da fame e straordinari eccessivi per sopravvivere, c'è questo e molto altro nelle fabbriche delle catene di fornitura.

È questo il quadro delineato dal nuovo report dal titolo 'H&M: Le promesse non bastano, I salari restano di povertà'. La ricerca ha riguardato 6 fabbriche distribuite in 4 paesi: Bulgaria, Turchia, Cambogia e India. Sono stati intervistati lavoratori e lavoratrici tra marzo e giugno 2018 durante la campagna “Turn Around, H&M” coordinata dalla Clean Clothes Campaigne, sostenuta dall’International Labor Rights Forume da WeMove.EU.

Al tempo dell’annuncio inoltre, le maestranze interessate fabbricavano il 60% dei prodotti del marchio, alle dipendenze di fornitori strategici, classificati dalla stessa azienda com “gold” o “platinum”. Proprio tra queste sono state scelte le fabbriche in cui realizzare l’inchiesta.

Secondo la ricerca, i lavoratori intervistati guadagnano in India e Turchia un terzo e in Cambogia meno della metà della soglia stimata di salario dignitoso. In Bulgaria, lo stipendio dei lavoratori intervistati presso i fornitori di H&M non arriva nemmeno al 10% del necessario per condurre una vita quantomeno dignitosa.

Sono tanti, troppi i lavoratori della nota catena di abbigliamento a vivere sotto la soglia di povertà, 'nonostante le promesse dell’azienda di pagare un salario dignitoso entro il 2018 e le recenti ingannevoli dichiarazioni sui progressi raggiunti' fa sapere AbitiPuliti.

 Eppure stiamo parlando di uno dei più grandi rivenditori al mondo, con profitti per 2,6 miliardi di dollari.

'La campagna è stata lanciata nel maggio 2018 quando è diventato evidente che H&M non avrebbe mantenuto l’impegno di adottare modelli retributivi tali da garantire entro il 2018 la corresponsione di salari dignitosi, un provvedimento che avrebbe interessato a quella data 850.000 lavoratori dell’abbigliamento” si legge nel dossier.

Straordinari per sopravvivere

Le ore di straordinari in 3 delle 6 fabbriche coinvolte nell’inchiesta spesso superavano il limite massimo legale, senza contare che lavorare di domenica era frequente in tutti e 4 i paesi in cui si è svolta la ricerca. In Bulgaria inoltre i lavoratori hanno riferito di aver effettuato gli straordinari solo per raggiungere il salario minimo legale.

“Entri in fabbrica alle 8 di mattina, ma non sai mai quando ne uscirai. A volte torniamo a casa alle 4 del mattino seguente” ha rivelato un lavoratore della Koush Moda, “fornitore d’oro” di H&M in Bulgaria.

Svenimenti

Malnutrizione, stanchezza e svenimenti sul posto di lavoro. Purtroppo accade anche questo. Secondo i risultati dello studio, un terzo delle donne intervistate in India e due terzi in Cambogia– che lavorano nelle fabbriche classificate da H&M come “fornitori di platino” – sono svenute sul posto di lavoro. Una lavoratrice in India ha addirittura raccontato di essere stata accompagnata dai colleghi compagni in ospedale per un’emorragia interna dopo aver colpito una macchina durante uno svenimento.

In Bulgaria, le lavoratrici bulgare parlano degli svenimenti come di eventi quotidiani. Inoltre, una lavoratrice ha denunciato il licenziamento di una collega dopo uno svenimento.

H&M come si giustifica?

“La scorsa settimana H&M ha rilasciato una dichiarazione altisonante, un chiaro tentativo di neutralizzare l’impatto dei risultati che pubblichiamo oggi e che, naturalmente, abbiamo inviato in anticipo all’azienda. Di fatto H&M sta cercando di rimuovere dalla memoria collettiva quegli 850.000 lavoratori cui doveva garantire un salario dignitoso entro il 2018. Ma noi abbiamo la memoria lunga e non lasceremo che ciò accada” ha dichiarato Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti, sezione italiana della Clean Clothes Campaign.

“Sapevamo che H&M non avrebbe mantenuto il suo impegno, ma ciò che abbiamo trovato a livello di salari e di condizioni di lavoro nelle fabbriche della sua catena di fornitura è davvero scioccante. H&M deve intervenire immediatamente per porre fine allo scandalo dei salari da fame e delle violazioni dei diritti dei lavoratori” ha aggiunto Bettina Musiolek della Clean Clothes Campaign, che ha coordinato la ricerca.

Per questo, gli autori del report hanno lanciato un appello alla società invitandola a pubblicare una road map con obiettivi di aumento salariale misurabili e a breve termine.

La petizione

All’interno della campagna “Turn Around, H&M!' è stata lanciata una petizione per chiedere salari dignitosi e condizioni di lavoro giuste in tutta la catena di fornituradi H&M. Sono già state raccolte oltre 100mila firme.

“H&M non può continuare a fingere che le cose stiano migliorando quando i lavoratori sono costretti a fare gli straordinari e ancora vivono in povertà. Questa ricerca mobiliterà migliaia di cittadini preoccupati e consumatori critici che hanno a cuore il rispetto dei diritti umani e il consumo e la produzione sostenibile” ha aggiunto Virginia Lopez di WeMove.EU.

Per firmare la petizione clicca qui

Per leggere il dossier completo clicca qui

 

www.greenme.it

 

26/09/2018
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