Alla maturità con mamma, papà, fiori e applausi. È polemica: troppo amore o mania di protagonismo?

Sui social è tutto un pubblicare foto e video di genitori super-presenti che accompagnano i figli all’orale della Maturità, corone di allori, mazzi di fiori e brindisi. Ma che fine farà l'ultimo rito di passaggio rimasto?

Alla maturità con mamma papà fiori e applausi  polemica troppo amore o mania di protagonismo

Foto Pixabay

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In alcune società del passato si diventava grandi dopo essere sopravvissuti al gelo, in mezzo ai lupi, senza cibo né acqua per un tot di giorni. Nessuno rimpiange quei riti di passaggio primitivi ma forse oggi stiamo esagerando al contrario. Faccio parte di quella generazione (non tanto lontana, ho conseguito la maturità nel 2005) che obbligava i genitori a lasciarci a due isolati da scuola per timore che qualcuno potesse vederci insieme. Diventare grandi significava fare esperienze da soli. Andare a scuola accompagnati faceva comodo ma ci si vergognava della presenza di mamma e papà già alla scuola media, baci e abbracci in pubblico erano vietatissimi. E per quanto concerne l'esame di maturità, non ci passava per l'anticamera del cervello di averli apostati alla classe dove svolgevamo l'orale o fuori ad aspettarci con fiori, corone d'allori e bicchieri pronti al brindisi. O ancora peggio video e foto postati in tempo reale sui social (i social arrivano nel 2007) con congratulazioni pubbliche date ancor prima di conoscere il voto finale. Sono una millennial che non vuole certo atteggiarsi a boomer e indignarsi per i nuovi comportamenti di generazioni di adulti e ragazze e ragazzi che vivono i rapporti familiari in modo totalmente diverso dal passato. Ma crediamo sia molto interessante soffermarci su questo fenomeno. La presenza costante in ogni passo della vita, un rapporto di così stretta condivisione di momenti e pensieri da apparire più una amicizia. 

Mania di protagonismo o troppo amore

C'è chi parla di troppo amore, chi di mania di protagonismo da parte di mamma e papà. Alcuni psicologi segnalano una iperprotettività, insomma più che affetto esagerato (forse, anche) un desiderio poco sano di celebrare il successo dei figli rubando loro la scena, come a dire: "Guardate come è brava/ bravo, è figlia/figlio mio, ovvio". Ogni fenomeno anche questo che da settimane vediamo pubblicato su molti profili ha radici in un nuovo impianto educativo con cui stiamo crescendo la nuovissima generazione. La stessa che a volte viene difesa da mamma e papà se l'insegnante mette un brutto voto. Secondo Matteo Lancini, psicoterapeuta, autore e docente di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, consultato da Fanpage.it. "Il discorso riguarda l'intera società, dove le esigenze dei bambini e degli adolescenti sono sempre più marginali". Continua l'esperto e tocca un punto fondamentale: "Ormai viviamo nella società del ‘corpo sequestrato' dei bambini: i ragazzi non possono muoversi, non possono andare in cortile da soli, sono controllati nelle loro attività dal registro elettronico e tutto ciò che fanno finisce immediatamente nelle chat dei genitori, che spesso sono le prime fonti di disagio e cyberbullismo. La diretta conseguenza è il genitore che, dopo aver iper-protetto il bambino dalla società pericolosa, si presenta fuori dal liceo con un mazzo di fiori per festeggiare la Maturità".

Quanta insicurezza c'è nei 50enni di oggi?

La generazione di madri e padri che oggi sembra festeggiare la Maturità dei figli al loro posto, non ha più attenzione e cura della prole rispetto ai genitori precedenti. Insomma per il professore non si tratta di troppo amore: "In realtà, ciò che interessa agli adulti è sentirsi adeguati come genitori e come educatori. Dei ragazzi, alla fine dei conti, non importa nulla a nessuno, mondo della scuola incluso, visto l'immobilismo degli ultimi decenni". Peccato, ma la Maturità andava preservata perché è "l’unico rito iniziatico rimasto". Spettacolizzare anche questo passaggio non risulta opportuno, perché andrebbe vissuto dai veri protagonisti in modo autonomo per poterlo ricordare come proprio. Non come l'ennesima esperienza fatta con mamma e papà. L'esame di Maturità non ci dice quanto conosciamo ciascuna delle materie studiate, ma ci dice in modo rituale, appunto- viene anche definito esame di Stato non a caso- che siamo pronti per la vita da adulti, che siamo per la comunità nuove e nuovi cittadini responsabili. Centra dunque il punto Lancini: "Il punto fondamentale è capire che i problemi dei ragazzi non sono i genitori che amano troppo, i social, o i videogiochi, ma un mondo di adulti che escludono completante i figli e continuano a mettersi al centro per sentirsi all'altezza della situazione".

Il parere di un preside

Al Corriere della SeraCarlo Braga, ex preside del Salvemini di Casalecchio e ora presidente di commissione al Minghetti, offre una lettura critica di questo fenomeno: “C’è un infantilismo generalizzato che colpisce genitori e figli. Mai, ai miei tempi, ci saremmo sognati di sostenere la maturità in compagnia di mamma e papà, anzi l’avremmo vista come una diminuzione della nostra autonomia”. E continua: “Diciamo che in parte i ragazzi vogliono questa presenza dei genitori perché ci sono abituati, e in parte la subiscono. Sicuramente non è un meccanismo che porta a una serena maturazione degli studenti”. Il dubbio comunque resta, ha ragione Braga: "Non è neanche molto chiaro se questa partecipazione dei genitori sia un esercizio di controllo o una voglia sincera di condivisione dell’attimo”.

Licei e centri storici vs istituti tecnici e periferie

Ma siccome se si analizza un fenomeno bisogna guardarlo dall'alto e non soffermarsi solo sulla propria bolla, è stato notato infatti che questa pornografia mediatica dell'esame di Maturità è roba da figli di papà. Sembrerebbe che la nuova mania del "non ti lascio un istante" sia più frequente nei centri storici, tra le persone benestanti e nei licei classici e scientifici. In periferia non è che vogliono meno bene alle figlie e ai figli o sono immuni dalla malattia del postare tutto sui social, semplicemente fanno lavori dove chiedere un permesso è più complicato per un operaio o un impiegato semplice che per un professionista. Per una volta- permetteteci la battuta di spirito- le scarse possibilità economiche hanno un risvolto positivo, preservare il rito di passaggio come andrebbe vissuto.

In conclusione

Quando ci imbattiamo in questi album pieni di colore, risate e pioggia di coriandoli ad alcuni di noi sorge spontanea una domanda che può apparire cattiva ma è necessaria: "Perché festeggiano un'emancipazione che nei fatti non c'è?" E' il caso che noi adulti iniziamo a rifletterci. E a voi maturandi un consiglio non richiesto: non fatevi rubare la vita da nessuno, neppure da mamma e papà, si diventa grandi uscendo dal nido, non portandoselo dietro come uno zaino. Imparare a stare soli, anche senza freddo, fame e lupi, è l'unico modo per diventare grandi.

 

03/07/2024
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