Harry e Meghan, due “Ferragnez” che mettono in crisi la Regina
Gli ex duchi di Sussex lanciano accuse di razzismo. Ma reali che soffrono non sono credibili
Meghan Markle, accanto al marito Harry, che piange in diretta tv racconta la sua “tragedia”. A un anno dal loro addio alla corona britannica, gli ormai ex Duchi di Sussex vanno in mondovisione a fare rivelazioni scioccanti: per colpa di Buckingham Palace, la neo duchessa, avrebbe tentato il suicidio. E poi la bomba finale: l’accusa di “razzismo”, peraltro pronunciata da una donna che tecnicamente non è nemmeno nera. Ma oggi “razzismo” è la parola magica nel mondo dei media e del politically correct. Basta solo invocarla, per diventare subito dei “poverini discriminati”.
La Regina e la Monarchia britannica sono un covo di cattivi razzisti (e anche un po’ nazisti viste le simpatie che la famiglia del principe consorte Filippo nutriva per il Terzo Reich): il caso di Meghan è perfetto per le campagne gender, Blm, #MeToo se non fosse che arriva da una coppia milionaria, che vive nello sfarzo, senza dover lavorare (a meno che di non considerare un lavoro le comparsate tv), tra inservienti che fanno tutto e poliziotti che la proteggono. Le sedicenti clamorose rivelazioni non sono campagna lanciata dai genitori di George Floyd, ma dalla moglie di un principe, ex attrice che smania di celebrità e va in tv vestita in abito Armani, senza contraddittorio e di parte. Nella trappola mediatica del “Santa Subito” sono caduti in tanti: i milioni di tifosi del “buonismo”, che fa molto figo, specie sui social media, non aspettano altro che trovare qualcuno da promuovere a “campione”, con tv e giornali pronti a compiacerli. L’enfasi su due figure ormai marginali, e mai veramente di peso, nella storia della Gran Bretagna è tale che l’esercito progressista arriva perfino a profetizzare la fine della monarchia, una crisi senza precedenti per Buckingham Palace. E potrebbe anche esserlo, se il tutto fosse credibile.
Curiosamente, la ex coppia reale rifugiatasi in America per sfuggire alle persecuzioni dei cattivi media inglesi, non ha alcun problema a presentarsi dai media americani, che li pagano 9 milioni d di dollaro. Evidentemente i media sono cattivi solo quando non pagano. L’intero evento televisivo, è un’operazione costruita a tavolino, dove tutti i media mondiali sono caduti in pieno. Eppure dovrebbe essere. L’osannata Oprah Winfrey non è una giornalista; è la più famosa conduttrice televisiva d’America, una versione più potente e seguita di Fabio Fazio. La regina dei salotti televisivi statunitensi si è ben guardata dal fare domande scomode, anzi ha messo a proprio agio i sui ospiti e si è limitata a fare da “reggimicrofono”, per usare un’efficace definizione di Marco Travaglio: in quell’intervista non c’è stato nulla di spontaneo, né tantomeno di giornalistico. Tutto è stato concordato, le domande e le risposte hanno seguito un copione. Quando si sposarono, i due rampolli andarono a vivere, contro ogni regola regale, in un cottage della Regina Vittoria, la cui sola ristrutturazione, secondo i gusti della coppia, è costato 2 milioni di sterline ai cittadini inglesi. Il razzismo difficilmente abita in dimore principesche. I reali che soffrono non esistono. C’è un tacito patto, tra sovrani e sudditi, che da sempre regge tutte le monarchie: chi ha la fortuna di nascere col sangue blu, accetta protocolli e regole, impiega il suo tempo in noiosi eventi pubblici e infiniti salemelecchi diplomatici; accetti di essere al centro di critiche dei media. In cambio, i contribuenti gli finanziano una vita da nababbi. Facile e tutto sommato accettabile come compromesso nella vita. Ecco perché, più che a una coppia che suscita compassione, Harry & Meghan assomigliano a dei Ferragnez di serie B che fanno leva sul buonismo per cercare celebrità. Sono solo una coppia famosa per essere famosa, senza veri meriti. E stanno solo cercando di spremere il limone dello Star System. Nulla di male, non sono i primi a farlo e non saranno gli ultimi, ma spacciarsi per dei benefattori o, peggio, dei “poverini” maltrattati non ci crede nessuno. E’ un fatto acclarato che sui regali inglesi ci sia una pressione enorme e che la famiglia non brilli per umanità e affetto. Ma nella Storia non c’è mai stato mezzo che abbia chiesto di rinunciare ai privilegi per diventare un comune cittadino. Mentre a milioni sognano di fare la vita dei reali. Qualcosa vorrà dire.
Nessuno nega che Harry & Meghan abbiano avuto difficoltà e subìto qualche angherìa della “Ditta”, come viene chiamata la Corona. E che per questo possano anche suscitare simpatia nell’opinione pubblica. Ma risparmino al mondo la prosopopea del martirio e della beatificazione celebrata dalla pontefice Oprah Winfrey. E vengano presi per quello che sono: due “Morti di Fama” (copyright dell’espressione, Dagospia). Il patetico tentativo di associare la vicenda di Meghan a Diana, anche lei vittima dei media e dell’odio di corte, è maldestro oltre che di cattivo gusto e anche malaugurante. Diana era una personalità amata e rispettata. Agli occhi dei sudditi, invece, Meghan è una manipolatrice, arrampicatrice sociale, una narcisista estrema, venuta a Londra per accalappiare qualcuno famoso (come raccontò una volta una sua ex amica conduttrice televisiva). Per liquidare il quarto d’ora di celebrità televisiva della coppia, pagato profumatamente, vale la pena ricordare William Shakespeare, quello sì un gigante nella storia del paese: “Much ado about nothing”. Molto rumore per nulla.