La denuncia shock di Francesca Ghio, gli sviluppi clamorosi e la telefonata di Giorgia Meloni. Ma lei risponde: "Non ci sto"

La consigliera ha colto l’occasione della telefonata della premier per dirle che non le serve supporto morale né parole retoriche: "Vogliamo l'educazione sessuo affettiva, all'emozione e al consenso in tutte le scuole del paese per tutti i bambini e le bambine di oggi".

Foto Ansa e Instagram

di Redazione

Leggi più veloce

La denuncia della violenza sessuale subita quando era poco più di una bambina fatta da Francesca Ghio in consiglio comunale a Genova apre scenari impensati fino a ieri. Non solo la procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata su minore, ma la consigliera genovese ha ricevuto la telefonata della premier, come riferisce lei stessa su Instagram. "Ho parlato 20 minuti al telefono con il presidente Giorgia Meloni. Se avessi assecondato il motivo della sua telefonata probabilmente sarebbe durata pochi secondi. Giusto il tempo di lasciare che mi riportasse i complimenti per il coraggio e la vicinanza per il dolore, ma non ci sto a queste logiche". Insomma, Francesca Ghio ha colto l’occasione per dire alla premier ciò che le preme: "Non arretro di un centimetro e ho usato anche questa sua chiamata per dirlo. A chi politicamente vuole la mia attenzione, dicendomi che sono stata brava, rispondo che non ha capito l'essenza del mio gesto", ha aggiunto.

“Buonasera presidente, sono morta a 12 anni”

E ancora, ecco cosa scrive su Instagram Francesca Ghio: “Buonasera presidente, sono Francesca e sono morta a 12 anni e anche per colpa di persone come lei che, pur avendo il potere nelle mani, pur avendo gli strumenti per cambiare, scelgono di guardare da un'altra parte trovando continuamente un capro espiatorio e deresponsabilizzare le istituzioni, addossando al singolo” aggiunge senza timore. “La colpa per evitare di risolvere il problema, nascondendolo dietro parole retoriche: sono figli sani di un sistema malato, non è uno slogan è la realtà quando le soluzioni. Come ho già detto ci serve la volontà politica di applicarle: non farlo è una risposta chiara”.

“Perché ho parlato”

Cara presidente Giorgia Meloni - prosegue Ghio - ti ringrazio per la vicinanza, ma se ho parlato non è per avere supporto morale. La mia morale è solida e alle mie lacrime ci pensano le mie sorelle. Se ho parlato, è perché voglio una fine a questo dolore perché nessun'altra persona debba continuare a passarci attraverso. Se davvero le sono arrivata, presidente Meloni - sottolinea la consigliera - allora lo dimostri con la potente azione politica che ha nelle sue mani. È una responsabilità, è un privilegio poter usare la politica per risolvere i problemi. Le parole ora risuonano vuote come il buio che ho attraversato. Chiedo una cosa, insieme chiediamo una sola cosa a grande voce: vogliamo l'educazione sessuo affettiva, all'emozione e al consenso in tutte le scuole del paese per tutti i bambini e le bambine di oggi, che saranno gli adulti di domani per mettere nelle loro mani e nei loro cuori gli strumenti potenti della consapevolezza e dell'amore. Sono madre, mi ha detto al telefono. Sono madre anche io - aggiunge - e lotto per mia figlia e anche per la sua, per i figli e le figlie di tutti noi per fare in modo che non ci sia altro dolore evitabile. Dire a me a Gino, a Chiara, a tutti i cuori frantumati e le ossa rotte che vi dispiace serve solo a voi stessi per sentirvi meglio con quello che avete o non avete fatto. A noi - conclude Ghio - serve un cambiamento. Siamo il grido Altissimo e feroce di tutte quelle persone che più non hanno voce”. Così si conclude il messaggio e chissà se la premier risponderà.

Si indaga sullo stupro dopo 19 anni

Intanto la procura di Genova ha aperto un fascicolo sui racconti fatti da Francesca Ghio, consigliera comunale della lista Rossoverde. L'assemblea era rimasta prima ammutolita quando i consiglieri hanno capito che la vittima era proprio lei e non stava leggendo la lettera di qualcun altro. Il fascicolo è a carico di ignoti e per prima cosa si valuterà che il reato non sia prescritto, visto che sono passati 19 anni dai fatti. Il primo passo dovrebbe essere quello di ascoltare la vittima entro tre giorni, come prevede il Codice rosso. La prescrizione scatta dopo 12 anni ma se la violenza si fosse protratta nel tempo allora potrebbe non essere ancora intervenuta. Per questo il racconto completo della consigliera Ghio sarà fondamentale. L'indagine è stata aperta d'ufficio, visto che per il tipo di reato non c'è bisogno di una querela della vittima con nuovo ordinamento giuridico.

Come la famiglia Cecchettin

In un’intervista, Ghio ha spiegato: "Ero preparata e ho scelto di farlo, mi sento come se il mio corpo fosse diventato nutrimento per tutti. Una parte di me era morta tanti anni fa, la nuova voce che ieri ho trovato il coraggio di usare mi sta dando tanta forza. Ed è anche bello pensare che questa voglia di reagire me l'abbia data Giulia e tutto quello che la famiglia Cecchettin ha fatto".

28/11/2024
logo tiscali tv