Giorgia Meloni e la polemica sulla scelta di portare la figlia in Cina: perché stavolta ha ragione lei

Il fatto che la Premier Giorgia Meloni sia arrivata con la figlia di 8 anni, Ginevra in Cina, scendendo mano nella mano dall’aereo, ha fatto molto discutere ma sinceramente non ne capiamo il motivo

Foto Ansa

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E' proprio vero che qualsiasi cosa faccia una donna (di destra o di sinistra) c'è qualcuno che la critica a prescindere. Ma questa volta, davanti a una scelta così naturale e assolutamente positiva, ci risulta impossibile tacere. Andiamo per ordine. Il fatto che la Premier Giorgia Meloni sia arrivata con la figlia di 8 anni, Ginevra in Cina, scendendo mano nella mano dall’aereo, ha fatto molto discutere. "Non ne capisco la ragione, francamente" ha dichiarato la Presidente, e francamente neppure noi.

Le parole di Giorgia Meloni

"Tra viaggi e impegni sono stata via quasi una settimana, secondo chi critica tutto ciò, avrei dovuto lasciare mia figlia a casa, magari a casa di amici? Mi fa sorridere che certe persone si ritengano moralmente così superiori da poter insegnare a una madre come crescere la propria figlia. Io invece penso che ogni mamma sappia cosa sia meglio per la sua prole e debba scegliere in libertà. Ma c’è di più, è anche una sfida culturale che riguarda tutte le donne: penso che, se io, che sono Presidente del Consiglio, riesco a dimostrare che il mio incarico è compatibile con la maternità, allora non ci saranno più scuse per quelli che usano la maternità come pretesto per non far avanzare le donne sul posto di lavoro. Sulla carta, fare un lavoro importante e dimostrare che si possono anche crescere dei figli non dovrebbe essere una rivoluzione, ma in questa società che spesso usa i figli per impedirti di raggiungere i tuoi traguardi probabilmente lo èha detto Meloni nel corso di un'intervista a Chi. E a chi le chiede se la figlia ha consapevolezza del suo lavoro così importante, la Presidente risponde: "La bambina sa che il mio lavoro non è come tutti gli altri, pur non comprendendone totalmente la portata. Di ritorno dalla Cina mi ha scritto un biglietto nel quale mi diceva che ogni volta che spegne le candeline esprime il desiderio di passare più tempo con me. Mi ha fatto sentire molto in colpa", ha proseguito Meloni. "Di solito si dice che non sia una questione di quantità del tempo che passi con i figli, ma di qualità. Io penso che sia vero in astratto, ma non nel concreto. I bambini vogliono, giustamente, che tu ci sia quando accade qualcosa che li emoziona, perché la felicità ha bisogno di essere condivisa".

Perché la scelta è un esempio positivo

Nonostante la Premier rappresenti una maggioranza di governo di Destra che in molti temi che riguardano i diritti delle donne non può certo essere definita progressista, in questo specifico caso quella semplice scaletta dell'aereo con figlia presa per mano ha avuto un impatto incredibile nell'immaginario collettivo. Secondo noi le motivazioni sono queste e risulterebbero condivisibili a tutte e tutti se non ci fosse la solita abitudine malsana di screditare l'avversario anche quando ne fa una giusta. La prima è che siamo abituati a vedere premier uomini scendere quelle scalette con first lady mute e sorridenti. In questo caso c'erano invece due donne: una premier e sua figlia bambina. Nessun uomo. Ed ecco il primo messaggio: sono una donna che può fare la Presidente del Consiglio e occuparsi di sua figlia senza l'aiuto di nessun maschio al seguito. Più femminista di così non credo si possa anche solo immaginare. Secondo, come ha detto Meloni stessa, ogni madre ha il diritto di crescere i propri figli e figlie secondo la propria indole scegliendo cosa sia meglio per la propria prole. Nessuno conosce meglio di lei le esigenze della piccola Ginevra che ha tutto il diritto come qualunque altra bambina italiana di trascorrere del tempo con sua madre. Perché quando a seguire sono le mogli (raramente i mariti) nessuno si chiede chi ha pagato o perché è lì? Perché una moglie bella statuina ormai l'abbiamo sedimentata nella nostra mentalità. Una donna single con sua figlia, forse, dà ancora fastidio anche a chi si considera emancipata o emancipato. Terzo: a tutte e tutti i datori di lavoro che ancora credono -o fingono di credere come scusa o pretesto- che la maternità non si concili con la carriera per una donna, questa scelta è uno schiaffone di realtà. Non c'è un lavoro più impegnativo e complicato eppure questa bambina riesce a condividere spazi e tempi con sua madre. 

Insomma, davanti a gesti che -aldilà della motivazione con cui sono nati, portano un salto culturale e di civiltà e attraverso l'impatto delle immagini televisive, possano normalizzare scelte che dovrebbero essere percepite già come ovvie, non dovremmo far altro che plaudere. Che vengano da destra o sinistra. Ciò che conta è l'obiettivo. La parità tra uomo e donna. 

 

07/08/2024
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