I 100 anni di Goti Bauer che non uscì mai dal lager: "Ho vissuto ogni giorno come fossi ancora ad Auschwitz"

Agata Herskovits Bauer, detta Goti, ha compiuto 100 anni il 29 luglio. Ha dedicato gran parte della sua vita a testimoniare la sua tragica esperienza vissuta ad Auschwitz dove perse tutta la sua famiglia

di Claudia Sarritzu

“Ogni volta che penso ai luoghi in cui ho vissuto, Berechovo, Fiume, L’Asmara, Milano, il primo posto che mi viene in mente è Auschwitz. È il posto in cui mi sento più a casa mia. Penso che la mia casa sia questa". Compie 100 anni, Goti (Agata) Herskovits Bauer, una delle ultime testimoni dell'Olocausto che però a lei non piace come nome per raccontare l'immane genocidio degli ebrei d'Europa: "Non è il termine giusto, perché indica un sacrificio di natura religiosa". Nata il 29 luglio del 1924 racconta che da bambina credeva che le strade in festa fossero tutte per lei: "Era anche il compleanno di Mussolini, credevo che le celebrazioni fossero per me". Ma non ricorda il giorno dei suoi 20 anni trascorso nel campo di sterminio: "Era uguale a tutti gli altri giorni, si viveva minuto per minuto perché in qualsiasi momento senza alcun motivo potevi essere uccisa". 

Venduta da chi la doveva accompagnare in salvo

Una storia molto simile a quella di Liliana Segre: tradita da dei contrabbandieri che l’avevano accompagnata al valico di Cremenaga. Venduta ai tedeschi di stanza a Ponte Tresa per poi essere deportata ad Auschwitz dove la sua famiglia venne sterminata subito: "Ricorderò sempre lo sguardo disperato di mia madre che si volta per salutarmi ancora. Aveva 44 anni”. Purtroppo se tanti italiani si offrirono generosamente per aiutare gli ebrei e i perseguitati politici, rischiando in prima persona, altrettanti erano quelli che non esitarono a barattare la vita di queste famiglie per qualche soldo. "Era il primo maggio – racconta la Bauer – e verso le sei di sera, dopo aver aspettato in un bar, ci affidarono a due guide. Erano i famosi passatori, contrabbandieri che conoscevano tutti i sentieri di montagna per arrivare al confine. Ogni sera gli venivano affidati una quindicina di persone. Da Varese ci portarono in tram fino a Ghirla e, per ore e ore, su è giù per quei sentieri di montagna. Noi con la massima fiducia abbiamo affrontato quella traversata notturna. A un certo punto verso le quattro e mezza di mattina, questi due ragazzetti molto premurosi, ci hanno detto: “siete arrivati, dovete attraversare solo quel ponticello, sollevare quella rete. Non possiamo venire con voi, per cui vi salutiamo qui”. Si sono girati, hanno emesso un fischio e a quel punto alla nostra destra si sono accese delle luci. C’era una casermetta da cui sono usciti dei finanzieri che hanno sparato per aria e ci hanno gridato che eravamo in arresto". "Il posto dove siamo stati arrestati si chiama Cremenaga, esattamente sul confine. Il nostro arrivo era già stato segnalato ai tedeschi che avevano il loro quartiere generale a Ponte Tresa" racconta in una intervista Goti Bauer. I due traditori furono arrestati e processati nel 1946 ma per via dell'amnistia rimasero in galera poco tempo. 

I beni rubati dalla gente del posto

L'altro aspetto vergognoso è quello dei beni che gli ebrei in fuga verso la Svizzera affidavano a gente del posto e mai più restituito ai sopravvissuti: "Qualche anno fa sono andata a Cremenaga – continua Bauer – a fare la mia testimonianza per il film “Memoria”, un anziano signore del posto mi ha detto: “Lo vede quel quartiere, tutto pieno di case nuove? Lo hanno costruito loro, con i vostri soldi. E anche altri, a Cremenaga, mi hanno detto che quei tre vivono ancora allegramente e che hanno aperto un bar”".

"Noi, i più sfortunati"

"Invidiavo molto i deportati politici, che all’arrivo sapevano di avere le loro famiglie a casa al sicuro. A noi ebrei questo conforto non è stato concesso. Dopo l’arrivo siamo rimasti soli e da soli abbiamo affrontato la dura, durissima lotta quotidiana per la vita".

Mai uscita dal lager

Nonostante l'amore trovato quasi subito e i figli e le tante care amicizie, che Goti considera salvifiche, sia quelle all'interno del lager, sia quelle conosciute dopo, ammette di non essere mai uscita da Auschwitz. Quel luogo terribile le ha fatto visita ogni notte nei suoi incubi.