L’europarlamentare si ribella e lascia il M5S: “Casaleggio controlla tutto, ci chiedono pure le password dei social”

Daniela Aiuto racconta come il controllo si estenda anche alla vita privata: “Questo non è questo il Movimento in cui ho creduto”

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di Redazione

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Periodicamente assistiamo ad atti di ribellione da parte di deputati del Movimento 5 stelle, l’ultimo in ordine di tempo è quello dell’eurodeputata Daniela Aiuto che lancia accuse pesanti nei confronti del movimento e in particolare contro Casaleggio. In un’intervista concessa alla Stampa, la ribelle non più pentastellata definisce: “Davide persona totalmente priva di empatia. La sua rappresentante comunicazione in Europa è arrivata a contestare alle donne come si vestono o si truccano. Orban? Da Roma volevano che ci astenessimo”.

Il Grande Fratello politico

Daniela Aiuto, che in passato si autosospese dal movimento per un rimborso contestato (alcuni giornali raccontarono che aveva chiesto rimborsi al parlamento europeo per uno studio che sarebbe stato invece copiato da Wikipedia. Lei si difese sostenendo che aveva incaricato e pagato una società di consulenza, e di essere quindi lei la parte lesa), afferma che “nel Movimento 5 Stelle gli eletti sono al servizio della comunicazione, e non il contrario. Comunicazione fatta di persone di solito provenienti dalla Casaleggio, o scelte lì. Queste persone sono diventate il gestore delle nostre esistenze, non della comunicazione soltanto”. E non solo, l’eurodeputata parla di una sorta di Grande Fratello politico: “Entrano nelle nostre vite perché possono decidere il successo o l’affossamento mediatico del singolo eletto. Si è arrivati anche a dire a qualche mia collega come doveva truccarsi o vestirsi. E non si colgono più i contorni dei criteri di meritocrazia”.

L’alleanza contestata

Insomma per la Aiuto ce n’è abbastanza per lasciare il Movimento senza aspettare l’espulsione, anche perché per la deputata ribelle la storia dei rimborsi è stata usata per colpire qualcuno, mentre vicende - spesso più gravi - vengono del tutto condonate agli amici del gruppo che attualmente va per la maggiore. Uno dei motivi per cui Daniela Aiuto si sarebbe resa poso simpatica è questo: “Fui una delle più critiche sul modo totalmente verticistico in cui avevano gestito la tentata adesione all’Alde (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa). Esternai disappunto soprattutto sulla gestione comunicativa della vicenda. Noi deputati fummo tenuti all’oscuro di tutta la trattativa, portata avanti dai vertici e dal collega David Borrelli, uomo di fiducia di Beppe Grillo, ufficialmente per motivi di riservatezza e per farla andare a buon fine, come se non ci riguardasse. Però si trattava con la nostra faccia e i nostri nomi. Partecipazione, trasparenza, collegialità, tutto sparito. Questo non doveva essere il Movimento”.

Idillio finito con Di Maio

E con Luigi Di Maio come va? “Fino al febbraio 2017 avevo un ottimo rapporto con Luigi, a Roma è capitato anche di pranzare insieme, si parlava di quello che noi facevamo in Europa, cosa che giustamente lo interessava molto, ed eravamo diventati quasi amici. Poi è sparito, non mi ha più risposto. Una cosa che umanamente mi dispiace. Non faccio di tutta l’erba un fascio, nel Movimento ci sono tantissime persone che stimo. Io metto in discussione la subalternità di tutti alla comunicazione, cioè alla Casaleggio”.

Messa “in pausa”

Insomma chi non si allinea subisce ritorsioni: “Con me sono arrivati, per dire, a mettermi in pausa, come dicono loro, per due settimane per una foto uscita in un quotidiano locale accanto ad una Miss regionale. Una volta che mi autosospesi, mi fu persino imposto di togliermi una maglia con il simbolo del mio gruppo locale durante la marcia di Perugia per il reddito di cittadinanza. Quando mi hanno tolto l’uso del simbolo hanno iniziato a non sostenere più le mie iniziative sul territorio. I boicottaggi avvenivano per mezzo e bocca dei leader locali benvoluti dai vertici. Un sistema piramidale che vige a Roma e si ripete in tutte le regioni, col ‘capetto’ e il ‘vicecapetto’ di turno”.

La password negata

Il controllo è quindi esercitato dalla Casaleggio in modo diretto e per fare capire come, la Aiuto fa un esempio emblematico: “Cristina Belotti, oggi al ministero con Luigi Di Maio, chiese a tutti noi eletti di consegnare la password di accesso alle nostre pagine facebook. Lei voleva avere il potere di cancellare qualunque post ritenesse poco opportuno. Io ovviamente non gliela diedi, ma tanti altri sì”.

10/10/2018
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