La figlia di Gisele Pelicot denuncia il padre: “Anche io sedata e violentata per 10 anni”
Caroline Darian denuncia il padre, Dominique Pelicot, già condannato a 20 anni per gli stupri sulla moglie a opera di oltre 50 sconosciuti.
Dopo anni di dubbi, Caroline Darian, figlia di Gisele e Dominique Pelicot, condannato per aver fatto violentare per anni da sconosciuti la moglie sotto sedativi, accusa il padre di aver abusato di lei dal 2010 al 2020. La figlia di quella che è diventata un simbolo della ribellione alla violenza maschile, ritiene che suo padre abbia tenuto anche lei in stato di sedazione con sostanze chimiche.
Caroline Darian, 45 anni, ha quindi presentato una denuncia contro il padre. Un'iniziativa, dice ai media d'Oltralpe, che vuole essere anche un messaggio "a tutte le vittime'' per dire ''che non bisogna mollare mai".
Una violenza mai ammessa
"E' importante per me veicolare questo messaggio affinché le altre vittime che hanno vissuto" la sottomissione chimica possano sapere "che agire è possibile, ci sono ricorsi, non bisogna mollare mai", avverte la donna citata dall'agenzia France Presse.
Durante l'istruttoria per le violenze sulla madre, erano emersi a più riprese immagini e registrazioni nelle quali Dominique Pelicot inviava immagini di sua figlia senza veli ad anonimi interlocutori su Internet. Pelicot, 72 anni, ha sempre negato abusi sulla figlia ma il dubbio da anni attanaglia tutta la famiglia Pelicot, sconvolta dall’operato di un padre aguzzino.
Le prove
Nelle scorse settimane, Caroline Darian è stata a Milano per la pubblicazione della versione italiana del suo libro “E ho smesso di chiamarti papà”, che era già stato pubblicato in Francia. Nel libro di memorie, la figlia di quello che lei stessa definisce “uno dei più grandi predatori sessuali della storia”, sostiene di essere una vittima come la madre ma a differenza di Gisele, non ha le prove delle violenze. Di lei sono state trovate nel computer del padre, in una cartella cancellata, due foto in cui giace in un letto incosciente, probabilmente drogata, in una posizione innaturale e con addosso degli slip che non riconosce. Abbastanza per convincerla di essere stata lei stessa una preda del padre ma non abbastanza per essere riconosciuta come vittima in un processo per stupro. Rivolgendosi a suo padre in Tribunale, Darian ha chiesto: «So che hai abusato di me. Non hai il coraggio di dirmelo, ma io ho bisogno di conoscere la verità per andare avanti». Dominique Pelicot non ha mai ammesso, però, neppure di fronte alle richieste di dire la verità da parte degli altri figli maschi.
Ingiustizia lacerante
Caroline Darian, che ha anche creato un’associazione per combattere la sottomissione chimica, dice di sentirsi sprofondata da allora in ciò che descrive come un "vuoto abissale", un "sentimento d'ingiustizia lacerante", e dice ancora di voler combattere per tutte quelle vittime ''invisibili'' di sottomissione chimica. Un flagello ampiamente ignoto prima che scoppiasse il caso Pélicot.
Un nuovo libro
Per questo pubblicherà un secondo volume sullo stesso tema, in particolare, su quelle vittime che "non hanno né prove né ricordi". L’annuncio è stato fatto dal suo editore, Lattès, precisando che il libro, intitolato 'Pour que l'on se souvienne', uscirà il 5 marzo in Francia. "Caroline Darian, figlia della vittima e del boia, ci offre il suo sguardo unico su questa tragedia, rivela l'incompiuto dell'inchiesta e prosegue la sua lotta instancabile contro la sottomissione chimica e per la manifestazione della verità", si legge nella presentazione del volume in uscita in Francia.
Il processo di Mazan si è chiuso a dicembre ad Avignone con la condanna per stupro di 51 uomini, tra cui Dominique Pelicot, principale imputato, nonché padre di Caroline Darian. Il processo in appello è previsto per il prossimo autunno.
Gisèle Pelicot tra le donne dell'anno
Intanto, la rivista statunitense Time ha incluso Gisèle Pelicot nella sua lista di personalità riconosciute come 'Donna dell'anno 2025' con questa la motivazione: è una "donna comune che ha agito in modo straordinario di fronte a una tragedia personale". La decisione di Gisèle Pelicot di rifiutare un processo a porte chiuse per chi l'aveva violentata per anni e quindi rinunciare al suo diritto all'anonimato l'ha resa "un'eroina mondiale", scrive la rivista. Pelicot condivide il riconoscimento con altre dodici donne, tra cui l'attrice Nicole Kidman, la ginnasta Jordan Chiles e la cestista A'ja Wilson.