"Se sei donna, il mestiere di giornalista sportiva è più 'pericoloso'": le testimonianze sconcertanti

Le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano ogni programma o giornale: la mancanza di ruoli apicali e il paternalismo che le relega a spalla maschile

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di Redazione

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Se sei donna, il mestiere di giornalista è più "pericoloso". Infatti nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile. Di frequente nel giornalismo la professionalità femminile viene sminuita (e la retribuzione è inferiore). Non a caso la maggior parte delle telecronache sono maschili e, quando la partita finisce e arriva il momento del commento tecnico, in studio si vedono solo - o per lo più - uomini. Esistono ovviamente delle eccezioni meritevoli, certo. Ma solo quando il caso non sarà più un'eccezione potremo smettere di discutere di maschilismo. Basta parlare di "quote rose" che sono un punto di sconfitta, non di arrivo.

Essere una giornalista in Italia

Di questo tema si occupa Valentina Cristiani nel libro "Non chiamateci quote rosa": essere una giornalista in Italia oggi continua a significare essere esposte più facilmente a pregiudizi, discriminazioni, violenza sessista e, talvolta, molestie. Nel libro ci sono le storie di quaranta giornaliste intervistate. Tra le varie assurdità che sono emerse c'è il fatto che ancor oggi molti credono che la ragazza in tribuna stampa o sugli spalti stia guardando non la partita ma i giocatori perché è innamorata di loro. O ancora che vengano assunte giornaliste esclusivamente sulla base delle misure/bellezza estetica e non delle competenze, oltre a critiche sessiste (non di merito ma su preconcetti) verso telecroniste, e allenatori che, contestati da una giornalista, rispondono chiamandola "signorina", proseguendo con fare paternalistico. E si potrebbe continuare all'infinito, aumentando la gravità. 

La disparità di genere

Il libro tratta anche la disparità di genere all’interno delle redazioni - siano esse televisive, giornalistiche, o radiofoniche. Nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma, o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile. Quello che le giornaliste chiedono sono le "pari probabilità", ovvero le stesse possibilità previste per gli uomini di fare carriera o arrivare a ricoprire determinate posizioni apicali. Per onestà intellettuale nel libro viene anche riconosciuto che, molto spesso, il problema sono le donne stesse, invidiose le une delle altre, che non riescono a fare squadra. Ma non solo. Molte donne si adeguano al sistema che le fa sentire "corpi estranei" e all'ennesimo episodio discriminatorio accettano il ruolo della "vetrina" o, peggio ancora, mollano tutto. 

Il libro contiene la prefazione di Giorgia Rossi (giornalista, conduttrice Dazn), l'introduzione di Paola Ferrari (giornalista, conduttrice Rai) e la postfazione di Federica Cappelletti (giornalista, Presidente della Divisione di Calcio Femminile FIGC). 

Chi è Valentina Cristiani

Giornalista, scrittrice, opinionista e conduttrice sia in tv che in radio. "Ho sempre avuto la passione e l’ambizione di lavorare nel mondo del calcio, viverlo, e raccontarlo. Da quando da piccolina mio papà mi portava allo stadio e a casa seguivo le interviste post partita. Pensando, già allora, che domande avrei fatto al posto del giornalista. Le dinamiche della vita poi ti mettono in discussione, perché lungo il tuo percorso trovi sempre persone che ti screditano o comunque non credono che tu possa farcela. Mi è sempre piaciuto pensare però che i sogni e le passioni passino attraverso le difficoltà. Ho iniziato a scrivere, senza essere pagata, su una testata online. Contattai direttamente il direttore e, dopo un articolo di prova, entrai a far parte della redazione. Quando ho iniziato a guadagnami una certa autorevolezza, il Resto del Carlino prima, la Gazzetta di Parma poi mi hanno proposto di scrivere prima di calcio dilettantistico, poi professionistico e anche di altri settori. Poi, la stessa cosa mi è stata proposta da una tv locale. Ho preso quindi il tesserino da pubblicista nel gennaio del 2005 ed ho lavorato negli uffici stampa della Uisp, FIN e FIV. Fino ad arrivare ai giorni nostri con collaborazioni per la trasmissione “Blucerchiati Live”, di cui sono anche social media manager, per quotidiani e magazine, e l’uscita di tre libri" ha raccontato in una intervista a CalcioQuotidiano 

31/12/2024
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