La guerra santa dei commando ultra-vegani contro i carnivori Cracco e Cruciani
Il conduttore della Zanzara voleva dimostrare, e ci è senza dubbio riuscito, che si poteva finire nel mirino dei contestatori
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Fra tutte le sciocchezze che ho letto in questi giorni sulla guerra dei Vegani a Cruciani culminata nella pubblica aggressione di venerdì, a Milano, si segnala una corrente di pensiero spavalda e miserabile: quella di coloro che vogliono il sangue, e rimpiangono che non sia scorso copioso nell'ultima puntata della serie, ovvero la contestazione dei fondamentalisti davanti a Radio 24 di cui sopra.
Si tratta di gente che commenta e insulta il conduttore della Zanzara, che inneggia ai suoi contestatori più talebani, che distribuisce ridicole accuse e presunte patenti di vigliaccheria, dall'alto di non si capisce quale cattedra morale. Non si tratta di un corsivista isolato, ma piuttosto di diversi pseudo-opinionisti che riassumono bene ed amplificano una sorta di malanimo collettivo che dilaga sui social, un sentimento nero e ridicolo. Che però così rischia di essere delegittimato.
Ecco i fatti per chi si è perso qualche puntata. 1) Cruciani finisce nel mirino di alcuni vegani esagitati (ultra-vegani, o brigatisti-vegani) per quello che dice e fa in radio, da diversi mesi, sul conflitto tra vegani e carnivori. Attenzione al primo errore: non di tutti i vegani, e nemmeno di tutti i vegetariani, per fortuna, ma di quella minoranza così arrabbiata e lobotomizzata da vedere e sostenere - per esempio - che cuocere o mangiare un coniglio possa essere considerata una provocazione inaccettabile o addirittura una 'forma di violenza'.
2) Io, al contrario, credo che se mangiando un coniglio il conduttore della Zanzara voleva dimostrare (e ci è senza dubbio riuscito) che si poteva finire nel mirino dei contestatori, ha fatto benissimo a filmarsi mentre degustava, più che una offesa è stato una mossa situazionista. Utile per capire. L'esibizione carnivora, e le folli reazioni che ha suscitato, avrebbe dovuto segnalarci che - già da mesi - siamo arrivati oltre il livello di guardia della possibile sopportazione.
3) I capi di accusa contro Giuseppe sono più o meno questi (non sto scherzando): la degustazione pubblica e sacrilega del famoso coniglio,
4) L'aver condotto, ad agosto di quest'anno, una campagna sarcastico-sanitaria contro chi surgela i gatti morti e li conserva nel freezer di casa (abbiamo appreso dai suoi contestatori durante la Zanzara che si tratta di un micro-fenomeno di massa),
5) La scelta di ospitare, con fare simpatizzante molti cacciatori (alla Zanzara parlano tutti, quindi anche loro),
6) L'aver irriso i tanti che telefonano dicendo di tenere più alla vita degli animali che a quella degli uomini,
7) l'aver affrontato - massimo sacrilegio - i suoi contestatori con un salame in pugno, facendo poi marcia indietro. Qualcuno ha scritto che lo faceva come se brandisse Excalibur, non si capisce se per dire che la usava come un'arma, oppure no. Invece, ovviamente, era solo una sonora presa per i fondelli. Evidentemente anche sfottere due talebani-vegani oggi è considerato una sorta di crimine.
Io credo che qui forse dovremmo provare a ragionare un attimo, tutti, lobotomizzati compresi: solo in questo paese si può scrivere e sostenere che il contestatore si guadagna - non si capisce bene in virtù di quale legge non scritta - il diritto di prevaricare il suo contestato. È una follia tutta italiana, questa, quella in virtù della quale chi grida e chi urla (dalle ultra-animaliste contro Cruciani ai teppisti universitari contro Panebianco) sarebbe portatore di una sorta di domanda di giustizia collettiva, mentre chi si sottrae al ludibrio sarebbe codardo.
Ma cos'è poi la paura? Se quattro scalmanate fanno irruzione in un ufficio urlando come pazze per deriderti e insultarti, uno ha tutto il diritto di sottrarsi alla gogna, e persino di preoccuparsi di quello che possono fargli. Ecco perché va ristabilito un principio elementare: molti contro uno è vigliaccheria, mentre uno preoccupato dalla follia di molti è buonsenso.
Ma qui torniamo al merito: Cruciani è un 'provocatore'? Forse. Anzi, senza dubbio. È un opinionista, provocare è il suo mestiere. Gli si può rispondere, anche nel modo più duro, sul piano delle opinioni, ma non su quello dell'intimidazione fisica. Cruciani manca di rispetto ai suoi contestatori esibendo il salame? Forse. Ma Cruciani - come ricorda lui 'sta a casa sua', dunque può fare quello che vuole, chi irrompe attraverso una porta per inseguirlo non ha diritto di appellarsi a nessun galateo.
E qui arriviamo al punto: si può davvero sostenere che chi considera 'criminale' l'apologia dei carnivori abbia diritto di cittadinanza? Si può davvero sostenere che un picchetto contro una degustazione di selvaggina, o l'irruzione in un ristorante per lavare l'incredibile offesa di aver cucinato un piccione (come è noto è successo allo chef Cracco) siano un crimine? No. Però non si tratta di un caso isolato, ma di un fenomeno in crescita, in alcuni casi addirittura collegati da una rete comune. Io credo che, al caso Cruciani e alle sfuriate dei vegani-talebani, si debba rispondere con una certa nettezza.
Non è la guerra santa tra i carnivori e dei vegan: ma piuttosto è la risposta estrema è intollerante di un circoscritto gruppo di esaltati a chi non la pensa come loro. Io credo che qualsiasi vegan-vegetariano abbia il diritto di contestare verbalmente il conduttore della Zanzara, o anche lo Chef Cracco, quando vuole. Ma penso anche che chi lo fa mimando atteggiamenti squadristici sia uno squadrista. E quindi il problema non è di Cruciani o di Cracco. Ma di tutti. Dietro il pretesto del boicottaggio ai carnivori, infatti, non c'è l'attenuante di una 'giusta causa', ma l'aggravante di un nuovo integralismo.